Il sarcasmo. “Non dicevo sul serio!”

Lo usiamo tutti, chi più chi meno, praticamente ogni giorno e con la stessa frequenza ne siamo vittime, anche se magari non ce ne accorgiamo. Alcuni di noi ne sono talmente immersi che non ci fanno nemmeno più caso. Parliamo del sarcasmo, che secondo alcuni linguisti è diventato addirittura il linguaggio primario della società contemporanea. Ma altro che barzellette e innocui giochi di parole, il sarcasmo è un’arma che solitamente serve a ferire o imbarazzare l’interlocutore colpendolo sul piano personale. Conosciamolo meglio

Il sarcasmo. “Non dicevo sul serio!”

Il sarcasmo è un mezzo della nostra comunicazione molto presente, soprattutto nei dialoghi tra amici in quanto sembrerebbe più facile o forse più socialmente accettabile fare battute “acide” con chi si conosce bene. Il sarcasmo è una tipologia di ironia utilizzata in una situazione emotivamente forte, generalmente di rabbia, che si prova nei confronti della vittima. Anche l’etimologia del termine mette in evidenza le emozioni di chi lo mette in pratica dato che deriva dal latino “sarcasmum” che a sua volta proviene da un verbo greco che significa “lacerare carni”.

Tendenzialmente l’interpretazione che va per la maggiore sul sarcasmo, sia in Europa che negli Stati Uniti, è che si colpisce qualcuno con una frecciata pseudo - ironica allo scopo di svilirlo e, nel contempo, di emergere e mettersi in mostra.

Ma il sarcasmo può essere tante cose: una battuta aggressiva che “chiude” il dialogo, ma anche uno strumento per stemperare una situazione pesante. Molto dipende dal contesto, da chi lo mette in pratica e dalla persona a cui è rivolto. Il contesto principalmente definisce se la battuta è sarcastica, ironica, cinica o altro. L’umorismo, ossia il contenitore che li raccoglie tutti, va sempre e comunque visto in un’ottica multidimensionale.

 

Il sarcasmo e le false verità che (a volte) fanno male

Al pari dell’ironia, per fare una battuta sarcastica occorre dire l’esatto contrario di quanto si vuole comunicare. Le differenze tra sarcasmo ed ironia starebbero quindi unicamente nel tipo di emozione e nella motivazione che le originano.

Ma il sarcasmo è qualcosa di più. Perché sia tale deve apparire all’esterno come un mix equilibrato tre due ingredienti: deve essere divertente e scortese allo stesso tempo, tanto che alcuni esperti di linguistica lo considerano un “insulto educato”, un modo per esprimere una critica abbassando i toni, indirettamente e con senso dell’umorismo.

Quest’ultimo, precisiamo, in tutte le sue forme, ha sempre una sfumatura di aggressività, è una questione di dosi, ma qualunque motto di spirito nasconde in fondo un pizzico di rabbia aggressiva.

 

Il sarcasmo nel cervello

Il sarcasmo è faticoso, se si pensa che il nostro cervello attiva diverse aree per elaborarlo stimolando il pensiero complesso e nello stesso tempo così attenuando gli effetti negativi dell’aggressività e della rabbia.

La ginnastica mentale richiesta da parte di chi ascolta una frase sarcastica richiede lo sviluppo di quello che gli psicologi chiamano teoria della mente, ossia la capacità di andare oltre il significato letterale delle parole e capire ciò che chi si ha di fronte sta pensando.

Recenti studi condotti usando il brain imaging hanno mostrato come la comprensione di un’affermazione sarcastica cominci nella corteccia dell’emisfero sinistro, deputata alla rielaborazione del linguaggio, per poi passare ai lobi frontali dell’emisfero destro, cui spetta il compito di interpretare il contesto sociale in cui l’affermazione è stata fatta. Infine viene coinvolta l’area ventromediale che rielabora tutte le informazioni raccolte, verbali e non verbali, e ci consente di riconoscere ed elaborare il sarcasmo.

Visto il dispendio di energie del cervello dunque, possiamo desumere che un significato evolutivo lo debba avere, nel senso che probabilmente saper gestire, attivamente e passivamente, il sarcasmo è un vantaggio sociale.

 

Immagine | i Griffin