Procrastinare: cause e rimedi per smettere di rimandare

Procrastinare sembra un modo per rimandare ciò che non ci va di fare, ma in realtà quel che resta “incompiuto” può disturbare la nostra mente molto di più del compito stesso. Le cause (e i rimedi) possono essere diversi. Ecco alcuni spunti.

procrastinare

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Dal latino: pro (“a favore”) - crastinus (“di domani”), procrastinare indica un atteggiamento tutto umano che porta a rimandare in avanti qualcosa di sgradito o troppo oneroso col (falso) ottimismo che “domani” sarà tutto più facile… Nulla di più ingannevole: rimandare qualcosa rischia di alimentare ansia e preoccupazione peggiorando le aspettative, già negative, che avevamo sul da farsi.

Le cause di questo atteggiamento possono essere varie e i rimedi più efficaci sono quelli che sfruttano la dose maggiore di… creatività!


Le cause che ci portano a procrastinare

Anzitutto procrastinare può significare cose molto diverse a seconda delle persone e delle circostanze.


A volte non si stratta di vera procrastinazione, ma di emergenze fuori dal nostro controllo che ci obbligano a rimandare quello che avevamo in programma per dare priorità ad altro. Il multitasking è una competenza spesso abusata ai giorni nostri e non sempre così vantaggiosa; a volte è molto più utile venire a patti con la realtà: siamo umani e non possiamo controllare tutto.


Un altro tipo di procrastinazione più apparente che sostanziale è quella che caratterizza quelle persone che si riducono alle ultime settimane o agli ultimi giorni per preparare un esame o presentare un progetto di lavoro: sostengono di riuscire a funzionare meglio sotto pressione quando si trovano ormai sul filo del rasoio… Questa però può rivelarsi a lungo andare una pessima abitudine, prima o poi può essere utile rivedere le proprie strategie di gestione del tempo: fra attività urgenti e importanti possono esserci sostanziali differenze!


Un’altra forma solo apparente di procrastinazione è quando, sebbene pressati dalla necessità di prendere una decisione o iniziare qualcosa, si ha bisogno di prendersi del tempo per riordinare le idee, far vagare la mente in attività rilassanti prima di ritornare sul problema o raccogliere maggiori informazioni. In questi casi la tendenza a rimandare può rivelarsi molto saggia; invece di affrettarsi a “fare”, può darsi occorra prima “pensare”


La procrastinazione vera e propria è un rimandare senza valide motivazioni, almeno apparentemente, tanto da essere ritenuta irragionevole dalla persona stessa. L’attesa si rivela non solo improduttiva (non si maturano nuove idee sul da farsi), ma anche fonte di ulteriore ansia e stress: sebbene la persona posticipi attività sgradite per dedicarsi a quelle più facili o piacevoli, la sua mente sarà “ingombrata” da ansie e preoccupazioni per ciò che ha lasciato in sospeso. Questo effetto paradosso rischia di far apparire il compito lasciato in stand by come ancora più difficile, minaccioso e sfibrante.

 


Smettere di procrastinare: fare il primo passo

“Un viaggio di mille miglia inizia da un solo passo”… forse Lao Tzu era un procrastinatore “ante litteram”, sta di fatto che questa massima contiene qualcosa di molto vero anche per i “procrastinatori seriali”. Si perché fra i rimedi più utili c’è questo, quello apparentemente più controintuitivo: per evitare di rimandare qualcosa all’infinito a volte basta semplicemente iniziare: si chiama effetto Zeigarnik.


Accendere il pc, iniziare a scrivere di getto quello che viene in mente, cominciare le prime ricerche bibliografiche, prendere il cappotto e uscire… Non occorre avere l’intenzione di portare a termine quello che si ha da fare, ma solo di cominciarlo, come se si volesse mettere in scena un “trailer” di quello che potrebbe avvenire. Ebbene, molto spesso questo primo passo, il semplice “mettersi in moto” è tutto, perché ci fa uscire dalla paralisi in cui la procrastinazione ci aveva confinato confrontandoci con l’effettiva realtà delle cose che spesso si rivelano molto più fattibili, specie se ci si ritrova ormai “in corsa”…!


Bandite dalla vostra mente il “tutto o nulla”

Quel che porta le persone a procrastinare è spesso un eccessivo carico di ansia correlato ad aspettative e obiettivi troppo elevati. Pensiamo ad una persona che voglia mettersi a dieta: può darsi che l’insoddisfazione e la frustrazione per il proprio peso corporeo la spinga a una proverbiale dieta last minute, quella dei famigerati “7 chili in 7 giorni”.

Questo obiettivo però è irrealistico, è frutto di una fantasia, di un’aspettativa troppo elevata e probabilmente non commisurata allo stile di vita, alla corporatura o alle possibilità della persona. Un obiettivo irrealistico rischia di farci sentire sconfitti in partenza, di demotivarci fin da subito e di bloccarci dal prendere una decisione che implicitamente già sentiamo che ci porterà al fallimento.


Per smettere di procrastinare può essere utile, dunque, rivalutare i propri obiettivi: non devono essere né troppo elevati, né troppo modesti (altrimenti che sfida è?) e, cosa non meno importante, devono essere suddivisi in step intermedi. Questo permette di frazionare un compito o un progetto complesso in fasi raggiungibili a breve termine rendendo l’ “impresa” più  fattibile e concreta per la mente.

 


Se volete procrastinare, fatelo bene!

The Art of Procrastination, questo il titolo di un saggio pubblicato nel 2012 da John Perry (e tradotto in Italiano con un titolo meno “nobile” ma decisamente efficace), filosofo statunitense e professore alla Stanford University. Perry, procrastinatore seriale lui stesso, illustra uno dei rimedi più creativi al procrastinare.


Si tratta di diventare parte “attiva” della sottile arte del “rimando”: armatevi dunque di carta e penna, elencate le cose che avete da fare mettendo in cima alla lista proprio quelle che più vi preoccupano e che più tendete e rimandare. Bene, ora scorrete la vostra “to do list”, saltate le prime voci, proprio quelle che state procrastinando da tempo, ma, invece di condannarvi al rimorso e all’indefinita inerzia, iniziate dalle altre incombenze presenti di seguito. Non importa se si tratta di piccole cose, commissioni che potreste fare domani o attività rountinarie che non hanno nulla di speciale, l’importante è che continuiate ad essere attivi, produttivi.


I vantaggi di questo metodo, se utilizzato nel modo giusto, sono molteplici. In primo luogo smetterete di giudicarvi per la vostra tendenza a procrastinare: per poter cambiare qualcosa dobbiamo prima accettarlo. In secondo luogo, rimanere attivi, anche se su altre attività, vi permetterà di mantenere un sufficiente senso di autostima e autoefficacia: le cose che state rimandando sono solo alcune, ben definite; in tutte le altre continuate a funzionare con efficienza.


In terzo luogo, questa strategia vi porterà, senza che ve ne accorgiate, a “liberare spazio”: a furia di fare qualunque cosa, pur di evitare quelle voci in cima alla lista, vi ritroverete ad aver sbrigato così tante incombenze da sentirvi molto più leggeri e liberi mentalmente.


Solo adesso potrete tornare a concentrarvi sulle attività che avevate procrastinato: rimangono solo loro, potete dedicargli tutta la vostra attenzione (basta fare il primo passo, ricordate?), rincuorati da tutto quello che siete già riusciti a sbrigare precedentemente!


Se procrastinare nasconde un disagio più profondo

Alle volte procrastinare non è questione di organizzazione o di strategie comportamentali, ma può essere una “spia” di un disagio psicologico più ampio.

Può trattarsi di uno dei segnali sintomatologici di uno stato depressivo della mente; le persone quando sono depresse perdono interesse e motivazione verso le attività, anche quelle che amano molto, faticano quindi a trovare l’energia per impegnarsi in un compito e per questo e altri motivi tendono a rimandare le cose da fare.


Altre volte procrastinare può essere un atteggiamento associato a uno stato di dubbio che paralizza la mente impossibilitando la persona a prendere una qualsiasi decisione. Si tratta di un segnale di ansia tipico ad esempio di un disturbo di natura ossessiva: nella paura di sbagliare, di non fare la scelta “migliore”, la persona non sceglie.


Altre volte ancora procrastinare può essere la spia della paura dell’insuccesso: rimandare un impegno, un esame, una gara, un colloquio di lavoro – a cui si tiene molto – può essere un modo per evitare di misurarsi con la situazione, di mettere alla prova le proprie capacità e proteggersi così da un possibile fallimento. I costi emotivi e personali di questo però possono essere molto elevati. Di solito sono situazioni della mente di persone con una fragile autostima, vulnerabilità di tipo narcisistico e ambizioni troppo elevate.

Quando, in queste e altre circostanze, procrastinare risulta essere una modalità pervasiva o gravemente dannosa per la persona può essere utile rivolgersi a uno psicologo.