Motivazione intrinseca ed estrinseca

Motivazione intrinseca ed estrinseca: cosa cambia nella spinta alla base del nostro comportamento e nell'approccio ai nostri obiettivi?

motivazione intrinseca estrinseca

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Motivazione, dal latino “motus”, indica un movimento e una spinta di un individuo verso qualcosa che diventa motivo del suo agire e del suo comportamento.

 

È quell’elemento che permette, ad esempio, di allenarsi costantemente per raggiungere un obiettivo sportivo, di studiare per raggiungere voti o per arricchire la propria conoscenza, di alzarsi la mattina per andare a lavorare, ecc. Insomma, qualcosa che in qualche modo modifica il nostro comportamento verso una direzione, in modo più o meno strutturato e consapevole.
 

Motivazione: definizione e caratteristiche

Le definizioni date alla motivazione, come per tutti i concetti in ambito psicologico, posso essere tante. A titolo esemplificativo qui facciamo riferimento a quanto affermato da De Beni e Moè (in Motivazione e Apprendimento, il Mulino, 2000) che definiscono la motivazione come “una configurazione di esperienze soggettive che consente di spiegare l’inizio, la direzione, l’intensità e la persistenza di un comportamento verso uno scopo”.

 

Gli autori sottolineano pertanto il valore della spinta, ovvero di qualcosa che mette in moto un agito delineandone tuttavia alcune declinazioni importanti. La spinta pertanto è:

  • Origine: in quanto è quell’elemento che dà inizio all’attività e determina un impegno in essa
  • Direzione: perché direziona l’attività verso uno scopo e ne delinea le modalità di azione
  • Intensità: determina il livello di impegno e di risorse da mettere in campo
  • Persistenza: permette di perseverare con costanza e impegno nel raggiungimento dello scopo anche di fronte alle difficoltà.

 

La motivazione ha un ruolo fondamentale nel raggiungimento di obiettivi, nel portare a termine dei compiti o raggiungere scopi. È chiave di accensione, motore, carburante, navigatore, marcia, tenuta di strada e spinta sull’acceleratore del nostro comportamento.

 

Non è uguale per tutti e necessita a livello generale di alcune semplici distinzioni. Può essere implicita o esplicita, quindi inconsapevole o bene definita ma anche intrinseca ed estrinseca.
 

Motivazione estrinseca

Per motivazione estrinseca si intende quella spinta che arriva da motivi esterni e quindi il comportamento è generato da una ricompensa o riconoscimento. 

 

L’azione viene eseguita perché raggiungendo lo scopo prefissato, spesso da altri, si ottiene un premio o una ricompensa che in qualche modo ripaga e motiva lo sforzo e le energie messe in campo.

 

Alla base quindi non vi è un reale volere dell’individuo ma qualcosa che muove dall’esterno. Molte sono le realtà in cui i comportamenti sono spinti da motivazioni estrinseche: il lavorare per lo stipendio o per l’avanzamento di carriera, il gareggiare per vincere una gara e aumentare la fama, studiare per essere promosso, riordinare la camera per poter vedere un cartone animato, ecc. Insomma fare qualcosa non solo per il piacere di farlo ma per ricevere qualcosa in cambio di materiale (premio, ricompensa, visione di un cartone, ecc) o immateriale (promozione, successo, ecc.)

 

La motivazione estrinseca non è necessariamente negativa poiché spesso è la spinta che permette di fare alcune cose che in qualche modo vanno fatto ma per cui si fatica a trovare la motivazione interna, altre volte è il primo passaggio per avvicinarsi a qualcosa che solo con il tempo viene accostato ai propri valori e quindi mosso da motivi più interni. 

 

Motivazione intrinseca

È motivazione intrinseca invece quella spinta che parte da sé e da un proprio vissuto o volere. In tal senso quindi il comportamento ha valore di per sé e per il semplice piacere che esso genera nell’eseguirlo. 

 

Non si agisce per ottenere qualcosa dall’esterno ma per arricchire se stessi, seguire un ideale, una passione, un obiettivo interno di crescita, miglioramento, apprendimento, gratificazione personale, ecc. Qualcosa che, indipendentemente dal successo e dalle conseguenze, muove l’azione e motiva la messa in campo di energie. Anche le cose meno piacevoli, se mosse da motivi interni diventano meno difficoltose e pesanti e donano la possibilità di mettersi alla prova e di cambiare

 

Basta pensare allo studio fatto per il semplice desiderio di arricchirsi e apprendere, di formare la propria personalità futuro, di lavorare per passione, di riordinare la propria casa per il piacere di trovare pulito e ordine, di allenarsi duramente per la passione immensa per quel preciso sport o per la splendida sensazione di benessere generata dall’attività motoria. 

 

Essere mossi da motivi interni dona maggiore forza nel ripartire e nell’affrontare anche i momenti difficili o le possibili sconfitte o imprevisti perché quello a cui si tende è qualcosa di più grande e forte di una ricompensa e in gioco c’è tutto il proprio essere e la propria persona con limiti da affrontare e risorse da sfruttare. 

 

È comprensibile come questa forma di motivazione sia più forte e duratura nel tempo e risenta meno delle variazioni della situazione esterna e delle condizioni. 

 

Essere motivati da motivi interni piuttosto che esterni ha effetti sul livello di coinvolgimento nel compito e anche sugli effetti rispetto a successo o insuccesso. Differenti saranno le attribuzioni fatte a sé o all’esterno ma anche il senso di efficacia, il livello di soddisfazione e la consapevolezza