Comportamento alimentare: quanto conta l'autoefficacia?

Sul cibo ormai tutto si sa e tutto si dice, ma un comportamento alimentare sano non è frutto soltanto di una corretta informazione, ma anche di una buona dose di autoefficacia: quanto ci sentiamo in grado di seguire una dieta sana?

Comportamento alimentare: quanto conta l'autoefficacia?

Come fare a interrompere gli automatismi legati al cibo? Come riuscire a mantenere una dieta senza annullare subito i risultati ottenuti?

Come frenare quell’improvvisa voglia di dolce che ci sospinge dentro lo scaffale del frigo prima ancora che ce ne accorgiamo?

L’autoefficacia è un fattore determinante nel comportamento alimentare: le informazioni corrette su una sana alimentazione non bastano se non ci riconosciamo le capacità per metterle in pratica.

 

Comportamento alimentare e autoefficacia

In rete circola da tempo un’immagine, diventata ormai ben nota, in cui si vede un gattino che si guarda allo specchio vedendovi riflessa la figura di un fiero leone!

Non potrebbe esserci spunto più utile per introdurre il concetto di autoefficacia, un costrutto che lo psicologo Albert Bandura definì come l’insieme di quelle “convinzioni circa le proprie capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati”.

Viviamo in una società dove abbiamo accesso facilmente ad una mole enorme di informazioni, sappiamo quali sono i principi per seguire una corretta alimentazione o i rischi per la salute a cui andiamo incontro con un comportamento alimentare incontrollato, magari conosciamo a menadito le tabelle nutrizionali e le prescrizioni del nostro dietologo.

Da un certo punto di vista sembrerebbe che mangiare sano non sia mai stato così semplice; eppure spesso l’esperienza ci rivela il contrario perché, si sa, “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”!

 

Se le sole informazioni non bastano…

Diverse teorie psicologiche che hanno tentato comprendere le determinanti del comportamento alimentare concordano sul ruolo fondamentale giocato dall’autoefficacia: le persone mettono in atto una modificazione del proprio comportamento alimentare, non soltanto se sono correttamente informate sui benefici che questo può portare, ma se hanno una sufficiente fiducia nelle proprie capacità e sentono di poter mantenere il controllo delle conseguenze del proprio comportamento.

Nella vita adulta le circostanze che spingono a modificare la propria alimentazione possono essere le più varie, spesso legate a cambiamenti più ampi in corso nella propria vita, ma attenzione a non partire in condizioni di svantaggio (Rubano C., 2014, Autoefficacia e comportamento alimentare: la fiducia nelle proprie capacità per cambiare alimentazione e non solo… Open, Rivista Italiana di Lifelong learning, 25, 51-58)!

 

Mettersi a dieta in momenti di stress?

Il comportamento alimentare può essere una delle prime aree della nostra vita a risentire dei momenti di stress: se siamo persone che tendono ad utilizzare il cibo per alleviare le tensioni emozionali probabilmente non sarà una buona idea iniziare una dieta in un momento di forte stress in cui ci sentiamo più vulnerabili e meno capaci che mai di controllare il nostro comportamento alimentare.

Senza contare che un’eccessiva restrizione alimentare - associata spesso a certe diete “fai da te” – rischia di avere un effetto paradosso aumentando la nostra vulnerabilità allo stress e ad un comportamento alimentare incontrollato.

 

Fame fisica e fame emotiva: come distinguerle

 

Obiettivi realistici o aspettative magiche?

Altro aspetto da non trascurare è quello degli obiettivi: porsi obiettivi realistici è un prerequisito importante per sostenere l’autoefficacia nel comportamento alimentare.

Spesso dietro alle diete portiamo aspettative irrealistiche e un po’ “magiche” come se ci aspettassimo che un regime alimentare di qualche settimana potesse quasi trasformare le nostra immagine avvicinandoci a quegli stereotipi di bellezza che ci propongono i media.

Porsi obiettivi irraggiungibili non fa altro che predisporre ad un fallimento che rinforzerà la nostra idea di non essere in grado di modificare il nostro comportamento alimentare.

Al contrario, obiettivi graduali e commisurati alle nostre effettive necessità sono quelli più duraturi e in cui riusciremo meglio aumentando il nostro senso di autoefficacia.

 

Siamo oggetti o soggetti di consumo?

Attenzione quindi anche ai messaggi veicolati dalla pubblicità e dai media: ci vengono costantemente proposti cibi ipercalorici e ipernutrienti accanto a stereotipi di bellezza femminile irrealisticamente magri, giovani e atletici del tutto contraddittori.

Questo può alimentare un senso di insoddisfazione e minare l’autostima e il nostro senso di autoefficacia perché cadiamo vittime di messaggi paradossali.

Diventare consumatori consapevoli può essere dunque un primo passo; può darsi che una maggior fiducia nel nostro comportamento alimentare inizi proprio davanti agli scaffali di un supermercato…!

 

Qual è il legame tra autoefficacia e salute?