Il bilancio di competenze: “essere” o “avere”?

Perché oggi sempre più spesso le professionalità si identificano per “competenze”? Ci sono delle caratteristiche da “possedere” per essere competitivi nel mercato del lavoro o esperienze e risorse da valorizzare e costruire lungo tutto l’arco della vita? Il bilancio di competenze può essere un occasione per fare un percorso di autoconoscenza riorganizzando un progetto lavorativo e valorizzando le proprie risorse personali e professionali.

Il bilancio di competenze: “essere” o “avere”?

Fin dagli anni ’90 in Francia le politiche del lavoro hanno inserito il bilancio di competenze fra i servizi erogati al fine di orientare e riorganizzare i percorsi lavorativi e di carriera; sempre più spesso il temine “competenze” è usato e abusato in contesti aziendali, di consulenza, di valutazione o formazione; fin anche l’attuale legge di riforma del lavoro recentemente approvata in Italia prevede la necessità di organizzare dei sistemi di certificazione nazionale delle competenze nei vari ambiti professionali. Vediamo allora in che senso il bilancio di competenze oggi può rivelarsi un percorso di autoconoscenza utile per la propria realizzazione professionale.

 

Il bilancio di competenze e il lifelong learning

Se fino a qualche decennio fa il posto di lavoro rimaneva univoco e stabile per tutta la durata della vita lavorativa di una persona, andando ad identificare tout court la sua professionalità e le mansioni ad essa collegate, oggi la realtà lavorativa è molto più fluida e dinamica e con essa quelle che vengono definite le competenze professionali. Questo sia per l’aumentata flessibilità delle condizioni e dei contratti di lavoro, ma anche per la necessità costante di stare al passo con innovazioni e cambiamenti continui che impongono un permanente aggiornamento professionale nell’ottica di quello che è stato definito un lifelong learning (ISFOL, 2010). Sempre più spesso quindi persone già adulte, aventi precedenti esperienze lavorative alle spalle, necessitano di riorganizzare e ridefinire il proprio percorso professionale per modificare quello attuale o per reinserirsi nel mercato del lavoro.

 

Il bilancio di quali competenze?

Le competenze possono essere considerate un insieme di caratteristiche personali e professionali legate al “sapere”, al “saper fare” e al “saper essere”; conoscenze quindi sia contenutistiche, che di tipo trasversale (come quelle linguistiche o informatiche) e socio-relazionale (come saper lavorare in team). Le competenze quindi non identificano solo un sapere teorico o procedurale, ma la capacità di declinarlo, applicarlo e adattarlo ai veri contesti lavorativi. Come tali, le competenze sono sia quelle formali, certificate da percorsi formativi ufficiali (come diplomi, lauree, master ecc.), sia quelle non formali (cioè non certificate) che informali risultanti dalle esperienze di vita.

 

Il bilancio di competenze: con quali obiettivi?

Il bilancio di competenze, fatto da uno psicologo, assume obiettivi molto differenti a seconda che vada a valutare o a certificare le competenze possedute da un candidato a scopi formativi o di selezione o che risponda alla domanda di un soggetto motivato ad intraprendere un percorso di autoconoscenza e autovalutazione per riprogettare il proprio percorso lavorativo (Selvatici, A., Il bilancio di competenze come azione orientativa, “Quaderni di Orientamento della Regione Friuli Venezia Giulia”, n. 17, dicembre 2000). In questo secondo caso, privilegiato dagli approcci relazionali di matrice rogersiana (Levy-Leboyer, 1995), è la stessa relazione di consulenza ad essere strumento di conoscenza offrendo alla persona l’opportunità di ripercorrere le proprie esperienze lavorative, le competenze, magari implicite, maturate nel corso di esse e le risorse, sia personali che sociali, da mettere in campo per definire nuovi obiettivi del proprio progetto professionale.

 

Immagine | geograph.org.uk