Se dai social cerchiamo conferme e non confronto

Uno studio italiano mette in guardia dall’utilizzo dei social network come fonte di informazione: gli utenti selezionerebbero solo le notizie in linea con le proprie personali opinioni, senza porsi domande sulla validità delle stesse. L’informazione su scala globale sta ponendo fine al pensiero critico?

Se dai social cerchiamo conferme e non confronto

Una ricerca tutta made in Italy ha studiato il comportamento online di milioni di utenti su cala globale.

Le conclusioni a cui giungono i ricercatori non sembrano lasciare scampo: l’era di internet e dell’accesso libero o illimitato alle informazioni sta avendo degli effetti paradossali.

Le persone infatti utilizzerebbero soprattutto i social network come fonte di informazioni e, fra quelle in essi veicolate, selezionerebbero prettamente quelle che già confermano le proprie opinioni senza porle mai in discussione, né vagliare criticamente le notizie ricevute.

E, a quanto pare, i sistemi di informazione si stanno adeguando. Siamo destinati a vivere nell’era della disinformazione mediatica?

 

I social network dettano l’agenda dei canali di informazione?

Da un lato c’è da andar fieri dello studio in questione, non fosse altro per “amor di patria”, dato che si tratta di un gruppo di ricercatori, coordinati dal prof. Quattrociocchi della Scuola IMT Alti Studi di Lucca, che hanno visto pubblicati i risultati del proprio lavoro su Pnas, una delle testate scientifiche di maggior rilievo internazionale.

Dall’altro, le conclusioni a cui giungono i nostri sembrano tutt’altro che confortanti: non possiamo certo essere orgogliosi nell’apprendere che, in fondo, scandagliando le “notizie” sui social ogni mattina, non ci stiamo realmente informando o facendo un’opinione di ciò che succede nel mondo, ma stiamo per lo più solo cercando conferma di ciò che già pensiamo, a prescindere che sia o meno corretto.

E le agenzie di stampa e i sistemi informativi “professionali” si starebbero adeguando. Eh già perché, avvertono gli Autori, sembra che la presa che hanno le notizie veicolate sui social (non importa quanto vere, parziali o mendaci) sia tale da dover essere “inseguita” anche dai media tradizionali.

Sono i “like” e le condivisioni su Facebook, a quanto pare, a dettare l’agenda dei canali di informazione. Non importa se si tratti di una notizia di rilievo nazionale o di un pettegolezzo di bassa lega: se sui social è diventato virale, i giornalisti “devono” parlarne!


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Usiamo i social network per confermare le nostre opinioni

Già precedenti indagini avevano in qualche modo suggerito che Facebook e i social network in generale non fossero una fonte di informazione affidabile né tantomeno democratica come potrebbe sembrare.

Ma lo studio condotto da Quattrociocchi e colleghi fuga ogni dubbio: sono stati analizzati i dati di 396 milioni di utenti e di 920 agenzie di stampa che indicano come gli utenti attingano informazioni da un ristretto gruppo di media selezionando quelle pagine che già confermano le proprie opinioni o credenze.

Non sembra esser rimasto molto spazio per il pensiero critico e il confronto con idee, in fondo ormai su internet, riguardo ad ogni questione, è possibile trovare un po’ “tutto e il contrario di tutto”. Non ci credete? Fate un esperimento: aprite Google e cercate la seguente affermazione “non è vero che la terra è tonda”… I risultati vi stupiranno!

 

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I social network sono “buoni” o “cattivi”?

Ebbene, che fare? I social network e internet ci stanno pian piano riducendo a degli esseri più simili ai “webeti” di Enrico Mentana che a degli esseri umani pensanti?

Forse sarebbe ora di tornare alle antiche comunicazioni epistolari carta e matita? Come sempre, non è il mezzo in sé ad essere buono o cattivo, ma l’utilizzo che se ne fa.

Lo disse in tempi mediaticamente non sospetti anche Albert Einstein:

“L’informazione non è conoscenza”.