L'appetito vien... Meditando!

Fare propria la terapia del respiro, del suono, della visualizzazione, della concentrazione, del colore, dei gesti, dei simboli, della sillaba-seme, pratiche millenarie bistrattate in Occidente, che ha visto imperare il dualismo cartesiano, quella separazione tra mente e corpo così poco proficua ai fini di un benessere interiore, e scoprire, così, i benefici della meditazione, e vedere sbocciare bellezza interiore.

L'appetito vien... Meditando!

La meditazione inizia con un assunto, forse un imperativo: abbandonare l'idea che non si abbia alcun controllo sulla mente!

In Occidente vige il pregiudizio che la mente non possa essere controllata. Io per prima ne sono stata a lungo vittima. Eppure la mente può essere seminata con amore e fermezza, attraverso stati emotivi equilibrati, che si ottengono attraverso la meditazione e non solo, esattamente come è possibile prendersi cura del corpo con una alimentazione sana e un adeguato movimento fisico.

La mente prende la forma delle interazioni con cui viene nutrita. La qualità della nostra mente è sempre legata all'interazione con l'ambiente. Essa ha 6 modalità per interagire attraverso (anche) i 5 sensi: forma, suono, odore, gusto, tatto, oggetti mentali.

Quest'ultimi, ovvero le immagini mentali, hanno la maggiore influenza: ciò che pensiamo e crediamo crea le nostre abitudini, in che significa che la mente si fissa, in qualche modo, su ciò che le offriamo da…"mangiare"!

Ed allora, è possibile cambiare la nostra mente scegliendo con cosa farla interagire, come nutrirla. Più coltiviamo pensieri positivi più proviamo una sensazione di benessere, più ci lamentiamo più proviamo una lugubre insoddisfazione.

 

Meditazione: produrre pensieri positivi

Produrre pensieri positivi è un'arte coltivabile, come avviene per i gesti, che è possibile controllare. Questo è anche il secondo assunto: coltivare la mente con pensieri e sentimenti positivi.

Secondo il buddhismo tibetano Vajrayana, la fonte alla quale io attingo, meditare significa "creare familiarità" , il che rimanda al concetto di "allenamento".

Generare interiormente stati desiderati, certamente con un certo sforzo inizialmente, in modo artificiale, e "posarci sopra la mente" a lungo. Focalizzare stati interiori ad hoc dentro di sé, per familiarizzarci, allenandoli in un contesto protetto, così da renderli una consuetudine interiore consolidata. 

E, nel frattempo, far capire alla mente chi comanda! La mente non può contenere due emozioni contrarie nello stesso momento. Generare uno stato di pace interiore va inevitabilmente a contrastare uno stato opposto. Certamente questa è una operazione volontaria, che parte da una precisa scelta, poi sostenuta dalla pratica.

Scegliere di meditare crea nuove attitudini interiori, rende spontanei e abitudinari pensieri, vissuti, comportamenti che si desidera far propri.
Non è difficile saper meditare. Lo è essere costanti!

 

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La meditazione vuole costanza

Il terzo assunto: la meditazione vuole costanza.
Bisogna metterci impegno, insomma! La pigrizia è il vero pericolo in cui si incappa. E l'antidoto? Coltivare uno sforzo entusiastico: mettere gioia in ciò che è virtuoso ma non facile.

Lo sforzo nasce dall'aspirazione, l'aspirazione dalla sete di benessere e dalla volontà di conoscenza. Penso che la consapevolezza della preziosità di questa vita possa esserci di aiuto nell'affrontare gli sforzi a cui la vita chiama di tanto in tanto. La costanza è davvero la conditio sine qua non, perché non si crea una abitudine senza costanza.

In linea generale, la prima forma di meditazione a cui ci si attiene, per familiarizzare con la concentrazione, è il respiro, focalizzando la propria attenzione sul flusso di aria che entra ed esce dalle narici, espandendosi poi nella cassa toracica, passando in rassegna anche altre forma di visualizzazione ad esso connesse.

Il respiro é una prima ed efficace forma di ancoraggio per calmare il trambusto di un dialogo interiore farraginoso, per controllare stati ansiosi, per contenere la confusione interiore.

La meditazione aiuta, infatti, a gestire situazioni di crisi: attraverso una osservazione non giudicante, accettante, non reattiva verso l’esperienza interna, è possibile stare in ascolto di ciò che passa dentro di sé, a volte emozioni estremamente faticose, che é possibile focalizzare, invece che respingere, per poi lasciarle fluire, perché esse altro non sono se non fiotti di energia, nuvole nel cielo che passano e vanno, fino ad apprendere come armonizzare tali emozioni con la sfera mentale. 

 

La meditazione per sviluppare le proprie qualità

La meditazione aiuta anche a sviluppare le proprie qualità positive. Meditare sull'interdipendenza relazionale, la pazienza, l'amore, la compassione, la generosità, per esempio, significa indurre questi stati mentali dentro di sé, senza necessariamente metterli in contrapposizione ad uno stato negativo da debellare, e stare con essi il più a lungo possibile, concentrati su di essi, ad occhi chiusi o se si preferisce fissando un punto preciso senza metterlo a fuoco. 

Meditare può comportare recitare un mantra (sillabe-seme; la parola crea e può creare suoni con energia positiva che proteggono la mente da pensieri, emozioni e influenze negative), ascoltare suoni ad hoc (il suono crea vibrazioni che divengono terapia trasformativa), assumere un certo mudra (il gesto ha un suo connaturato potere), visualizzare un colore (i colori hanno valenza simbolica, rimandando alla stabilità, alla quiete, alla trascendenza, al risultato, al dare, al ricevere, al potere personale, al piacere, alla crescita, alla pace, alla coscienza fondamentale, alla chiara luce), focalizzare un simbolo (archetipi veri e propri con un intrinseco potere curativo).

Studi hanno dimostrato che per la mente non c'è differenza alcuna tra fare una esperienza diretta o immaginarla. L'immaginazione è tanto potente da rendere tutto assolutamente reale. Posare la mente su un "oggetto", sufficientemente a lungo e con costanza, lascia un segno profondo nella coscienza e nel corpo.

Più a lungo si rimane sull'oggetto mentale, più esso si rafforza dentro di sé, perché la mente funziona sulla base della ripetizione. Quando quell'oggetto mentale sarà diventato una abitudine interiore consolidata, sarà possibile richiamarlo nella vita di tutti i giorni, quale elemento amico sul quale poggiarsi, vissuti positivi dei quali servirsi, emozioni positive, insomma, con le quali affrontare la quotidianità.

A questo punto è chiaro che la meditazione non può essere un mezzo sporadico di rilassamento

La mente lasciata a se stessa può trasformarsi in una barca a vela senza timone, con vele allo sbando, soprattutto in alcuni momenti della vita, quando le cose non girano affatto bene.
Meditare è avere il controllo della direzione.

Meditare rappresenta un modo concreto per trasformare la mente in modo scelto e consapevole.
Se i pensieri sono positivi, i punti di arrivo interiori, i percorsi di vita saranno positivi.

Luisa Ghianda

 

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