Economia e felicità: è tutto su groupon?

La felicità si può comprare su groupon? E’ vero che il denaro non fa la felicità? Sociologi, economisti e psicologi evidenziano ormai da anni come nella moderna società globale economia e felicità non sembrino andare poi tanto d’accordo. Crisi o non crisi spendiamo e consumiamo ininterrottamente eppure questo non sembra renderci felici né soddisfatti, anzi sembra distoglierci dalla ricerca della felicità vera, quella che non si può comprare in nessun centro commerciale.

Economia e felicità: è tutto su groupon?

Quello ormai noto come “paradosso della felicità” è un fenomeno descritto per la prima volta nel 1974 dall'economista Richard Easterlin e poi ripreso da moltissimi autori fra cui Richard Layard (2005) e, in chiave sociologica, da Zygmunt Bauman. La "felicità percepita" dalle persone, infatti, sembrerebbe aumentare con la ricchezza di un paese solo fino ad una certa soglia di reddito oltre la quale si fermerebbe rimanendo invariata.

 

Economia e felicità: dove sta il paradosso

Due sembrano essere le principali spiegazioni al paradosso di economia e felicità. Da un lato l’aumento di reddito porta ad un aumento dei consumi e, con questi, a nuovi “ bisogni” spesso sfruttati ad hoc da strategie di mercato che sollecitano una corsa irrefrenabile e perennemente agli acquisti. Dall'altro lato è pur vero che la felicità, una volta garantiti quelli che con Abram Maslow potremmo definire i bisogni fondamentali, dipende in gran parte dal soddisfacimento di bisogni “immateriali” e relazionali (come quelli di riconoscimento, stima o autorealizzazione) che non si potranno mai appagare pienamente con ciò che si trova sugli scaffali dei negozi o scontato su groupon.

 

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Economia e felicità e nuove domande di psicologia

Anche la domanda di psicologia è cambiata, come evidenziano alcune indagini promosse dall’Ordine degli Psicologi della Toscana (2004) e del Lazio (2008) dalle quali emerge come sia cambiata l’utenza delle così dette professioni d’aiuto sempre più portatrice di una domanda di salute e benessere, di problemi e incertezze non scontatamente riconducibili ai classici disturbi mentali da DSM IV.

E’ il tempo di quella che con Bauman (2000) potremmo definire società liquida e dove non sorprende, quindi, di apprendere che esiste una domanda potenziale di psicologia molto vasta relativa in gran parte non a “sintomi”, “disturbi” o “disagi” da manuale (il mondo stesso non è più “da manuale”), ma a incertezze, inadeguatezze, problematiche relative alle relazioni, al proprio rapportarsi entro vari sistemi di convivenza, a crisi identitarie e cambiamenti fattuali, psicologici e sociali anche drastici che sempre più repentinamente si impongono alla vita delle persone

Economia e felicità nella società delle scelte

Oggi dove il matrimonio è ormai una scelta di controtendenza, il lavoro fisso "monotono" e sembriamo tutti chiamati a divenire "imprenditori di noi stessi" rischiando di assimilarci a beni di consumo sarebbe forse più utile recuperare come valore il senso di incertezza che emerge dalla complessità del mondo attuale, un mondo certo meno garantito e garantista di un tempo, ma potenzialmente più ricco di opportunità e possibilità di scelta consone ad un personale progetto di vita dagli esiti incerti ma, fortunatamente, non preordinati.

Per Bauman (2010) "la vita è un'opera d'arte" e ognuno, artista della propria vita, è chiamato nella propria quotidiana ricerca della felicità ad osare, tentare l’impossibile, andare oltre quello che viene offerto giorno per giorno su groupon come l'unico standard di felicità pensabile.

Fonte immagine: rubyran