Reagire al bullismo: 5 strategie necessarie

Riconoscere segnali di pericolo, reagire tempestivamente e sensibilizzare il contesto in cui si vive sono strategie vincenti per contrastare il bullismo.

Bullismo

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Parlare di bullismo non è mai facile, perché apre a una serie di scenari e caratteristiche che rendono il fenomeno assai complesso e delicato. 

 

Olweus (1996), uno dei maggiori studiosi del fenomeno, definisce il bullismo come “la condizione in cui uno studente viene prevaricato e vittimizzato, ovvero esposto ripetutamente nel tempo ad azioni offensive messe in atto da uno o più compagni". L’autore individua quindi 3 aspetti fondamentali da considerare nella definizione di un atto di bullismo: l’intenzionalità, la sistematicità e l’asimmetria tra bullo e vittima. 

 

È importate inoltre definire la forma di bullismo che si muove da soprusi di carattere fisico, al bullismo psicologico e verbale che si serve di affermazioni dirette all’immagine di sé, all’autostima, alle capacità fino ad arrivare alle condizioni di isolamento sociale nel bullismo relazionale, nonchè quello agito attraverso i mezzi di comunicazione e social, definito cyberbullismo.

 

Le reazioni al bullismo devono quindi tenere conto della grande sfaccettatura del fenomeno e individuare le strategie maggiormente efficaci per contrastarlo.
 

Far conoscere il bullismo

La conoscenza rende liberi” (Socrate)
Una delle maggiori armi per contrastare un fenomeno è la conoscenza dello stesso e delle possibili conseguenze. Uno delle prime strategie, quindi per reagire al fenomeno del bullismo, e agire anche preventivamente, è quello di parlarne con gli alunni, mostrando loro la sua natura e le diverse tipologie, lavorando con loro sulle possibili conseguenze. 

 

L’argomentazione potrebbe essere impostata cercando di mantenere un’oggettività sul comportamento dei diversi “attori”, senza assumere un comportamento giudicante, ma guidando bambini e ragazzi nell’identificazione dei comportamenti funzionali e disfunzionali al vivere sociale e al proprio e altri benessere.

 

Allo stesso tempo è importante fare opera di sensibilizzazione del fenomeno sia con i genitori che con gli insegnanti, figure queste sempre a stretto contatto con i giovani. 

 

Allenare l’empatia

L’empatia è la capacità di riconoscere e comprendere lo stato d’animo dell’altro e immedesimarsi. Buone abilità empatiche stimolano relazioni più efficaci e positive e supportano la comprensione delle reazioni alle proprie o altrui azioni, sul benessere dell’altro.

 

Aiutare i bambini e i ragazzi a sviluppare adeguate capacità empatiche assume quindi un ruolo importante nella lotta contro il bullismo, poiché supporta da un lato l’acquisizione di comportamenti più efficaci e che rispettano le sensazioni altrui e permetto maggiore sintonia, agendo da prevenzione e deterrente contro l’agire atti di bullismo; dall’altro smuovere gli attori del fenomeno, come gli spettatori a comprendere le conseguenze sulla vittima e attivare un comportamento responsabile.

 

Ovviamente non sempre questo accade ma lavorare sulla comprensione e sperimentazione delle abilità empatiche può essere un primo passo molto importante. 
 

Ascoltare alunni e figli

La preparazione in tema di bullismo a insegnanti e genitori è altro tassello fondamentale nella reazione al fenomeno. Aiutare infatti queste figure a identificare i campanelli di allarme e i fattori di rischio è utile per attivare un’azione rapida in caso di necessità. 

 

Inoltre, insegnanti e genitori devono acquisire capacità nell’ascoltare figli e alunni, anche nei loro momenti più silenziosi, portando l’attenzione su alterazioni improvvise di comportamento, su eventuali segnali corporei o affermazioni su sé, o altro che destino sospetto. 

 

Oltre a cogliere i segnali l’adulto deve porsi in una posizione di ascolto in cui il bambino possa esprimere il proprio vissuto, sia esso vittima, laddove decida di raccontare quanto accaduto, come a richiedere aiuto, o altro partecipante importante del fenomeno.  

 

Anche al bullo infatti deve essere data la possibilità di esprimersi e aiutarlo ad osservare la scarsa funzionalità del proprio comportamento e aiutarlo a capire come modificarlo.  

 

Promuovere relazioni positive

Altro aspetto importante è promuovere relazioni positive e basate su principi importanti come la reciprocità, la gentilezza, l’accoglienza, l’aiuto, il supporto, la collaborazione e la condivisione…

 

Aiutare i ragazzi a capire quali elementi sono parte di una relazione funzionale e positiva, quali i gesti da mettere in atto e quali evitare o ridurre, come fare amicizia, quali conseguenze le proprie azioni hanno su sé e sugli altri è importante per fare elementi su come vivere in modo socialmente utile e accettabile, in modo prosociale.

 

Questo aiuta a distinguere tra comportamenti corretti e altri meno adeguati e sul valore delle parole e dei gesti, a cui spesso faticano a prestare attenzione. 

 

Far conoscere la diversità e inclusione

Nella società multuculturale in cui tante e nuove problematiche psicosociali emergono e sono conosciute, è utile quindi lavorare sull’inclusione e accettazione della diversità.

 

In quest’ottica quindi si dovrebbe lavorare sulla conoscenza dell’altro, delle differenze culturali e sociali, sugli aspetti peculiari di ognuno e su quanto la diversità possa essere una risorsa e non un limite. 

 

Individuare i punti di forza e quelli di criticità che possono essere supportati e migliorati anche nel contesto di gruppo, dove l’insieme delle caratteristiche individuali può dare ottimi risultati. Inoltre, poiché è giusto e fisiologico che ogni individuo sia più affine ad alcuni, ma non a tutti, è importante aiutare i ragazzi e i bambini a comprendere che l’elemento fondamentale è il rispetto reciproco e l’accettazione delle differenze