L'adozione in Italia

Adottare un bambino può essere un percorso lungo e difficile e i genitori adottivi devono prepararsi ad affrontare delle sfide specifiche. Vediamo come la legge tutela la genitorialità nell'adozione e quali sono gli aspetti psicologici che un genitore adottivo non deve sottovalutare

L'adozione in Italia

L’adozione è un gesto d’amore, esito di un percorso affettivo e giudiziario lungo e impegnativo. La genitorialità sembra quasi scontata quando giunge naturalmente. Quando è un giudice a decidere sull’affidamento di un bambino, le coppie devono passare le maglie di una rigida selezione. Vediamo il piano normativo e il percorso genitoriale per l'adozione in Italia.

 

L’adozione in Italia: il percorso normativo

Secondo la normativa vigente l’adozione in Italia è concessa alle coppie di coniugi, sposati da almeno tre anni, non separati, che abbiano o meno altri figli (naturali e/o adottati). Ogni possibile genitore può adottare bambini con una differenza d’età che va dai 18 ai 40 anni. Oltre a questi requisiti anagrafici, viene valutata anche l’idoneità ad educare e mantenere il minore. Questa è la fase più lunga in quanto occorre comprendere le reali motivazioni all’adozione e le condizioni di vita della coppia grazie all’aiuto dei servizi socio-assistenziali.

 

L’adozione in Italia: il percorso genitoriale

I genitori adottivi si preparano ad accogliere un bambino con un passato, spesso dalle conseguenze spiacevoli o per l’assenza di una famiglia (mancato ammaternamento) o per la rottura del legame con le figure di riferimento. Non è detto che chi non abbia mai avuto una famiglia sia desideroso si averne una, in quanto si tratta di un’esperienza sconosciuta. È importante quindi che i genitori sviluppino una sensibilità verso il bambino istituzionalizzato. Ciò che è fondamentale è di non lasciarsi prendere dallo sconforto se le aspettative non vengono soddisfatte.

 

La costruzione di un bambino immaginario accomuna ogni genitore. Così come una puerpera prova sconforto nel vedere che il neonato non è tanto amabile come lo immaginava e che spesso mette a dura prova i suoi nervi, così la madre adottiva deve far fronte a un figlio diffidente e chiuso. Il bambino non ha il dovere di soddisfare delle aspettative, ma va accettato per chi è, sempre. Una peculiarità del figlio adottivo sono i ritardi (frequenti) nello sviluppo psico-fisico del bambino dovuti anche alle carenze affettive. Con un po’ di pazienza anche questo ostacolo andrà superato. A partire dal soddisfacimento dei bisogni fisiologici primari, il bambino ricostruisce la fiducia nell’adulto come caregiver e può ristabilire una relazione di attaccamento. Il corretto sviluppo affettivo diventa la base di partenza per riassestare la crescita psicologica.

 

L'adozione in Italia: i genitori adottivi sono genitori adottivi

L’esito di questo lungo percorso è un tipo di genitorialità che non è uguale alla genitorialità naturale, ma ha pari diritti e dignità. Se essere genitori non significa solo trasmettere i propri geni, prendersi cura di un bambino abbandonato vuol dire accettare anche il bagaglio che porta con sè. L’adozione non crea famiglie con meno amore, ma con sfide proprie che devono essere riconosciute, apprezzate e considerate.

 

La legge sull'adozione in Italia ha già fatto messo in pratica questa forma di attenzione. I genitori naturali hanno guadagnato nel tempo una serie di diritti sul posto di lavoro (sfruttati perlopiù dalle madri) che tutelano l’accudimento e la continuità del rapporto con i figli. I genitori adottivi però si trovano ad affrontare ostacoli specifici e per questo la legge salvaguardia la stessa relazione in modo specifico. I permessi per l’allattamento che consentono una maggiore vicinanza al bambino entro il suo primo anno di vita, sono tradotti in permessi di cui il genitore adottivo può godere entro un anno dall’arrivo del bambino in famiglia (sentenza n.104 dell’1 aprile 2003, all’art. 39, 40 e 41).

 

Fonte immagine: acido nucleico