Lo sviluppo affettivo secondo Spitz e Freud

La relazione madre-bambino è la base per tutte le relazioni future. Il bambino impara per gradi a gestire il rapporto con l’altro seguendo delle tappe individuate da vari psicologi come Spitz e Freud

Lo sviluppo affettivo secondo Spitz e Freud

Lo sviluppo affettivo è un percorso attraverso il quale il bambino impara ad istaurare rapporti sociali significativi con gli altri basati su delle aspettative realistiche. Le teorie che si sono occupate di descrivere come questo avvenga sono diverse, ma due punti sono comuni: l’evoluzione per tappe progressive e l’importanza della relazione con la madre. La mamma è il primo oggetto d’amore della vita che influirà sulle aspettative affettive del bambino per tutta la sua vita. Se il rapporto viene alterato lo sviluppo può essere compromesso anche in modo irreversibile. Tra gli psicologi più autorevoli che si sono occupate di descrivere questo percorso ci sono Spitz e Freud.

 

Le tappe dello sviluppo affettivo secondo Spitz

Renè Spitz basò i suoi studi sull’osservazione di bambini istituzionalizzati e ospedalizzati che pur ricevendo tutte le cure fisiche mostravano delle difficoltà evolutive. Il suo lavoro si concentrò su quegli indicatori del primo anno di vita che segnano un corretto sviluppo affettivo e che nascono solo in presenza di un significativo legame. Il primo è la comparsa al terzo mese del sorriso sociale che non è più automatico come in precedenza, ma viene manifestato volontariamente. Il bambino comincia a differenziare il dalla madre. Intorno all’ottavo mese compare l’angoscia dell’estraneo che testimonia l’abilità di riconoscere la madre da tutte le altre persone. L’ultimo segnale è la capacità di dire di no (15 mesi) che completa l’individuazione del bambino come individuo in grado di opporsi alla volontà materna.

 

Le tappe dello sviluppo affettivo secondo Freud

Secondo Sigmund Freud le pulsioni operano nel bambino fin dalla nascita in assenza di organi sessuali maturi. Il bambino attraversa una serie di fasi fino all’adolescenza per raggiungere il pieno sviluppo affettivo.
•    Fase orale: nel primo anno di vita la bocca è la principale zona erogena, per cui il bambino prova piacere dalla suzione. Il lattante non è capace di tollerare le frustrazioni ed è dipendente dalla madre.
•    Fase anale: tra il secondo e il terzo anno il bambino percepisce la madre come altro da sé e trae piacere dal controllo degli sfinteri. L’obbedienza e la ribellione come caratteristiche di personalità dipendono da come viene affrontato il passaggio al controllo delle funzioni escretorie.
•    Fase fallica: i genitali sono la fonte di piacere principale a partire dal terzo/quinto anno. Il bambino ha piacere a mostrare il suo corpo e prova curiosità per le differenze sessuali. È in questa fase che si sviluppa il complesso di Edipo.
•    Fase di latenza: tra i 5 e i 12 anni c’è una pausa che segna il passaggio dalla sessualità infantile e quella adulta.
•    Fase genitale: la pubertà si avvia e i genitali tornano ad essere fonte di piacere che però non è più indirizzato a se stesso, ma sono rivolti all’esterno. Se l’individuo non riesce a superare la modalità infantile di provare piacere subentrano le nevrosi.