Sé: definizione

Il è l’insieme delle credenze che ogni individuo ha riguardo se stesso e che ritiene essere vere. Si tratta di rappresentazioni nate dai ruoli assunti, dalle situazioni e dalle persone con cui viviamo. È un costrutto molto variegato, oggi al centro di una vivace discussione (insieme all’identità) volta a comprendere come possano coesistere nell’individuo la molteplicità (data dai ruoli e dalle situazioni) con la coerenza e il senso di unicità, garanti della salute psicologica.

 

Sé: le componenti

I primi tentativi di chiarimento hanno portato a dei sistemi di classificazione dei contenuti del . Secondo Neisser (1988) esistono 5 tipi di Sé i primi due (il sé ecologico che fa riferimento all’individuo come agente e il sé interpersonale in interazione con gli altri) derivano dall’esperienza. Gli ultimi tre sono frutto di una ricostruzione cognitiva successiva all’azione (Sé concettuale che racchiude le credenze su di si, Sé ricordato e Sé privato definitivo come la “qualità interna dell’esperienza conscia”.).

L’unicità dell’individuo, secondo Neisser, è preservata dal fatto che questi Sé sono dei punti di vista su un unico oggetto: “…io sostengo che il sé non è una parte speciale di una persona, ma è l’intera persona considerata da un particolare punto di vista” (Neisser, 1999).

Un’altra classificazione è quella di Gale (1999) che suddivide le rappresentazioni in: Sé materiale (coscienza del corpo e dei propri beni), Sé sociale (norme morali e sociali) e Sé spirituale (consapevolezza di sé e della propria esistenza). Un ultima classificazione ‘classica’  è quella di Harrè (1998) che distingue la percezione del mondo e delle azioni sul mondo, la percezione delle proprie caratteristiche personali dalla totalità delle impressioni ricevute dall’esterno.

 

Sé: i processi

Un altro filone teorico attribuisce al sé non solo una natura molteplice, ma anche dinamica. Mead descrive il processo di nascita del Sé che sarebbe il risultato dell’incontro di due istanze: l’Io (il soggetto che riflette) e il Me (il soggetto che è oggetto di riflessione). McAdams va oltre e propone di non parlare di , ma di Selfing.

L’uso di un verbo sottolinea che il processo che porta alla nascita del Sé non si cristallizza mai, ma è in continuo movimento. Ogni incontro con la realtà aumenta il numero delle esperienze del Me che devono essere amalgamate con le restanti rappresentazioni.

Qui si inserisce anche il confronto con l’Identità. Il Selfing (e il Sé in generale) è il processo grazie al quale le esperienze e le varie parti del soggetto vengono ricondotte coerentemente all’Identità che resta il baluardo della stabilità mentale.