Psicologia dell'emergenza

Questa branca della psicologia opera nelle condizioni di grande impatto sulle persone e intere popolazioni che irrompono improvvisamente creando a diversi livelli forte disagio psicologico.

Psicologia dell'emergenza

Credit foto
©Pablo Hidalgo / 123rf.com

La psicologia dell’emergenza è una branca della professione psicologica non molto conosciuta ma estremamente importante poiché agisce in prima linea nelle situazioni comunemente definie di "emergenza".

 

Chi è lo psicologo dell’emergenza

Lo psicologo dell’emergenza è un laureato in psicologia a livello magistrale, abilitato alla professione previo superamento dell’esame di stato e iscritto all’Albo professionistico nella sezione A. Successivamente, per meglio apprendere le linee operative e le competenze in campo di emergenza vengono svolti master o corsi di specializzazione sulla tematica. 

 

Lo psicologo dell’emergenza può lavorare come libero professionista e portare il proprio supporto in caso di emergenza, oppure essere dipendente del SSN presso ad esempio le AST territoriali, delle forze di Polizia previo superamento di un concorso o altre Forze armate, essere consulente per associazioni o istituzioni come la Protezione Civile o il 118 e lavorare come ricercatore nel privato o nell’ambito universitario. Spesso si assiste a un intervento di tale figura in modalità volontaria.

 

Psicologia dell’emergenza quando interviene

La psicologia dell’emergenza applica le conoscenze e gli strumenti a disposizione dei professionisti nelle situazioni che irrompono e sconvolgono, anche gravemente, la routine quotidiana. Interviene quindi nei fenomeni definiti, appunto, emergenze: eventi di grande dimensione come calamità naturali (terremoti, alluvioni, ecc), disastri tecnologici, emergenze sanitarie (come epidemie e pandemie) e socio-politiche ma anche situazioni come gravi incidenti, torture, rapine, abusi, ecc. 

 

Tutte circostanze che rompono la normale quotidianità e posso generare ricadute, anche importanti, a livello psicologico, mettendo a dura prova le capacità di resilienza di un individuo.

 

L’azione quindi è volta a supportare le persone coinvolte nella circostanza di emergenze e più in generale la comunità con l’intento di considerare il vissuto, le risorse e le difficoltà e aiutare al ripristino di una condizione di benessere e ritorno alla normalità, nel breve, medio e lungo termine. 

 

Psicologia dell’emergenza: destinatari dell’intervento

La psicologia dell’emergenza tuttavia non si occupa unicamente delle vittime dirette delle catastrofi, ma il raggio di azione è più ampio al fine di supportare tutti coloro che agiscono nell’emergenza e gravitano attorno a essa. Si possono quindi identificare destinatari a differenti” “livelli”:

  • Vittime di primo livello: persone direttamente coinvolte (ad esempio persone che perdono la casa durante un terremoto, infetti e guariti in una pandemia, ecc)
  • Vittime di secondo livello: amici, parenti e tutti coloro che hanno assistito all’evento (ad esempio parenti di vittime di pandemia, ecc.
  • Vittime di terzo livello: i soccorritori e tutti coloro che lavorano in prima linea per portare ausilio e operano nell’emergenza (es. Forze dell’ordine, Pompieri, Protezione civile, operatori sanitari, ecc)
  • Vittime di quarto livello: la comunità intera coinvolta nel disastro con aiuto alle istituzioni e nella pianificazione e organizzazione delle azioni di aiuto 
  • Vittime di quinto livello: persone che manifestano una difficoltà emotive e psicologiche seppur non direttamente coinvolte negli altri livelli di emergenza (ad esempio persone che manifestano preoccupazione eccessiva fino a livelli di ansia patologica e attacchi di panico in situazioni di emergenza sanitaria, seppur non direttamente coinvolti come malati o parenti, amici di malati, ecc) 
  • Vittime di sesto livello: persone che avrebbero potuto essere vittime di primo livello (ad esempio: persone più a rischio in una pandemia alla quale sono sfuggiti, persone sopravvissute al terremoto perché fuori casa, ecc.)

 

Nell’emergenza quindi sono tantissimi i fattori e gli individui da prendere in considerazione nel strutturare l’intervento, ognuno con le proprie peculiarità e particolarità e il proprio disagio o risorse. Indipendentemente dal ruolo e livello di coinvolgimento, infatti, ogni persona reagisce in modo unitario alla circostanza, con livelli di resilienza, reazione allo stress, supporto e capacità differenti. 

 

Reazioni possibili in emergenza

Nell’unicità e singolarità della reazione degli individui è comunque bene considerare alcune possibili conseguenze sul piano psicologico, ma anche fisico e comportamentale che possono emergere.

 

Dal punto di vista psicologico sono frequenti le reazioni emozionali di paura fino a vera e propria angoscia e ansia, tristezza, mancanza di energia e voglia di fare, senso di colpa, vergognarabbia, tensione, perdita di speranza, disperazione, insonnia, perdita di memoria e difficoltà nel concentrarsi. 

 

Frequenti sono gli alti livelli di stress con possibile insorgenza di vero Disturbo Post-Traumatico da stress sia nelle vittime direttamente coinvolte che negli operatori che agiscono nell’emergenza, a rischio, inoltre di burnout al protrarsi dell’emergenza. 

 

Sul piano fisico possono insorgere stanchezza, difficoltà respiratorie legate spesso ad effetti psicosomatici per l’elevata attivazione, mal di testa, tensione muscolare, vertigini, tremori, palpitazioni, difficoltà gastrointestinali come nausea e diarrea, ecc.

 

Rispetto al comportamento possono esserci difficoltà nella gestione della quotidianità, reazioni nervose che si ripercuotono sulle relazioni personali e non solo, oltre che sulla propria efficienza e stato di benessere, problematiche lavorative, assunzione di condotte disfunzionali come assunzione di alcol, sostanze e consumo di sigarette, reazioni poco adattive di evitamento e reazione eccessiva ad alcune condizioni, ecc
Ovviamente sono solo alcuni dei possibili effetti che possono insorgere.

 

Psicologo dell’emergenza cosa fa

Lo psicologo dell’emergenza può agire su più livelli che si snodano tra la prevenzione, la clinica e il supporto vero e proprio e la ricerca al fine di incrementare e migliorare conoscenze e mezzi di intervento.

 

Nel concreto l’azione è varia e considera la valutazione delle caratteristiche dalla popolazione coinvolta nell’emergenza, dei punti di forza, le risorse e le possibili criticità e necessità. 

 

Indaga il vissuto generale e dei singoli individui al fine di fornire sostegno e operare in ottica diagnostica per fornire interventi maggiormente mirati e specifici per prevenire o curare situazioni e disagi conclamati più o meno acuti. 

 

Importantissimi sono quindi l’intervento di primo soccorso psicologico e psicosociale sul campo volto a dare risposta nel vivo dell’emergenza alle difficoltà delle persone, ma anche l’eventuale monitoraggio e se necessaria l’indicazione ad altri specialisti, delle situazioni più gravi nel medio e lungo termine, quindi ad esempio indicare percorsi psicoterapici più specifici e mirati. 

 

Possono essere organizzati gruppi di supporto, colloqui individuali e/o famigliari, gruppi di self-help e psicoterapia, ecc.

 

Fondamentale è inoltre l’azione di affiancamento e sostegno degli operatori e la partecipazione all’organizzazione dell’intervento, con attività formative e informative sia preventive che durante l’emergenza.

 

L’idea è quindi l’azione in ottica multidisciplinare al fine di dare un servizio a 360 gradi che consideri tutti coloro coinvolti nella condizione di forte impatto, le singole esigenze e le azioni necessarie e funzionali a ristabilire una condizione psicologica, ma non solo, al più presto ottimale. 

 

Nell’emergenza sanitaria vissuta dal nostro paese in questo periodo, ma anche dal mondo intero, a causa della pandemia di Covid-19 la figura dello psicologo si rileva importante a causa del forte impatto di questo virus sulla vita delle persone nel profondo, sui livelli di stress, sui ritmi lavorativi estremi specialmente di chi opera in prima linea, sulla difficoltà o meglio impossibilità di salutare i propri cari vittime della malattia, oltre a ansia, paura, preoccupazione per il futuro, per sé e i propri cari.

 

Nell’emergenza è importante un’ottica a tutto tondo per incrementare le risorse degli individui così da agire in modalità più funzionale ed efficace.