Inconscio, subconscio e preconscio, significati e differenze

Non tutta la nostra vita psichica è chiara a noi stessi, molti contenuti emozionali sono al di fuori della nostra consapevolezza e possono rimanervi per anni o manifestarsi in forme “mascherate”. Stiamo parlano dell’inconscio e del subconscio, conosciamoli meglio!

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Subconscio è un termine che sta a indicare quei contenuti mentali che si trovano letteralmente “al di sotto della consapevolezza” della persona. Sebbene sia un termine ormai appartenente alla storia della psicologia, attualmente poco utilizzato nei dibattiti scientifici, nel senso comune si allude spesso ad esso per indicare quegli aspetti inconsapevoli della psiche che Sigmund Freud avrebbe collocato nell’inconscio o nel preconscio. Il termine subconscio infatti deriva dalla traduzione anglosassone e non appartiene alla terminologia psicoanalitica.

 

Differenza tra inconscio e subconscio

A coniare il termine subconscio fu lo psichiatra francese Perre Janet. La concezione che la mente delle persone e i loro sintomi psicopatologici potessero essere compresi facendo riferimento anche a contenuti emozionali non consapevoli non fu, infatti, un’invenzione di Sigmund Freud. 

 

Già prima della nascita della psicoanalisi altri autori, fra cui lo stesso Janet, facevano riferimento ai termini di “inconscio” o “subconscio” (Ellenberger, 1970). In particolare, Janet (1913) utilizzò il concetto di subconscio per cercare di comprendere e trattare molti dei sintomi dissociativi che noi oggi attribuiremmo a fenomeni di stress post-traumatico

 

Quel che egli teorizzò è per certi versi valido tutt’oggi e cioè che certi eventi di portata gravemente traumatica possano non essere registrati (cognitivamente o affettivamente) nella memoria autobiografica della persona ma rimanere dissociati da essa e dalla sua coscienza manifestandosi attraverso una serie di sintomi psicopatologici o psicosomatici

 

Sigmund Freud riprese, anche se in modi differenti, il concetto preferendo utilizzare il termine di inconscio e fondando su di esso la psicoanalisi intesa non solo come un metodo di intervento e cura delle “nevrosi”, ma come via di comprensione del mondo e sviluppo dell’essere umano.

 

Subconscio e preconscio

In un’altra accezione più contemporanea (forse meno esatta da un punto di vista “storico”) il termine preconscio viene spesso utilizzato, in ambito neurologico e psichiatrico, come sinonimo di preconscio. Sigmund Freud (1899), come è noto, teorizzò inizialmente la psiche secondo un modello “topografico”. In questa metaforica mappa della mente egli identificò tre “luoghi” distinti: il conscio, l’inconscio e il preconscio

 

Mentre l’inconscio è il depositario di quei contenuti di cui la persona non è mai stata consapevole o che ha rimosso e che non si palesano alla consapevolezza se non mediante la proiezione psichica, i “sintomi”, sogni, lapsus o atti mancati. Il preconscio allude a pensieri, emozioni o motivazioni più facilmente accessibili che possono essere portati alla coscienza se stimolati opportunamente. 

 

Non di rado di fa riferimento al termine subconscio per alludere “ateoreticamente” a questo tipo di elementi psichici prescindendo da un preciso riferimento teorico alla teoria freudiana. Un esempio di subconscio inteso in tal senso appartiene alla vita quotidiana di tutti noi, quando ad esempio ci si sforza inutilmente di ricordare un nome o un titolo di un film che si ha “sulla punta della lingua”. Accade poi che il ricordo riemerga spontaneamente qualche minuto o ora più tardi quando non ci si sta più pensando in modo deliberato.

 

Subconscio e memorie traumatiche

In tale accezione il subconscio (o preconscio che dir si voglia) rappresenta un territorio intermedio fra la consapevolezza e l’inconscio vero e proprio, un livello inferiore di consapevolezza che, come un guardiano accorto, filtra i contenuti fra gli altri due sistemi spingendone alcuni dell’oblio della rimozione inconscia o, al contrario, “traducendone” altri nella logica del sistema cosciente. 

 

Non è possibile controllare il subconscio, dobbiamo confrontarci col fatto che, come Sigmund Freud contribuì a chiarire, parte della nostra attività mentale sfugge a noi stessi perché semplicemente non segue la logica lineare che siamo abituati ad utilizzare nel nostro sistema cosciente.

 

Alcuni metodi terapeutici riguardanti le memorie traumatiche si occupano tuttavia di stimolare l’attività dinamica del subconscio facilitando l’accesso e l’elaborazione di tali ricordi. Un esempio fra tutti è l’EMDR, una tecnica psicoterapeutica che, mediante la stimolazione dei movimenti binoculari (qualcosa di simile a quanto avviene quando stiamo sognando), promuove la comunicazione fra i due emisferi cerebrali e, con questa, l’elaborazione dei ricordi traumatici.

 

Bibliografia
Ellenberger H.F. (1970). La scoperta dell’inconscio. Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 1977.
Janet P (1913). La psicoanalisi. Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino, 2014.
Freud S. (1899). L'interpretazione dei sogni, in Opere, vol. III, Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino, 1966.