La formazione reattiva: nascondere l’odio con… amore!

La formazione reattiva è un meccanismo di difesa mediante il quale si converte un sentimento nel suo contrario, ad esempio manifestando amore e sollecitudine in luogo di rabbia e aggressività. Vediamo meglio di cosa si tratta.

La formazione reattiva: nascondere l’odio con… amore!

“Mettete dei fiori nei vostri cannoni” recitava un vecchio detto… questa immagine potrebbe ben condensare l’essenza del meccanismo di difesa psicologica della formazione reattiva. Si tratta infatti di tramutare un sentimento nel suo opposto, manifestando solo una polarità dell’affettività umana, ad esempio l’amore al posto di odio e aggressività.

 

La formazione reattiva nei bambini

A molti sarà capitato di osservare le sollecite cure che una bambino o una bambina riversano sul fratellino appena nato. “Meno male” pensano con sollievo i genitori che temevano rappresaglie e scenate di gelosia del primogenito… Ebbene le cose stanno e non stanno proprio in questi termini…!

Quello citato è uno degli esempi più “classici” del meccanismo di difesa della formazione reattiva in una delle situazioni in cui esso opera, potremmo dire, “a fin di bene”, in linea cioè con i livello di sviluppo psicologico e con valenze quindi sostanzialmente adattive.

Spesso, a dispetto delle “evidenze”, tali sollecitudini non dimostrano affatto che il bambino provi soltanto amore e benevolenza verso chi, in fondo, gli ha usurpato il posto di “piccolo” di casa. E, a ben vedere, spesso tali sollecitudini si rivelano “accidentalmente” inopportune come cullare il fratellino troppo forte, cantargli una canzone urlando fino a spaventarlo…

Ogni genitore che abbia avuto esperienza di questa curiosa dinamica potrà ripescare nella memoria gli episodi più esilaranti. Ma perché avviene questo?

 

La formazione reattiva come difesa adattiva

Sappiamo che dai 3-4 anni in poi i bambini possiedono già una consapevolezza di sé stessi e delle aspettative altrui tali da permettere loro di sapere  quali sono i comportamenti graditi o disapprovati dagli altri e cosa sia opportuno fare per essere apprezzati e benvoluti dagli adulti.

I bambini di quest’età, e anche di qualche anno più grandi, non possiedono però ancora la capacità di tollerare la ambivalenze, non riescono cioè a comprendere che sia perfettamente normale poter provare due sentimenti contraddittori nei confronti di una stessa persona (amorevolezza e gelosia ad esempio). Inoltre i bimbi di quest’età possiedono un pensiero ancora prettamente concreto e egocentrico e non possono avere le risorse psicologiche per comprendere le differenze fra emozione e azione.

Questo vuol dire che un sentimento di invidia, rabbia o gelosia può risultare minaccioso come se il solo fatto di poter sperimentare un’emozione aggressiva equivalesse a metterla in atto distruggendo l’atra persona. Ecco perché la formazione reattiva in un bambino di 3 o 4 anni può essere  indice di un funzionamento psicologico normale, sebbene manifesti comunque delle difficoltà su cui evidentemente deve dirigersi l’attenzione degli adulti.

 

La formazione reattiva negli adulti

Ma che accade quando la formazione reattiva è una difesa psicologica che viene utilizzata nell’età adulta? Molti esempi sono in realtà dei più banali e li osserviamo spesso nelle più comuni interazioni quotidiane. Può capitare ad esempio di complimentarsi con un collega che ha appena raggiunto dei successi lavorativi sena voler ammettere nemmeno a sé stessi di provare molta invidia per lui.

La formazione reattiva rimane un meccanismo di difesa sostanzialmente fra i più adattivi, può darsi che tutti noi in certe circostanze riusciamo a funzionare meglio disconoscendo determinate emozioni. In genere però siamo sostanzialmente in grado di ammettere che nutriamo sentimenti anche contrastanti verso le persone a cui teniamo senza sentirci cattivi o malati per questo. Ad esempio, una neomamma può ammettere di essere talvolta stanca e esasperata dai pianti del suo bambino, così come un marito o una moglie possono ironizzare sui difetti più sgraditi del proprio partner pur continuando a sentire di amarlo profondamente.

La formazione reattiva crea invece qualche problema nel momento in cui risulta una difesa rigida e pervasiva su cui si organizza gran parte del funzionamento della personalità. In questi casi la persona non è in grado di ammettere o tollerare ambivalenze nei sentimenti che prova.

Un esempio è quello della personalità ossessiva dove un comportamento rigidamente improntato all’ordine, al controllo e alla coscienziosità non rivela un lato del tutto autentico della persona, ma un modo per tenere sotto controllo i lati più impulsivi e “ribelli” di sé stessa privandola delle risorse più creative e passionali del proprio carattere.

 

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