Archetipi del femminile, la dea Atena

Se siete alla ricerca del look impeccabile per sentirvi all’altezza di una situazione, se in un momento di crisi è la vostra razionalità che prevale sulle emozioni e se pochi imprevisti del quotidiano vi colgono impreparate e lei, l’archetipo di Atena, a guidare la vostra personalità. Scopriamone pregi e difetti!

Archetipi del femminile, la dea Atena

Le dee e gli dei dell’antica Grecia sono modelli di comportamento umano appartenenti ai miti più antichi della nostra Cultura e, per questo, presenti come prototipi nella psicologia di tutti noi.

Gli psicologi junghiani hanno individuato nelle dee greche archetipi, modelli di comportamento del femminile che esprimo diverse sfaccettature, differenti dimensioni della personalità delle donne. Atena è l’archetipo della donna “stratega”, super organizzata, la cui razionalità non cede all’emotività del momento, colei che persegue con determinazione la realizzazione e il successo professionale e che si adatta a vivere in un mondo dominato da uomini diventando loro pari o anche superiore in competenza e preparazione.

La mitologia greca ci indica gli aspetti più salienti di questo archetipo che può manifestarsi in diversa misura in tutte le donne.

 

Atena nella mitologia greca

Atena appartiene alla schiera delle dee vergini, coloro cioè che nella mitologia non si sposarono mai e non divisero mai la propria vita con un compagno. Lindipendenza di Atena è soprattutto intellettuale: è lei la dea “tutta testa”, paladina della razionalità e della strategia in battaglia, consigliera di condottieri ed eroi.

Per questo i templi dell’antica Grecia a lei dedicati erano accessibili solamente agli uomini. Il mito narra, d’altronde, che Atena sia nata già adulta direttamente dalla testa di Zeus: questi, infatti, aveva divorato la dea Meti, la vera madre di Atena, per scongiurare la realizzazione di una profezia in base alla quale da Meti egli avrebbe avuto un secondo figlio che lo avrebbe detronizzato.

Il fatto che Atena venga al mondo già adulta dalla testa del padre ci indica le qualità essenziali di questo archetipo: l’essere “figlia del padre” e, in questo, una dea estremamente votata all’indipendenza e alla razionalità. Ad Atena sono ignare qualità d’animo emotive, materne o sensuali: non fu mai amante, madre o consorte; rimase la figlia di Zeus che con la sua armatura dorata guidava strategicamente gli eroi in battaglia.

 

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Caratteristiche dell’archetipo Atena

Nella sostanza l’archetipo di Atena rimanda a tutti quegli aspetti di indipendenza intellettuale di una donna: a tal proposito Jean S. Bolen afferma che questa dea racchiude in sé il carattere positivo dell’esercizio del pensiero e della razionalità del femminile opponendosi alle concezioni più tradizionali di Jung secondo le quali questi aspetti erano espressione dell’animus, energia maschile, presente nelle donne con minore coscienza.

Quest’ultima concezione, afferma la Bolen, ha il rischio di connotare la razionalità femminile come un qualcosa di “serie B” rispetto all’analoga caratteristica che si presupporrebbe meglio sviluppata ed espressa “per natura” negli uomini. L’archetipo Atena rappresenta invece, per la Bolen, una potenzialità insita del femminile stesso e per questo un modello idoneo a rappresentare l’indipendenza di giudizio delle donne.

 

Risorse e pregi di Atena

L’archetipo Atena è quell’energia motivazionale che guida la personalità di una donna a stabilire rapporti di fratellanza, alleanza e reciproca stima con uomini di cui ammira il successo e le doti intellettuali.

In tal senso, come “figlia del padre”, può perseguire e raggiungere il successo professionale proprio seguendo le orme di un mentore, che sia il suo padre biologico, un insegnante, un uomo potente che le fa strada o di cui diventa consigliera fedele.

La realizzazione professionale è in primo piano per la donna guidata dall’archetipo di Atena nella prima metà della sua vita e difficilmente troverà un uomo che possa starle accanto a meno che non incontri un compagno dotato di un lato “femminile” in grado ci compensare le “spigolosità” del suo carattere e di una solida autostima che gli consenta di non sentirsi sminuito dai successi di lei.

L’archetipo Atena rappresenta, nel suo versante positivo, tutti quegli aspetti di autonomia di pensiero e realizzazione intellettuale del femminile una volta preclusi alle donne (oggi questo archetipo ha molte più possibilità di manifestarsi e di realizzarsi).

 

Criticità e limiti di Atena

La donna guidata dall’archetipo di Atena, dunque, è colei che, con la razionalità e l’organizzazione, progetta e pianifica, non si lascia cogliere impreparata, né nella vita professionale, né nel menage quotidiano: la casa e l’ufficio possono venir gestiti con la stessa efficienza e metodica pianificazione strategica di un generale in battaglia!

Atena, come ogni altro archetipo, può diventare da risorsa a limite per lo sviluppo della personalità quando prende il sopravvento e si manifesta in termini troppo assolutizzanti oscurando l’espressione di altre dee, altri archetipi rimandanti ad altre dimensioni della psicologia della donna.

La donna che abbia assolutizzato l’archetipo Atena è davvero una donna “tutta testa” che può vivere un sostanziale distacco dalle esigenze e dai piaceri della propria corporeità (disturbi della sessualità, disturbi dell’alimentazione ecc.). Inoltre, se non lascia mai spazio all’ingresso di Demetra, la dea della maternità, la donna Atena potrebbe non riuscire mai a risolvere efficacemente il proprio conflitto/rifiuto della maternità: sa che non vuole essere come la propria madre, ma potrebbe rimanere molto confusa su chi voglia veramente diventare.

E questo a prescindere che decida di avere o meno dei figli. Nel suo versante più assolutizzante la donna Atena può aver difficoltà a solidarizzare con altre donne, rifiutandone gli aspetti appunto più spiccatamente emotivi o “materni”.

Questi aspetti rimandano alla versione più “corazzata” dell’archetipo di Atena: quando questa domina incontrastata la personalità si esprime delle sue versioni più difensive irrigidendo l’espressione e il modo di essere di una donna.

 

Atena e le altre dee

Una donna dominata dall’archetipo Atena può incontrare altre dee, fare spazio ad altri archetipi, nel corso della propria esistenza se impara a riconoscere e a gestire anche gli aspetti più emotivi della sua personalità. Può incontrare Artemide e aderire ai valori del femminismo seguendo le strade che conosce meglio: la logica e l’amore per la verità.

È una dea giovane e in questo risiede la sua determinazione combattiva, ma nel corso della sua maturazione psicologica negli anni può aprirsi alla sensualità di Afrodite, o alla maternità di Demetra.

Altre donne incontrano l’archetipo di Atena solo nella terza età quando la crescita dei figli o la vedovanza le rende per la prima volta nelle condizioni di provvedere da sole solo a se stesse e di iniziare magari progetti fino a quel momento mai contemplati.

 

Un esempio di donna Atena

La dr.ssa Cristina Yang, il celebre personaggio della serie televisiva Grey's Anatomy, potrebbe essere considerata una moderna incarnazione dell’archetipo della donna Atena. La sua razionalità, la capacità di reprimere le emozioni, le consentono di eccellere nel proprio lavoro più di ogni altro causandole però non pochi problemi nei rapporti umani, quando deve avere a che fare con persone sveglie, emotive e coscienti e non più addormentate sul tavolo operatorio. I tratti più spigolosi e rigidi di questo personaggio inizieranno ad ammorbidirsi solo dopo l’incontro con il Dr. Thomas, un anziano chirurgo del Minnesota che saprà rivelarsi un mentore inaspettato:

“Si sta nascondendo, le donne della sua generazione sono prive di grazia. È un affronto alla natura. Dei chirurghi mediocri la guarderanno e si sentiranno svanire nella sua ombra; non si rimpicciolisca solo per consolarli” (Grey’s Anatomy ep. 9×05).

 

Bibliografia:

Bolen J.S., Le dee dentro la donna. Una nuova psicologia del femminile, Astrolabio, 1991.

Woolger J.B. & Woolger R.J., La dea sulla terra Le divinità che animano le donne, I Timoni, 2014.

 

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