Apnee notturne e ansia

In diversi casi l'apnea notturna è legata a forme di ansia patologica o depressiva. Questo disturbo del sonno viene spesso sottovalutato mentre invece è importante sondare le cause e intervenire tempestivamente per il benessere psichico e fisico della persona.

Apnee notturne e ansia

Credit foto
©rafaelbenari / 123rf.com

Apnee notturne e ansia patologica sono due patologie molto debilitanti e che per questo vanno considerate. Ancor di più se le stesse si presentano in comorbilità e causano disagio e alterazione del funzionamento della persona e del benessere.
 

Apnee notturne, un disturbo sottovalutato

L'apnea notturna è spesso sottovalutata e non presa in considerazione. Tuttavia la sua incidenza, seppur sottostimata per la scarsa richiesta di cura, è molto alta e, secondo alcune ricerche, è maggiormente elevata nelle donne rispetto agli uomini.

 

È una condizione in cui si presentano frequenti momenti durante il sonno in cui si smette di respirare per un tempo tra i 5 e i 10 secondi, riducendo così l’apporto di ossigeno al nostro corpo e l’ossigenazione del cervello. 

 

Dopo l’apnea il corpo ripristina il normale flusso respiratorio fino alla prossima apnea. La frequenza varia in base alla gravità del disturbo, così come la durante del singolo episodio.
La persona che ne soffre spesso non si rende conto ma ha prestarvi attenzione e allarme è il partner. La percezione, infatti è quella di un soffocamento temporaneo che quindi spaventa. 
I sintomi più comuni di questo disturbo del sonno oltre all’arresto temporaneo della respirazione sono: russare, risvegli con senso di soffocamento, eccessiva sudorazione notturna, frequente desiderio di urinare. Accanto a questo ve ne sono altri  presenti durante il giorno come irritabilità, alterazione della concentrazione e dell’attenzione, sonnolenza e stanchezza, variazione dell’umore, cefalea.

 

I sintomi nel lungo periodo possono portare anche a conseguenze gravi come patologie neurocognitive, respiratorie e cardiovascolari, demenza.

 

Apnee notturne e ansia

Alcuni studi hanno osservato una forte correlazione tra le apnee notturne e l’ansia. Essere un soggetto ansioso o soffrire di disturbi d’ansia o attacchi di panico, può infatti generare un elevato stato di tensione e attivazione che riducono la qualità del sonno, rendendolo più agitato, meno rilassato e ristoratore. Per questo l’ansia è vista come fattore interveniente e di insuccesso o scarso successo nel trattamento di apnee notturne. Da segnalare comunque che le apnee nel sonno non sono la stessa cosa degli attacchi di panico notturni, condizione questa maggiormente legata ad una causa psicologica. 

 

Ma ancor più forte sembra essere la correlazione opposta: la presenza di apnee notturne sembra predisporre all’insorgenza e mantenimento di ansia e depressione.

 

Secondo una ricerca condotto da un gruppo di studiosi guidati da Jong-Yeup Kim, del Department of Otorhinolaryngology della Konyang University coreana, frequenti apnee notturne sembrano indurre un rischio doppio di depressione ed ansia, specialmente nelle donne.
La causa sembra essere la minore ossigenazione del sangue dovuta al “soffocamento” che incrementa il rischio di psicopatologia depressiva o ansiogena. Ma pare che anche a favorire l’insorgenza di questi disagi sia anche la continua sonnolenza e stanchezza notturna, le alterazioni dell’umore e la minore sensazione di controllo e reattività all’ambiente per bassa concentrazione. 

 

Cura delle apnee notturne

Le cure per le apnee notturne possono prevedere differenti interventi specialmente di tipo medico, come l’utilizzo di respiratori notturni, di dispositivi specifici, oltre a ripristinare uno stile di vita sano ed agire contro le cause della patologia.

 

Pensando agli effetti che le apnee notturne hanno anche a livello psicologico e sull’insorgenza di possibili disagi a livello mentale è importante agire sulle stesse, oltre a intervenire sull’ansia o depressione. Rispetto all’ansia potrebbe essere utile acquisire tecniche di rilassamento che aiutino a rilassare il corpo, a ridurre i livelli di attivazione, oltre a  imparare a gestirla in modo funzionale  e quindi favorire un sonno più rilassato e riposante.