Disturbo antisociale di personalità: la terra del non-rimorso

Il disturbo antisociale di personalità è più del comportamento criminale: lo psicopatico, come veniva prima chiamato, ha uno spettro di emozioni che vanno dall’ira all’accidia, all’invidia e all’assenza di rimorso. La diagnosi di disturbo di personalità antisociale deve essere accurata e deve escludere la presenza di altre psicopatologie con le quali ha una sintomatologia comune. Una caratteristica della persona con un disturbo di personalità antisociale è proprio la mancanza di alcun tipo di rimorso e il fine utilitaristico in ogni sua azione

Disturbo antisociale di personalità: la terra del non-rimorso

Il disturbo antisociale di personalità lo troviamo tra i disturbi di personalità dell’asse II, gruppo B che il DSM-IV-TR colloca insieme con il disturbo borderline di personalità, il disturbo narcisistico di personalità e il disturbo istrionico di personalità.

Quando si sente parlare di disturbo antisociale di personalità immediatamente scattano fantasie sull’impossibilità di curare questa psicopatologia. Il disturbo antisociale di personalità ha sempre evocato nell’immaginario collettivo lo psicopatico, il sociopatico, il criminale che compie una strage; insomma, più qualcuno da rinchiudere in una cella e buttar via la chiave, che una persona con un serio disturbo che, come tutti i disturbi, può oscillare da forme più gravi a forme più blande.

H.M. Cleckley fu il primo a descrivere in modo organizzato i pazienti con un disturbo sociale di personalità che, dagli anni ’40 fino a qualche decennio dopo, furono chiamati psicopatici, poi sociopatici e dal 1980 il disturbo ha assunto il nome che ha oggi.

 

Disturbo antisociale di personalità: criteri diagnostici

Secondo il DSM-IV-TR, la persona con un disturbo di personalità antisociale si può individuare quando un soggetto mostra inosservanza e violazione dei diritti altrui fin dall’età di 15 anni e si manifesta almeno con tre dei seguenti criteri diagnostici:
- incapacità di adeguarsi alle norme sociali e alle regole legali, perpetrando atti punibili con l’arresto;
- comportamenti disonesti quali menzogna, utilizzo di nomi falsi, truffa;
- impulsività e assenza di capacità nel pianificare la vita;
- aggressività e irritabilità;
incapacità di tutelare la propria e l’altrui sicurezza;
- irresponsabilità: non adempie agli obblighi finanziari e lavora in maniera discontinua;
- non ha rimorso per le sue azioni.
Inoltre, perché ci sia diagnosi, è necessario che la persona abbia la maggiore età, che precedentemente ai 15 anni ci sia sto un disturbo della condotta e che i sintomi antisociali non si presentino in concomitanza con episodi maniacali e con la schizofrenia.

Per fare diagnosi di disturbo di personalità antisociale, è necessario escludere:
- un disturbo narcisistico di personalità, con il quale ha in comune la superficialità e la mancanza di empatia;
- un disturbo istrionico di personalità, con il quale ha in comune gli aspetti seduttivi e manipolativi;
- un disturbo di personalità borderline, con il quale ha in comune gli aspetti rabbiosi, anche se più acuti;
- un disturbo di personalità paranoide, con il quale ha in comune le condotte antisociali che nel caso del disturbo paranoide sono innescate da un sentimento di vendetta, mentre nel disturbo antisociale di personalità da un tentativo di conquistare una propria utilità personale.

 

Disturbo antisociale di personalità: ira, accidia, invidia e assenza di rimorso

La persona che ha un disturbo di personalità antisociale manifesta una costante noncuranza per ogni regola e norma legislativa e morale: la responsabilità delle sue azioni viene sempre spostata all’esterno e la persona si veste sempre da vittima incompresa della società malevola.

L’ira, l’invidia, l’accidia, il disprezzo e l’umiliazione sono le emozioni che costellano la vita della persona con disturbo di personalità antisociale. Poche volte riesce ad entrare in contatto e a manifestare emozioni positive. Chi ha un disturbo di personalità antisociale manca quasi completamente, se non del tutto, di empatia e di contatto con l’altro.

La sessualità di una persona con un disturbo antisociale di personalità tende sempre all’utilità personale: manca tendenzialmente di relazioni stabili, cambia spesso partner sessuale e spesso ha più partner contemporaneamente. Durante i rapporti non è per niente responsabile, spesso ha rapporti a rischio incurante delle conseguenze per sé e per gli altri. E questo non solo per quanto riguarda la sessualità, ma anche per ogni forma di accadimento, anche quello primario dei confronti dei figli che, molto spesso, vanno incontro a patologie conseguenti al mancato soddisfacimento di bisogni di prima necessità.

Se Ernesto De Martino parlava della “Terra del rimorso”, sicuramente non è il caso della persona con disturbo antisociale di personalità, che non solo non prova alcun rimorso per le sue azioni malevole, ma addirittura diventa sprezzante verso le persone alle quali infligge sofferenza: non dimentichiamo che una persona con questo disturbo e un bravo manipolatore e un bravo simulatore, quindi potrebbe anche essere in grado di fingere un rimorso per una azione se questa cosa gli procura un beneficio personale.

La manipolazione si manifesta con la continua produzione di fantasie e di storie verosimili che portano l’interlocutore in una sorta di dubbio continuo rispetto alla veridicità del racconto e che la persona con disturbo antisociale di personalità utilizza per raggiungere sempre i propri fini utilitaristici. Non bisogna confondere il disturbo antisociale di personalità con il comportamento criminale: è necessaria un’accurata diagnosi che includa tutte le variabili necessarie per diagnosticare il disturbo, primo passo fondamentale per cominciare una terapia adeguata alla psicopatologia.

 

Il ruolo dell'ambiente e dei geni nei comportamenti antisociali

 

Fonte Immagine: photl.com