Il ruolo dell'ambiente e dei geni nei comportamenti antisociali

I comportamenti antisociali vengono scatenati dall'ambiente in cui si nasce o sono parte di un retaggio che ci porteremo sempre dietro? Alcune ricerche cercano una risposta a queste domande

Il ruolo dell'ambiente e dei geni nei comportamenti antisociali

La scienza spesso cerca di sezionare i fenomeni rendendo chiara la causa sociale o culturale degli stessi; spesso però è davvero difficile.

Anche parlando di comportamenti antisociali si cerca di comprendere non solo da dove nascano le condizioni, ma anche come intervenire in modo da avere più successo nel prevenirli.

L'argomento diventa ancora più rilevante quando si tratta di comportamenti antisociali giovanili.

 

Il comportamento antisociale

Per comportamenti sociali si fa riferimento a tutte quelle azioni che non si definiscono nella sfera individuale e che hanno bisogno di una controparte esterna per essere portate a compimento, anche solo nel loro significato.

In una società, in cui ci sono leggi che governano il comportamento nei confronti dei simili, in modo tale che sia rispettata la libertà di tutti (perché la libertà di ciascuno finisce quando si va a ledere quella dell'altro) i comportamenti sociali sono regolati da una morale e dal rispetto delle regole vigenti.

Il comportamento diventa quindi antisociale se e quando l'autore agisce senza curarsi di queste norme o in aperto contrasto con esse. Generalmente si accompagna un'assoluta mancanza di rimorso per le conseguenze delle proprie azioni.

In adolescenza può manifestarsi un periodo caratterizzato da antisocialità, ma se la condotta si cristallizza può insorgere una vera e propria patologia: il Disturbo antisociale di personalità.

 

La devianza come espressione del disagio giovanile

 

Società e geni

Cosa spinge un ragazzo ad essere più o meno "antisociale"? La ricerca che indaga sul ruolo dell'ambiente e dei geni cerca di contribuire a dare risposta a quesiti di questo genere, per trovare il modo di aiutare le persone ad abbandonare uno schema di comportamento che le porterà all'isolamento.

L'università di Montreal ha studiato il comportamento di 1337 studenti (17-18 anni) per valutare l'impatto dei geni sui comportamenti antisociali.

Ai partecipanti è stato chiesto di fornire un campione del loro DNA e di rispondere a domande inerenti vari temi: conflitti familiari, qualità della relazione con i genitori, possibili abusi sessuali e deliquenza. Tutte le informazioni sono state raccolte in forma anonima.

I ricercatori hanno isolato 3 geni che sarebbero maggiormente coinvolti nell'insorgenza di comportamenti antisociali (MAOA, BDNF e 5-HTTLPR) la cui azione sarebbe potenziata dalla compresenza di eventi ambientali quali i conflitti in famiglia e gli abusi nell'infanzia.

 

Antisocialità e attivazione della corteccia

Ovviamente una ricerca non basta e inoltre le direzioni che questi studi prendono possono essere molto diverse tra di loro. Un gruppo di ricerca danese, infatti, ha cercato di comprendere se gli adolescenti turbolenti fossero caratterizzati da un funzionamento particolare del cervello e della sua attivazione. La ricerca dell’Università di Leiden e del Max Planck Institute for Human Development ha messo in luce uno scarso funzionamento della giunzione temporoparietale e del giro frontale inferiore.

I partecipanti (15-21 anni) dovevano giocare ad un gioco cooperativo in cui si offre e si riceve o perde denaro. L'attività cerebrale è stata monitorata durante il gioco tramite la Risonanza magnetica funzionale che ha messo in luce questa prestazione deficitoria delle aree deputate al controllo degli impulsi e della capacità di mettersi nei panni dell'altro.

Secondo gli studiosi, questi adolescenti non riescono a considerare tutti gli elementi scatenanti dalla situazioni sociale e ciò li conduce a fare delle scelte sbagliate che sfociano con maggiore frequenza in comportamenti antisociali.

 

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