Cos'è il conflitto latente e come si gestisce serenamente

Il conflitto latente nasce dalla tra forze e bisogni interni non consapevoli. Possono essere contrastanti oppure offrire all'individuo un quadro confuso rispetto a una decisione da prendere.

Conflitto latente

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Lewin definisce il conflitto “Una situazione in cui le forze di valore approssimativamente uguale ma dirette in senso opposto, agiscono simultaneamente sull’individuo”. 

 

Nello specifico si ha conflitto quando l’azione necessaria per raggiungere una condizione, esclude necessariamente il raggiungimento di un’altra, ugualmente sentita e importante. Quindi, ogni volta che dobbiamo operare una scelta tra due comportamenti o possibilità che hanno entrambe un forte valore o impatto emotivo, si attiva una conflittualità.

 

Ci sono differenti tipologie di conflitto: 

  • La scelta può muoversi tra due possibilità positive, che quindi appagano ed attirano entrambe;
  • altre volte invece la decisione deve essere presa tra due situazioni o condizioni negative, quindi difficili, che richiedono di scegliere quella “meno peggio”, che arreca meno danno e fatica;
  • infine, c’è un conflitto in cui la sensazione di disagio, ansia, paura e talvolta angoscia, sono generate da qualcosa che non è chiaro ed esplicito a sé: si parla quindi di conflitto latente.
     

Conflitto latente: cos’è

Il conflitto latente è un conflitto a livello psichico in cui si ha una contrapposizione tra qualcosa che si desidera fortemente e intensamente e qualcosa che impedisce di goderne e di soddisfare il proprio bisogno.

 

Secondo le teorie psicoanaliste spesso si ha un conflitto a livello inconscio in cui le forze e le pulsioni interne sono in qualche modo bloccate dal proprio io interiore che attiva una serie di meccanismi di difesa per proteggere la propria integrità.

 

A livello cognitivo quindi si attiva un disequilibrio e conflittualità tra i propri pensieri, i bisogni, le sensazioni e il comportamento agito. 
Si ha una contrapposizione tra forze opposte che generano disagio e fatica ma non si riesce ad identificare la causa del malessere e quindi difficile spesso diventa risolverlo. 
 

Conflitto latente: tipologie

 Il conflitto latente può manifestarsi in differenti tipologie:

  1. Conflitto morale: è quel genere di controversia che si attiva tra una credenza etica e morale, spesso derivata dall’apprendimento, dall’educazione ricevuta o dalle credenze personali, e un’altra che si anima nel profondo, che porterebbe ad agire diversamente dalla prima, in qualche modo talvolta trasgredendola, a cui si tenta di non rispondere e allontanarsi. 
  2. Conflitto dell’immagine di sé: è quella forma di conflitto che si attiva tra l’immagine di sé costruita e alcune tendenze, comportamenti o possibili atteggiamenti che smentiscono o minano questa immagine. Questo porta a tentare di mantenere integra l’immagine costruita, non accettando di romperla o modificarla, seppur queste spinte generino un disagio.
  3. Conflitto interpersonale: questa forma di conflitto si attiva specialmente in relazione a contesti come quello famigliare o di coppia, in cui si cerca di mantenere un certo comportamento o atteggiamento, seppur percependo un disagio o non completa soddisfazione.

 

Affrontare il conflitto latente

Affrontare il conflitto latente non è sicuramente facile e spesso ci vuole molto tempo per comprendere e realizzare cosa crea angoscia e disagio. Tuttavia, continuare a reprimere le cause del conflitto e non dare loro attenzione, sicuramente non porta a sana risoluzione ma, anzi ad una loro crescita e incremento, fino anche a livelli gravi.

 

Importante è quindi lasciare che le motivazioni latenti di conflitto riaffiorino alla coscienza e da conflitto latente diventi manifesto. Per farlo bisogna aprirsi alla possibilità di mettere in discussione se stessi, le proprie credenze, conoscenze, comportamenti e atteggiamenti. La messa in discussione porta crescita, cambiamento e modifica e quindi una migliore integrazione delle differenti spinte interne, di bisogni e desideri.

 

Questa attività richiede la messa in campo della propria intelligenza intuitiva, ossia la capacità di seguire quella voce interiore a supportare l'azione del prendere le nostre decisioni.

 

I conflitti latenti così non sono più minacce e un pericolo ma qualcosa che può essere motivo di cambiamento, conoscenza di sé, maggiore introspezione e scoperti di aspetti e realtà prima non considerate.