Solitudine e disagio psicologico: se Siri diventa il nostro migliore amico

Il 13% degli italiani non avrebbe nessuno a cui rivolgersi in caso di difficoltà; nel Regno Unito il problema sarebbe talmente endemico da aver indotto il governo a istituire un Ministero per la solitudine. Ma è piuttosto l’isolamento sociale che pone a rischio la salute fisica e psicologica. Vediamo perché.

Solitudine e disagio psicologico: se Siri diventa il nostro migliore amico

 

Non è passata inosservata la notizia, apparentemente bizzarra, che nel Regno Unito sarebbe stato istituito il Ministero per la solitudine: una questione che pare abbia assunto i connotati di una vera e propria piaga nella società britannica dove circa 9 milioni di persone vivono in contesti isolati senza avere scambi con altri esseri umani anche per intere settimane.

Eppure sembra che quello del Regno Unito non sia un caso del tutto isolato: anche in Italia ad esempio i dati rilevano quanto poco le persone sentano di poter contare sugli altri e quanto spesso finiscano col sentirsi isolate. Viviamo nell’era della comunicazione digitale eppure, a quanto pare, non siamo mai stati così soli…

 

Solitudine e disagio psicologico: la logica consumistica delle relazioni umane

Fanno riflettere i risultati delle rilevazioni Eurostat in base alle quali il 13% degli italiani dichiarerebbe di non aver nessuno a cui poter chiedere aiuto in caso di bisogno e il 12% di non avere nessuno con cui confidarsi.

E parliamo di rilevazioni fatte in fasce di età piuttosto ampie di popolazione: dai 16 anni in su prendendo quindi in considerazione non solo gli anziani, ma anche adulti, giovani adulti e adolescenti.

Bauman probabilmente non si stupirebbe, lui che già molti anni fa aveva coniato “La solitudine del cittadino globale” (Feltrinelli, 2000) vedendo nella globalizzazione e nella difesa estrema della libertà individuale il tramonto di quella collettività intesa come condivisione di un’appartenenza che prima, attraverso anche le istituzioni tradizionali, fondava il tessuto sociale di una comunità e di una nazione.

Si è continuamente connessi in via digitale con tutti eppure il web e i social network sembrano aumentare la solitudine delle persone là dove i rapporti virtuali finiscono per sostituirsi agli scambi reali.

Sul web è tutto facile, istantaneo, ci si dichiara amici e ci si ignora un attimo dopo. Sono quelle relazioni effimere che fondano la società liquida, per citare di nuovo Bauman, dove nulla è per sempre, tutto è in continuo mutamento e quello che oggi non funziona più lo si butta via per cercare qualcosa di nuovo secondo una logica consumistica che sembra influenzare ormai anche le relazioni umane.


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Solitudine e disagio psicologico: quando la portineria fa notizia…

Mancano luoghi di aggregazione, contesti e occasioni di scambio e partecipazione: le persone non hanno bisogno di avere tutte le risposte da Siri (l'applicazione Iphone che risponde a ogni tuo quesito), ma di poter parlare con altre persone in carne e ossa con cui scambiare delle opinioni, condividere dei luoghi, ricevere e dare sostegno…

Tutto questo fonda il senso di appartenenza ad una comunità, ad una rete di relazioni sociali in cui sentiamo che gli altri sono importanti per noi e noi lo siamo per loro, al di là dei “like” scambiati su Facebook.

Non è la solitudine ma piuttosto l’isolamento sociale ad essere dannoso per la salute fisica e psicologica. Non avere una rete sociale di riferimento, non poter contare su amici e conoscenti per piccole o grandi difficoltà priva di un importantissimo fattore protettivo per la salute.

Il sostegno sociale infatti agisce “attutendo” quello che è l’impatto sia fisico che psicologico dello stress: le persone che possono contare su una rete stabile e soddisfacente di relazioni sono anche quelle che si ammalano meno, sperimentano meno disagi psicologici e un miglior benessere psicologico.

Stando così le cose non stupisce che iniziative come quella di Portineria 14 a Milano abbiano riscosso un immediato successo: un bistrot che distribuisce alimenti ai poveri del quartiere e offre gratuitamente alcuni servizi tipici delle portinerie di una volta: il ritiro della spesa, il deposito del doppione delle chiavi da lasciare all’amico che arriva in città, il ritiro pacchi e altro ancora. Una volta era la norma, oggi fa notizia per fortuna anche grazie al web e ai social network…


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