L'ansia nel bambino: le cause e come si manifesta

L’ansia nel bambino è frequentemente dovuta alla separazione dalle figure di attaccamento o a situazioni scolastiche o sociali in cui il bambino si sente in qualche modo minacciato o insicuro. Vediamo come si manifesta.

L'ansia nel bambino: le cause e come si manifesta

L’ansia nel bambino può manifestarsi in varie fasi dello sviluppo e in modalità variegate rispetto a quelle dell’adulto.

Le cause possono essere una maggior vulnerabilità alla separazione dalle figure genitoriali (ansia da separazione), un’eccessiva ansia da prestazione relativa a contesti scolastici o sportivi o difficoltà, più o meno gravi, vissute nelle relazioni coi coetanei o con altri adulti di riferimento.

 

Differenza tra ansia del bambino e normali paure

Anzitutto è utile distinguere l’ansia nel bambino da quelle che sono le fisiologiche e prevedibili paure associate all’età e alle varie fasi di sviluppo.

Si pensi ad esempio alla paura relativa a mostri e altri personaggi di fantasia, che nella prima infanzia domina le ore notturne: il bambino chiede di essere rassicurato dalla presenza dei genitori o di oggetti transazionali, come il classico orsacchiotto, prima di andare a dormire.

Ad ogni modo queste paure tendono a regredire spontaneamente con l’età. Anche la paura della separazione dalla madre o da altri adulti di riferimento è una fase fisiologica e sana dello sviluppo infantile.

Dall’ottavo mese, infatti, il bambino impara a riconoscere il volto della madre e a differenziarlo, quindi, da quello di altre persone: è questo che suscita una reazione di paura davanti alla figura di un estraneo (reazione che in precedenza il bambino non poteva manifestare) e di apprensione allo scomparire, dalla propria vista, del volto della madre.

Questa fase, che si protrae fino a circa 14 mesi, non dev’essere erroneamente scambiata per una regressione infantile: il bambino sta invece dimostrando di aver affinato le proprie capacità di riconoscimento e di relazione con gli altri, di aver acquisito una maggior consapevolezza di essere una persona separata e distinta dalla propria madre e, quindi, di temere la separazione da lei.

L’angoscia dell’estraneo fa da sfondo, quindi, all’acquisizione di competenze sociali e comunicative sempre più complesse che consentiranno man mano al bambino di interiorizzare la sicurezza del legame di attaccamento e di poter tollerare di rimanere solo per brevi periodi senza sentirsi abbandonato dalla madre.

 

L’ansia da separazione

Quando invece le paure del bambino assumono un’entità o una durata atipiche per l’età si parla più spesso di ansia vera e propria, un’ansia che può essere relativa soprattutto a due grandi macrocategorie: l’ansia da separazione e l’ansia da prestazione.

Nel primo caso il bambino protesta e manifesta apprensione a rimanere da solo in assenza della madre o di altre figure di riferimento; questo atteggiamento si protrae negli anni della prima e seconda infanzia senza che egli mostri di aver interiorizzato un sufficiente senso di sicurezza.

Questa ansia può inibire fortemente il bambino nei rapporti con i coetanei e nel fare nuove esperienze adeguate alla sua età, non di rado tale atteggiamento è il riflesso di un’ansia speculare del genitore altrettanto in apprensione all’idea della separazione dal figlio.

È bene dunque evitare di contagiare il bambino con la propria ansia e cercare invece di supportarlo trasmettendogli fiducia nella proprie capacità rimanendo un punto fermo ma promuovendo un  suo graduale distacco verso l’esplorazione di esperienze nuove.

 

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L’ansia da prestazione

Altra questione, che si manifesta soprattutto nella seconda infanzia, è l’ansia da prestazione qualora il bambino metta in atto preoccupazioni e ruminazioni ossessive riguardo alla propria performance scolastica o sportiva.

In questi casi la paura dell’insuccesso può bloccare la capacità di apprendimento e di rendimento rischiando di aggravare il problema.

È utile che il bambino impari ad avere fiducia nelle proprie capacità ma anche a tollerare possibili errori e insuccessi affinché possa imparare da questi.

 

Quando consultare uno specialista

L’ansia del bambino può esprimersi anche in un rifiuto ostinato ad andare a scuola (o in altri luoghi frequentati abitualmente e fino ad allora senza problemi), sarà bene in questi casi esplorare con delicatezza cosa stia accadendo, se ci siano stati episodi gravemente problematici che egli non riesce a riferire ma che possono sviluppare secondariamente un ansia, a volte quasi fobica, verso un certo contesto o una certa persona.

Il bambino può esprimere ansia anche mediante canali non verbali come disturbi somatici o irrequietezza che andranno attentamente monitorati alla luce del contesto di vita attuale.

Se l’ansia nel bambino diventa un problema cronico o gravemente invalidante è utile consultare uno specialista per un eventuale percorso psicologico per il bambino e/o per i genitori.

 

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Per approfondire:

> Disturbi dell'infanzia e dell'adolescenza