Imparare a dire di NO

Perché a volte dire di no è così difficile? Quando, a dispetto di ogni ragionevolezza, non riusciamo a far sentire le nostre opinioni, assecondiamo le aspettative degli altri a discapito dei nostri reali bisogni. La chiave è in uno stile di comunicazione assertivo.

Imparare a dire di NO

Imparare a dire di no può essere molto difficile in particolari circostanze o a causa di determinate caratteristiche di personalità che ci portano a essere più compiacenti verso le richieste degli altri a discapito dei nostri bisogni. La soluzione? Non sta tanto nel “cosa” ma nel “come”: dire di no è un’arte che affonda le sue radici nella comunicazione assertiva.

 

Dire di no: lo facciamo fin da bambini

Tutti noi sappiamo dire di no per affermare la nostra individualità e la nostra personalità, anzi è qualcosa che sappiamo fare fin dall’inizio della nostra vita. Se pensate che dire di no sia qualcosa che non è nella vostra natura, beh vi sbagliate!

Tutti i bambini fra i 18 e i 24 mesi attraversano quella che ogni genitore conosce come la cosiddetta “fase del no”. È a quest’età infatti che il bambino inizia a sviluppare una prima consapevolezza di se stesso, come individuo separato dagli altri, inizia a rendersi conto delle richieste e aspettative altrui, a sviluppare tutta una gamma di emozioni secondarie e a imporre la propria volontà proprio attraverso il fatidico no!

A quest’età il “no” è una risposta generalizzata che il piccolo fornisce ad ogni richiesta che gli si pone, incluse quelle che in realtà incontrano la sua volontà. Ne esitano scene a volte sfiancanti, altre esilaranti che ogni genitore ben conosce.

La funzione psicologica di questa fase dello sviluppo ha però un valore incommensurabile: è esercitando un’opposizione che possiamo stabilire una differenza – e quindi una separazione sana – tra noi e l’altro, tra i nostri desideri e i suoi e ricavarne così la sensazione di avere un’identità, una volontà individuale e autonoma.

Il contrasto, il conflitto e l’opposizione rappresentano dunque non la fine e la rottura di una relazione, ma, al contrario, il suo principio poiché è solo differenziandoci dall’altro che possiamo entrare in relazione con lui.

 

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La trappola del non saper dire di no

Accade nella vita adulta che, a dispetto di qualunque ragionevolezza, per molte persone diventi difficile dine di no. A volte questo avviene in particolari circostanze che ci intimidiscono e ci inibiscono fortemente.

Altre volte si tratta di un atteggiamento generalizzato, una modalità con cui ci si relaziona agli altri e si mantengono i legami affettivi. Essere attenti e aperti ai bisogni e alle richieste degli altri rappresenta certamente un fattore di personalità utile e adattivo; non per niente l’Amicalità (cioè prendersi cura, dare supporto emotivo, essere altruisti) rientra tra i 5 grandi fattori di personalità della teoria dei Big Five.

Questo atteggiamento di base ci permette di entrare in empatia con gli altri, mettendoci in connessione con loro e predisponendoci a creare legami positivi. Quand’è che questo atteggiamento diventa una trappola? Quando risulta eccessivamente sbilanciato verso l’esterno a tal punto che il prestare attenzione ai bisogni e alle richieste degli altri diventa un nostro bisogno così pervasivo da farci trascurare qualunque altra necessità, desiderio, opinione che siano “nostri”.

 

Dire di no e gestire i conflitti

Nella maggior parte dei casi, le persone che non riescono a dire di no, che eccedono nel compiacere e accontentare gli altri temono i conflitti, evitano i contrasti, si mostrano accondiscendenti per evitare i litigi.

Sottostante a questo è l’idea che il conflitto allontani le persone, che i contrasti siano necessariamente distruttivi per il legame e che rappresentino dunque qualcosa da evitare per preservare le relazioni affettive. I conflitti e le discussioni possono rappresentare invece uno strumento importante per approfondire la conoscenza e l’intimità con gli altri.

L’importante è… litigare bene! Uno degli elementi chiave è l’esercizio dell’assertività. In un disaccordo ci si può far ascoltare molto più efficacemente se, invece di agire/o reagire con una modalità aggressiva, si portano avanti con pacatezza, ma con fermezza le proprie opinioni.

Gli altri potranno venirci incontro oppure no… col tempo acquisiremo una competenza importante che sarà quella di capire quali sono le persone giuste per noi, quelle che veramente vogliamo accanto.

 

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