Le emozioni "generate" da Internet

Da una recente infografica sulle emozioni generate da Internet nasce un dubbio: sono una novità o si tratta di un'apertura a culture diverse da quella predominante anglosassone e che pone le basi per una nuova cultura della Rete?

Le emozioni "generate" da Internet

Una recente infografica creata dal designer Pei-Ying Lin ha creato una serie di dubbi e domande. Da cosa nascono e perché? L'opera di Pei-Ying dovrebbe rappresentare una serie di emozioni nate da Internet. Il caso emblematico è il senso di rabbia improvvisa generato da una risposta di Twitter. Ad uno sguardo più approfondito però quest'infografica potrebbe avere una valenza più interculturale che tecnologica, vediamo come mai.

 

Gli studi sulle emozioni di Parrots

L'infografica in questione non nasce dal nulla, ma prende l'avvio dagli studi dello psicologo sociale americano Gerrod Parrots. Il lavoro di Parrots (2001) è considerato tra le migliori classificazioni delle emozioni dopo il lavoro di Ekman sulle emozioni primarie. In questo caso lo studioso ha descritto all'interno di una struttura ad albero, che ne precisasse anche le relazioni, più di 100 emozioni. L'accuratezza del suo impegno e il grande numero di emozioni descritte ne fa un esempio di lavoro completo. Sulla base di ciò, Pei-Ying ha denominato come generate da Internet tutte quelle sfumature emotive non inserite nella classificazione, intraducibili in inglese, ma presenti in Rete.


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Una questione culturale?

Un'emozione ha sempre un'anima culturale perché rappresenta una chiave di lettura del mondo e delle situazioni vissute ed è la cultura che ci fornisce alcune coordinate per questa operazione. Una delle emozioni presenti nell'infografica è l'espressione italiana "ti voglio bene", intraducibile in inglese, segnalata come un sentimento di amore rivolto ad amici e parenti. Questo elemento mi ha fatto pensare ad una possibilità e cioè che questa ricerca sia la dimostrazione che la Rete, da sempre predominio assoluto della lingua inglese e della mentalità anglosassone, stia diventando un ambiente culturale variegato in cui altre minoranze prendono il loro spazio.

 

Una cultura di Internet

Questa precisazione non deve trarre in inganno, infatti nell'infografica ci sono delle descrizioni che hanno senso solo all'interno della Rete, come la sopracitata "rabbia da Twitter" o “un’ansia che si produce quando una finestra di chat si chiude o va in modalità nascosta”. Pey-Jing ha dunque forse aperto la via ad una riflessione più ampia, al costituirsi di una cultura di Internet in cui si mescolano gli apporti delle culture di provenienza degli utenti e gli spunti (intesi come situazioni + relazioni) offerti da un nuovo spazio sociale e non da un semplice strumento tecnologico.