Come reagire a un cambiamento

La conseguenza di un cambiamento dipende dal nostro modo di reagire. Possiamo restare fermi o generare un'opportunità.

Come reagire a un cambiamento

Schopenhauer disse che “ll cambiamento è l'unica cosa immutabile”. Ci avete mai pensato?

Cambiare è l’unica cosa certa che anima la nostra esistenza: nel corso del tempo cresciamo, il nostro corpo si modifica, viviamo esperienze sempre diverse, modifichiamo il modo di trascorrere le giornate e di vedere le cose, ecc. Insomma cambiamo anche senza muoverci e senza volerlo.

Il cambiamento è un crollo dell’equilibrio, delle abitudini e delle condizioni che animano il nostro vivere quotidiano, è tutto ciò che richiede una rottura con il modo di essere abituale e la costruzione di qualcosa di nuovo. Ogni evento vissuto, sia esso positivo o negativo, ha in sé il potere di determinare un’evoluzione della realtà.

L’ideogramma cinese della parola “Cambiamento” è formato dagli ideogrammi di “pericolo” e “opportunità”. Quindi cosa determina la sua natura? La nostra reazione. 

 

Reazioni al cambiamento: la Resistenza

Frequentemente la reazione a ciò che rompe il nostro quieto vivere è la resistenza. Consiste in un rifiuto, a volte non consapevole, al cambiamento e causa molte problematiche che, nei casi più estremi, sfociano in Disturbi dell’Adattamento.

Il cambiamento richiede la messa in campo di molteplici risorse emotive, cognitive e fisiche che non sempre siamo in grado di attivare e quindi ci sentiamo trascinanti in balia degli eventi, senza poter far nulla.

Ma che cosa ci blocca? Perché rimaniamo ancorati al passato, senza darci la possibilità di esplorare la nuova realtà delle cose?

Abbiamo paura. Cambiare apre a qualcosa di ignoto, chiede di lasciare la nostra zona di comfort di cui conosciamo gli spazi, i movimenti e in cui sappiamo come agire attraverso una routine rassicurante, ci fa perdere il controllo e sentire impotenti.  Affrontare un cambiamento è come saltare nel vuoto e spesso non si è consapevoli di avere l’attrezzatura per farlo. 

Proviamo irrequietezza, fastidio, tristezza, insoddisfazione: tutti stati d’animo negativi che spesso tendiamo a sopprimere, mettendo una corazza che dà la sensazione di avere tutto sotto controllo, anche se ciò non ci permette di evolvere.

Restiamo in balia degli eventi: non sappiamo quali strumenti mettere in campo, quale strada percorrere, siamo scarsamente motivati, non abbiamo la forza di reagire magari perché stiamo vivendo un momento difficile, siamo tendenzialmente pessimisti e abbiamo poca fiducia e consapevolezza delle nostre potenzialità.

È più facile resistere di fronte alle tante richieste di un cambiamento, attivare schemi noti, stare fermi nella propria impotenza e sopprimere le emozioni scomode e dolorose. Ma siamo certi che il disagio dovuto al cambiamento passera?

 

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Reazione al Cambiamento: viviamo l’opportunità

Ritornando all’ideogramma cinese accanto al pericolo c’è l’opportunità: anche i momenti più difficili e dolorosi, possono essere fonte di rinnovamento, crescita e arricchimento.

Come si può fare ad affrontare in modo costruttivo il cambiamento?

Accettando il cambiamento: non si può modificare l’evento, lo si può accettare e cercare di ristabilire un nuovo equilibrio. È come una sfida che va affrontata per raggiungere l’obiettivo.

Vivendo profondamente le emozioni: ansia, paura, tristezza vanno vissute fino in fondo perché ci permettono di entrare in contatto con la parte più profonda di noi, di rielaborare il cambiamento, capire di cosa abbiamo bisogno per affrontarlo e diventare consapevoli delle nostre risorse. Sono anche quelle emozioni che ci permettono di chiedere aiuto.

Essendo ottimisti: Seligman (imparare l’ottimismo, 1990) parla della possibilità di “apprendere l’ottimismo” modificando la propria modalità di interpretare le circostanze. Bisogna fermare i pensieri negativi sul sé e sulla natura della situazione, pensare a delle possibili alternative di interpretare le cose e attivarsi per gestire il cambiamento. Il nostro comportamento e le nostre emozioni sono frutto di ciò che pensiamo, modifichiamo il pensiero e il modo di gestire la realtà cambierà.

Uscendo dalla zona di comfort: bisogna lasciare il modo di agire passato e gestire il disagio provato nella nuova situazione di insicurezza. Le vecchie credenze e abitudini spesso non si adattano alla nuova situazione. Porsi obiettivi semplici e raggiungibili per sperimentare nuove modalità di agire, di gestire la quotidianità, di vedere le cose, di essere e relazionarsi. Così si ricostruirà un nuovo equilibrio adatto alle nuove circostanze e amplierà la zona di sicurezza.

Aumentando la propria autostima: avere fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità permette di attivare una risposta positiva al cambiamento e mettere in gioco le risorse.

Avendo pazienza: riadattarsi dopo una rottura richiede tempo e bisogna agire un passo alla volta.

Imparando dal passato: come ho agito altre volte di fronte al cambiamento? Quali sono le mie risorse?

Chiedendo aiuto: rivolgersi a qualcuno di fiducia o ad uno specialista non è un fallimento ma una reazione sana al cambiamento che non si riesce a gestire da soli.

Quindi cambiare comporta mettersi in gioco, fatica, spesso è doloroso e fa paura, ma permette di scoprire parti di sé prima mai esplorate, di rinnovarsi, di aprirsi a nuove opportunità e accrescere le proprie capacità.

 

Non tentiamo di fermare il cambiamento ma lasciamo a noi stessi e alla vita la possibilità di stupirci.

 

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