Sonno e memoria

Alle scuole elementari le maestre e i genitori ci raccomandavano spesso di ripetere le poesie prima di andare a dormire, così ce le saremmo ricordate meglio. Ma è solo una credenza popolare o tra sonno e memoria c’è un legame?

Gli eventi vissuti durante il giorno si consolidano in memorie più o meno stabili grazie ad un processo che avviene durante il sonno nel nostro cervello.

Durante il sonno, le informazioni acquisite durante il giorno si trasferiscono dall’ippocampo alla corteccia prefrontale, trasformandosi in memorie e ricordi.

Se questo processo non si verifica, le informazioni, rimanenti nell’ippocampo vengono sovrascritte dalle nuove informazioni il giorno successivo.

Il sonno, quindi, facilita l’immagazzinamento dell’informazione, consente di formare delle tracce mestiche; secondo alcuni autori questo è possibile perché durante il sonno vengono a costituirsi nuove sinapsi, ovvero nuove connessioni fra le cellule neuronali (le cellule del nostro cervello).

 
Sonno mancato e memoria

Stando a quanto si è appena detto, va da sé che dormire poco o, per meglio dire, dormire male, specie nelle persone anziane, favorisce una perdita di memoria, compromettendo i ricordi.

Per di più questo processo è, ahimé, irreversibile. Secondo alcuni autori, il motivo per cui le persone anziane tendono a dimenticare i nomi delle persone (ad esempio), potrebbe essere dovuto proprio al deterioramento di alcune zone cerebrali che portano quindi ad una scarsa qualità del sonno.

Vari studi dimostrano che la compromissione della qualità del sonno, ad esempio risvegli notturni quali ad esempio le apnee notturne, interferiscono con il consolidamento dei ricordi. Dunque, il focus attentivo non è da rivolgersi esclusivamente alla quantità di sonno, ma anche alla qualità del proprio dormire.