Primavera vuol dire felicità?

La primavera è senza dubbio la stagione della rinascita in cui i cicli della natura si rinnovano e si aprono a nuova vita. Tutto questo ha certamente ripercussioni anche per noi “modernissimi” esseri umani, non solo a livello fisiologico ma anche psicologico e del tono dell’umore. E’ possibile sfruttare tutto questo per sintonizzarci sul rinnovamento che la natura propone; se la felicità non è dietro l’angolo magari è il momento di cambiare strada…

Primavera vuol dire felicità?

“La felicità è una cosa nella quale ci si deve esercitare, come il violino” diceva John Lubbock. Niente facili miracoli quindi né per gli esseri umani né per la Natura.

La primavera è stereotipalmente associata a immagini idilliache somiglianti a fiabeschi giardini dell’Eden, eppure il miracolo della Natura che ogni anno ci stupisce è frutto di un lungo e faticoso processo di preparazione al rinnovamento dal quale gli esseri umani possono aver molto da imparare per costruire la propria personale ambizione alla felicità.

 

La fatica di un fiore che sboccia a primavera

Un team di biologi dell’Harvard’s School of Engeneering and Applied Sciences ha studiato il meccanismo che permette ad un fiore di sbocciare ed aprire i suoi petali. Un evento simbolo della felicità della primavera tutt’altro che banale.

Quello che i ricercatori hanno scoperto, riprendendo minuto per minuto a rallentatore un bocciolo di Lilium, è che la spinta del bocciolo ad aprirsi non proviene dall’asse centrale, come sarebbe intuitivo pensare, ma dai margini dei petali: il fiore, in altre parole, sboccerebbe a causa di uno “stress” interno provocato dal crescere dei petali che lo costringerebbe infine ad aprirsi. Un po’ quello che avviene nel processo del parto nei mammiferi: la felicità di una nuova vita, di cui la primavera è simbolo, sarebbe in ogni caso una faticosa conquista e non un regalo incantato della Natura.

 

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Gli effetti della primavera sul corpo e la psiche

L’aumento dell’intensità e dell’esposizione alle ore di luce, così come della molteplicità di colori, sapori e odori che la primavera comporta ha senza dubbio un effetto anche sull’organismo e la psiche dell’uomo, per quanto civilizzato e ormai tecnologicamente distante dai ritmi della Natura.

Non sempre tuttavia è facile sintonizzarsi sui toni cromatici ed emotivi della felicità che la primavera propone: dai comuni malesseri stagionali (allergie, sonno o stanchezza generalizzata) che rivelano lo stress e la fatica che il nostro organismo sta compiendo per “stare al passo”, a quei disturbi dell’umore ad andamento stagionale che proprio in primavera, quando c’è la massima distonia fra lo stato depressivo interno alla persona e l’ambiente, possono riacutizzarsi.

 

 

Crisi e felicità

In che modo quindi trarre spunto dal rinnovamento della Natura ed accogliere la faticosa conquista della felicità di una rinascita che la primavera propone? La primavera può non essere affatto il momento per doversi sentire “felici a tutti i costi”, ma magari quello per attingere alle proprie risorse interne e rispondere diversamente alla crisi sistemica che stiamo vivendo abbracciando la sfida del cambiamento.

Lo diceva Albert Einstein in un’epoca storica tutt’altro che facile: “La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato' ” (Come io vedo il mondo, 1931).

 

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