Divinamente Roma: intervista a Pamela Villoresi

Giunto alla IV edizione, ritorna il Festival Internazionale della Spiritualità Divinamente Roma. Abbiamo intervistato la direttrice artistica del Festival Pamela Villoresi

Divinamente Roma: intervista a Pamela Villoresi

Divinamente Roma, Festival Internazionale della Spiritualità, torna nella Capitale per il quarto anno con un cartellone ricco di appuntamenti in scena dal 14 al 25 aprile. Danza, musica e teatro per riflettere sul sacro e celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Pamela Villoresi, direttrice artistica di Divinamente Roma, ci racconta la nascita del progetto e il suo rapporto con la spiritualità e la crescita personale.

 

Divinamente Roma è un festival dedicato alla Spiritualità declinata attraverso danza, musica e teatro. Come nasce questo progetto?

Per tanti anni, seguendo un’esigenza profonda, un’istanza del cuore, ho commissionato melologhi e recital a tema spirituale. Non era facile convincere gli operatori a proporre spettacoli che parlassero di anima e di cammino interiore: faticai non poco, ma l’effetto sul pubblico era ottimo e alla fine gli spettacoli hanno ottenuto fama e credibilità. Sulla base di quei risultati mi nacque il desiderio di osare di più e ideare un festival, una grande vetrina, dove artisti di discipline diverse, provenienti da tutte le latitudini e longitudini del mondo, potessero parlare, attraverso la loro arte, delle proprie esperienze e tradizioni religiose, dei propri inciampi, rifiuti, conquiste, insomma proponessero le proprie riflessioni. Ci lottai per anni e alla fine ci riuscii. Il successo fu immediato. Non solo: arrivando a New York trovai un’intera pagina di America oggi che parlava di noi e invitava i lettori ad andare a Roma per Pasqua per vedere il Festival. Così l’anno dopo inaugurammo anche “Divinamente New York”. Abbiamo sempre conferma che il Festival si impone come occasione di conoscenza e muove sentimenti di condivisione, di fratellanza. Il pubblico segue sempre più spettacoli e si lascia coinvolgere. Tutti siamo colpiti da quante cose in comune hanno i veri cammini spirituali quando non sono strumentalizzati e si trasformano in pretesti per discriminazioni e violenze. “Divinamente Roma” è una piccola fucina di pace.

 

La quarta edizione celebra i 150 anni dell'Unità d'Italia, sottolineando l'importanza di valori come Patria e Fratellanza. Quali sono gli appuntamenti più importanti del festival?

Un Festival sulla spiritualità non vuole certo parlare di Patria da un punto di vista politico-geografico, ma cogliere l’occasione per una riflessione più ampia su temi eterni, quali la Terra Promessa, l’Esodo, l’Esilio (che milioni e milioni di esseri umani hanno patito e patiscono quando una patria diventa matrigna), di accoglienza, di solidarietà. Passio Caecilae, musicato da mons. Frisina, ci ha parlato del cammino d’amore che conduce a quella Terra promessa proprio a tutti: il Regnum Beatitudinis; i giovani artisti della comunità cinese di Prato hanno affrontato l’eterno dilemma tra bene e male, ma soprattutto hanno seguito un laboratorio (creato appositamente con il Comune di prato e il Teatro Stabile della Toscana) dove farsi conoscere e sviluppare il proprio talento. La comunità cinese pratese si stima essere di circa 30.000 persone (dato ufficiale ma si pensa essere di almeno 40.000) che in una città di appena 100.000 abitanti ha creato inevitabili problemi e resistenze. Il laboratorio vede lavorare e creare insieme: nuovi toscani, tosco-cinesi di seconda generazione e toscani che studiano cinese, insomma si è gettato un ponte tra le due culture. Noi siamo un popolo di migranti e sappiamo che dal esilio non si torna quasi mai indietro, soprattutto quando i figli crescono nella “nuova terra” e a quella appartengono. Noi pensiamo dunque che all’integrazione non ci sia alternativa ma solo lo scontro sociale; il “Coro del Tempio” con i canti romani ebraici religiosi ci accogli nella Grande Sinagoga di Roma che apre le proprie porte al pubblico del Festival; i cori religiosi siciliani e medievali saranno eseguiti il pomeriggio della domenica di Pasqua a Santa Maria in Trastevere; e il lunedì dell’Angelo, di  mattina, festeggeremo con il gruppo dello Zimbawe, Insingizi, i 50 anni dell’indipendenza dell’Africa.

 

Ha reso omaggio a Giosuè Carducci in una serata di teatro, musica e pittura. Cosa ha ispirato questo spettacolo?

Carducci è stato il vate della Terza Italia. Ha lottato tutta la vita pur l’Unità del nostro Paese, ha commemorato Garibaldi, Mazzini, Mameli, ma soprattutto ha combattuto per l’integrità etica e morale e tuonato contro la corruzione.

 

La spiritualità può essere il luogo d'incontro tra arte e anima? Cos'è per lei?

Un cammino irrinunciabile, un’occasione, una fonte di crescita e conoscenza, un arricchimento, la soddisfazione di fare “la cosa giusta”.

 

La crescita personale passa anche attraverso la crescita spirituale. Qual è la sua esperienza?

Non ho certo raggiunto nessun obiettivo ma penso di essere migliore di prima, prima di mettermi in cammino dico. Riflettere sulle parole di persone illuminate mi nutre, mi ridona quiete e fiducia, mi libera da meccanismi e rovelli che non mi fanno stare bene né con me né con gli altri. Ogni conquista interiore mi fa dare risposte più adeguate alla vita. E conoscere il percorso di altri artisti mi fa crescere e mi dà gioia.

 

Potete trovare sul sito di Divinamente Roma il calendario degli appuntamenti e i dettagli sugli spettacoli e le location.

(22 aprile 2011)


Fonte immagine: Divinamente Roma