I medici-musicisti che le "suonano" al Covid

Una canzone per raccontare la vita di corsia ai tempi della Pandemia. All'Asl di Arezzo due medici hanno messo in musica emozioni e speranze di pazienti e personale ospedaliero, così è nato il brano "I woke up".

Medici covid

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Marco Feri e Paolo Angori hanno rispettivamente scritto e musicato “I woke up”, la canzone che combatte il Covid -19 dalle corsie del reparto Anestesia e Rianimazione della Asl Sud Est di Arezzo. Francesco Cianci ha girato il video, tingendo di bianco tutte le immagini, a rimarcare un allontanamento sensoriale e richiamando al lutto.  

 

I woke up è un canzone scritta da Marco Feri, sui dialoghi che teneva con i pazienti positivi al Covid, Perché Feri è medico anestesista nella Rianimazione di un'Asst aretina e quindi in prima linea contro la pandemia.

Medici, infermieri: abbiamo chiamato angeli, eroi durante la prima ondata di contagi di coronavirus, ora li scopriamo artisti: la canzone, infatti, è piaciuta molto ai pazienti della struttura e ha già superato le 4mila visualizzazioni su Youtube. 

 

Perché proprio una canzone per parlare di Covid?

Io e il cardiologo che ha musicato questo brano facciamo parte di un gruppo musicale che si chiama M&M, come le famose pastigliette dolci, e sta per "Medici &Musica". 

 

Noi suoniamo per beneficenza: abbiamo donato pc a una scuola del territorio e con la questa attività collaboriamo con associazioni che supportano le persone disabili e realtà locali di Arezzo. 

 

Una sera, ripendando alla mia giornata lavorativa, ho iniziato a comporre alcuni versi mettendoli nero su bianco. Poi avevo questi fogli davanti, ho riletto quello che ho scritto e ho pensato non fosse male, anzi ci ho trovato della musicalità, ma ho pensato che con la lingua inglese avrei potuto accentuarla, perché l'inglese è molto più musicale, sebbene alcune frasi fossero difficili da tradurre in italiano. 

 

L'ho scritta e poi ho chiamato Paolo, il mio collega cardiologo, per chiedergli se poteva arrangiare una musica. Lui mi ha proposto tre arrangiamenti, da cui abbiamo ricavato il pezzo che abbiamo poi realizzato

 

Medici musicisti covid

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Medici musicisti Covid

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Lavorate sempre così?

Questo è il nostro primo singolo, nato così, spontaneamente. L'abbiamo realizzato a distanza a causa del lockdown

 

Poi ci siamo rivolti a un nostro amico per la parte grafica e io ho chiesto che esprimesse tutta la sofferenza del testo, ma anche della gente che stava a casa e la sofferenza dei pazienti. È diventata una canzone di speranza, ho voluto raffigurarlo con quell'uomo che si alza con il cielo nuvoloso premonitore. In questo brano, c'è tutto un intreccio tra quello che senti in laboratorio e quello che sentono i pazienti.

 

Il video poi prosegue come se le immagini fossero sommerse in un mare di latte. È tutto “imbiancato”. Perché?

Il bianco, poi, diafano allude anche alle persone a casa, a coloro che hanno perso il lavoro, o quelli che non hanno più contatti. Per questo ho dato indicazioni al grafico Francesco Cianchi di fare il video tutto bianco, a rappresentare tutta la diafania del mondo Covid

 

C'è anche tutto l'allontanamento sensoriale, perché noi siamo vestiti con le tute, abbiamo le maschere, abbiamo le orecchie tappate, vediamo poco perché spesso ci si appannano gli occhiali, la voce ci arriva distante, gli odori non si sentono, non si riesce a capire se sorrido o non sorrido: è tutta una situazione di allontanamento tra uno e l'altro che colpisce sempre. Inoltre, il bianco era anche il colore del lutto e lo è tuttora in paesi stranieri. 

 

Alla fine siamo tutti malati, il bianco richiama come un rituale che si ripete uguale tutto il giorno. 

 

La canzone ripete due frasi "Cosa accadrà?" e "Non lo so".

Sì, "Cosa accadrà?" era la domanda che mi chiedevano in continuazione tutti i pazienti, ma io non potevo saperlo, ma io non potevo rispondere "Andrà tutto bene". Per loro c'era un sorriso, per quanto visibile. È come ne Il giorno della marmotta, dove il protagonista rivive sempre la stessa giornata, che si ripete sempre in modo uguale in ogni suo dettaglio ed è la stessa iterazione che sente su di sé chi sta a casa. 

 

Alla fine, però, nella canzone si pronuncia la parola "Fortuna" che è l'augurio a noi stessi, a tutti i pazienti che non si sono aggravati, a tutta la popolazione che potrà in qualche modo ripartire. E' un augurio a risvegliarci, anche se sopra il cielo è nuvoloso: infatti, siamo ripartiti con il lockdown.

 

A che punto è adesso ad Arezzo l'emergenza Covid?

Noi siamo stati fortunati con la prima ondata, che qui è arrivata in ritardo rispetto al Nord Italia, permettendoci di informarci e prepararci. Tuttavia, con la seconda ondata siamo allo stesso punto.

 

Cosa farete della canzone finita l'emergenza Covid?

La canzone non si può cantare o ballare in un concerto, anche se con questa apriremo e chiuderemo i nostri concerti di beneficenza.

 

L'abbiamo fatta una sola volta dal vivo: io al sax e Paolo alla chitarra ed è stato struggente, perché la registrazione è stata fatta a casa, malgrado tutti  - anche musicisti noti - dicano sia un pezzo bellissimo.

 

Da medico, che cosa consiglia a chi ha paura di contagiarsi?

Consiglierei di mantenere la lucidità necessaria ogni volta che siamo di fronte a una situazione che può essere pericolosa: noi dobbiamo rimanere lucidi, avere l'accortezza per noi e per gli altri di adoperare i device di protezione: mascherina, lavarsi  frequentemente le mani e le altre misure che ci consigliano tutti i giorni.  

 

Io sono tranquillo perché mi proteggo. Frequentiamo luoghi pubblici che mantengono alta la guardia. Bisogna cercare la libertà di essere partecipi di una battaglia a livello sociale e personale. Le cose che vediamo in televisione sono veramente terrificanti. Tranquillità e accortezza ci permetteranno di vincere questa battaglia.