Come si risolvono i traumi con l'EMDR?

Il metodo EMDR quanto è efficace nel trattamento di traumi e psicopatologie?
Micaela Barnato, psicologa del direttivo dell'Associazione Emdr, risponde e suggerisce esercizi per affrontare mirati pe affrontare stati traumatici come la tecnica del «Posto al Sicuro».

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L’Emdr – acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing è stato descritto per la prima volta nel 1989 da Francine Shapiro, oggi ricercatrice al Mental Research Institute di Palo Alto, California, e successivamente sviluppato nel 1990. Mentre Shapiro passeggiava in un parco, si accorse che il movimento degli occhi da destra a sinistra agevola la riduzione delle emozioni negative legate a ricordi traumatici

 

La tecnica dell'Emdr è oggi ampiamente diffusa nel mondo e in Italia come risposta terapeutica di fronte a traumi e psicopatologie. Ne parliamo con Micaela Barnato, psicologa del direttivo del centro Emdr.

 

Ambiti di applicazione dell'EMDR

È un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia a eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti - chiarisce la psicologa -. È un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 44 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici e le dipendenze
 

La terapia Emdr ha come base teorica il modello Aip (Adaptive information processing) che postula che gli effetti disturbanti che si verificano in seguito a un trauma psicologico causano una mancata sistematizzazione e memorizzazione nei network neurali di immagini, pensieri, emozioni e sensazioni associati all’evento che lo ha causato, disregolando il sistema innato di elaborazione di informazioni. 

 

A causa di ciò le informazioni non integrate sono più facilmente riattivate da stimoli che richiamano l’evento traumatico iniziale e possono dare origine a risposte di tipo emotivo, cognitivo e somatico. L’obiettivo della terapia Emdr è quello di accedere a queste esperienze memorizzate in modo disfunzionale e di facilitare l’integrazione delle memorie traumatiche stimolando i processi neurali naturali del consolidamento della memoria. Nel corso della terapia si affrontano i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni e patologie. E’ una terapia adatta a tutte le età, dai più piccoli ai più grandi”. 

 

I movimenti oculari dell'Emdr

Shapiro riferiva che movimenti oculari volontari riducevano l'intensità dei pensieri negativi disturbanti, ma come si trova il movimento oculare che distrae dal trauma? 

 

I movimenti oculari saccadici e ritmici tipici della terapia Emdr, concomitanti con l’individuazione dell’immagine traumatica, delle convinzioni negative ad essa legate e del disagio emotivo, facilitano la rielaborazione dell’informazione, fino alla risoluzione dei condizionamenti emotivi - aggiunge l'esperta -. In questo modo l’esperienza è usata in modo costruttivo dalla persona ed è integrata in uno schema cognitivo ed emotivo non negativo”.


Christopher William Lee e Pim Cuijpers hanno condotto uno studio per verificare se i movimenti oculari influenzano significativamente l'elaborazione dei ricordi dolorosi (I) giungendo alla conclusione che l’effetto di distanziamento prodotto dalla stimolazione bilaterale fornisce alla persona la possibilità di focalizzarsi sulle memorie traumatiche senza esserne sopraffatta e “rivivere” l’esperienza traumatica.

 

Lee e Cuijpers (2013) hanno condotto una meta-analisi per determinare l’efficacia dei movimenti oculari quando vengono processate memorie emotive - aggiunge Barnato -. I loro risultati supportano l’inclusione del movimento oculare sia per il trattamento in ambito clinico che nell’ambiente di laboratorio, dimostrando l’importanza della fedeltà al trattamento quando si utilizza l’Emdr. I vantaggi avvallati del compito aggiuntivo dei movimenti oculari nell’Emdr sono il distanziamento e la riduzione della vividezza e dell’emotività del ricordo”.

 

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Quali traumi affronta l'Emdr?

La parola «trauma», dal greco τραῦμα (-ατος) «ferita», indica un turbamento dello stato psichico prodotto da un avvenimento dotato di notevole carica emotiva.

 

Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui può andare incontro una persona nel corso della vita - commenta la psicologa -. Esistono i “piccoli traumi” o «t», ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti che sono in genere collegate a eventi di vita e a relazioni traumatiche. Si possono includere in questa categoria eventi come un’umiliazione subita, conflitti o delle interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia. Accanto a questi traumi di piccola entità si collocano i traumi «T», ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali, abusi, incidenti, gravi malattie, etc. 
 

 

Nonostante gli eventi sopra descritti riferiti alle due tipologie di trauma siano molto differenti, la ricerca scientifica ha dimostrato che le persone reagiscono, dal punto di vista emotivo, mostrando gli stessi sintomi”.

 

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L'autoguarigione dal trauma nell'EMDR

L’Emdr sostiene che la mente ha la capacità di guarire se stessa. Come ci riesce? La possibilità di guarire è interamente in mano al paziente? Si potrebbe dire, dunque, che ognuno di noi ha le risorse per guarire se stesso?

 

Il nostro cervello possiede un naturale meccanismo innato di elaborazione degli eventi in un’ottica di autoguarigione; tale sistema è presente in tutte le persone ed è fisiologicamente orientato alla salute è programmato inoltre per integrare esperienze interne ed esterne che vengono quindi tradotte in ricordi fisici immagazzinati. Quando questo sistema funziona in modo appropriato è in grado di «digerire» e «metabolizzare» le diverse esperienze.
 

 

Tuttavia, vi sono certi accadimenti che, proprio per la loro gravità, possono bloccare questo sistema. L’evento viene così immagazzinato nel cervello in maniera disfunzionale con le stesse emozioni, sensazioni e pensieri collegati all’evento originario che possono interferire col normale funzionamento della persona. Durante le sedute di Emdr, è il sistema di elaborazione innato e naturale del paziente che fa l’elaborazione spontaneamente. Per questo motivo l’Emdr è un metodo terapeutico efficace e breve, come confermato dalla ricerca".

 

Esercizio del "posto al sicuro" nell'EMDR

Esistono alcuni esercizi che si possono fare con i pazienti come l’esercizio del «Posto al Sicuro» e l’Installazione di Risorse - prosegue Barnato -: si lavora sulla parte più funzionale del paziente e sul senso di autoefficacia attraverso la ricerca di prestazioni positive in passato, l’individuazione di modelli vincenti, figure di supporto e sensazioni positive che vengono rafforzate.
 

Esercizio del «Posto al Sicuro»

Si tratta di una tecnica immaginativa che aiuta il paziente a tornare in uno stato di calma e benessere.  È uno dei primi esercizi di rilassamento che vengono insegnati in un percorso terapeutico, come risorsa a cui ricorrere quando i sintomi si fanno intensi, quando il lavoro di elaborazione fa emergere emozioni intense e talvolta destabilizzanti. Per il suo apprendimento serve fare pratica in un luogo tranquillo, ma una volta acquisito lo possiamo usare ovunque proprio perché è a livello di immagini e sensazioni ad esse collegate; più riusciamo ad arricchire a livello di percezioni il nostro luogo al sicuro più riusciamo a farlo nostro. A volte non è un qualcosa di immediato ma l’esercizio continuo e costante ci permette di renderlo sempre più efficace. La persona può pensare a questo "luogo" ogni volta che si sente agitato o ha bisogno di una pausa dalla tensione quotidiana: potrà richiamare l’immagine del suo posto al sicuro e questo potrà aiutare il corpo e la mente a tornare in uno stato di calma”.

 

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La ricerca in questo campo: le basi neurobiologiche dell’Emdr

“La ricerca focalizzata sull’Emdr è cresciuta molto in questi anni e le tecniche di neuroimaging si sono dimostrate un potente mezzo di indagine per esplorare i correlati neurobiologici - conclude la psicologa -. L’impatto dell’Emdr sulle regioni cerebrali corticali e sub-corticali, coinvolte nel disturbo da stress post-traumatico, è stato dimostrato da diversi studi che attestano una chiara associazione tra la scomparsa dei sintomi e la normalizzazione degli squilibri funzionali.

 

In questo ambito sono state utilizzate sia metodologie che permettono di confrontare lo stato neurobiologico pre e post trattamento, sia tecniche che consentono di monitorare l’attivazione corticale durante le sessioni Emdr. I recenti avanzamenti nel campo della ricerca sulla terapia Emdr hanno inoltre postulato alcuni possibili meccanismi d’azione che facilitano l’elaborazione di memorie traumatiche patologiche”.

 

Note 
I) Lee, C.W., Cuijpers, P. (2013).Lee, C.W., Cuijpers, P. (2013), “A meta-analysis of the contribution of eye movements in processing emotional memories”. Journal of Behavior Therapy and Experiential Psychiatry, 44(2), 231-239. doi:10.1016/j.jbtep.2012.11.001.