Giovani e disoccupazione

Si sente sempre più parlare del problema dei giovani e della disoccupazione: come mai proprio i giovani, che dovrebbero portare nuove energie nel mondo del lavoro, di fatto ne restano esclusi? Come fare a vivere un momento di crisi professionale senza abbattersi e rinunciare ai propri sogni? Vediamolo insieme

Giovani e disoccupazione

Giovani e disoccupazione. A ben vedere sembra quasi un ossimoro. Com’è possibile, infatti, che ci si ritrovi disoccupati in quella che dovrebbe essere la stagione più produttiva della vita? Eppure le cose stanno proprio così. Se non un ossimoro, che almeno si conceda di chiamarlo paradosso, questo terribile stato di cose per cui, proprio quando ci si trova nella forza mentale e fisica per affrontare al meglio le sfide della vita, di fatto non si ha la benché minima attività da svolgere o per la quale sentirsi veramente utili. Un po’ come un aborto, se vogliamo, visto che a ciascuno è dato di crescere tra i banchi della scuola, maturando sia personalmente che dal lato della formazione, ma solo per arrivare a un punto in cui pare che non si debba crescere più, e proprio perché l’ingresso nel mondo del lavoro viene di fatto precluso, oppure perché lo si è semplicemente sfiorato passando da uno stage all’altro, e senza che a questo sia magari corrisposta una reale crescita come professionista.

 

Giovani e disoccupazione: mai abbattersi

Quasi come a girarci intorno, al mondo del lavoro. Come degli spettatori cui non è mai dato di salire sul palco per sentirsi finalmente protagonisti. Tuttavia un altro ossimoro potrebbe anche essere quello di creare un perfido accostamento tra la parola “giovani” (con tutto il suo carico di significati legati a speranza, freschezza, futuro e passione) e quelle ben più cupe di “disperazione, “disincanto” e “sfiducia”. Se da una parte è dunque vero che la situazione è critica, dall’altra però non si può neanche immaginare che un giovane soccomba al periodo di crisi buttando alle ortiche tutti i suoi sogni di carriera, sogni che in verità non sono quasi mai legati alla mera realizzazione professionale ma ad un qualcosa di molto più intimo e profondo: la necessità, cioè, di vedersi realizzati prima di tutto come individui, in un incontro “fortunato” tra le proprie passioni, il talento individuale e il lavoro che, comunque, ci tocca di dover svolgere ogni giorno per portare avanti le nostre vite.

 

Fonte immagine: Phil and Pam