Gioco simbolico e aggressività

Le ricerche psicologiche lo confermano ormai da tempo: l’esposizione quotidiana alle scene di violenza in tv aumenta il rischio, nei bambini, di sviluppare per imitazione comportamenti e atteggiamenti aggressivi e stereotipati. Un “antidoto” sarebbe rappresentato dal gioco simbolico: “fare finta” consente ai bambini di imparare a gestire gli impulsi aggressivi e a distinguere fra fantasia e realtà, fra finzione e agiti concreti consentendo loro di impersonare sia il ruolo di aggressori che di vittime.

Gioco simbolico e aggressività

L’esposizione ripetuta dei bambini a scene violente in film e trasmissioni televisive aumenta la probabilità che questi sviluppino, nel breve o lungo periodo, comportamenti analoghi; un apprendimento imitativo dell’aggressività mediato dai mezzi televisivi che confonde il piano della finzione con quello della realtà. Il gioco simbolico consente invece non solo di imparare a gestire l’aggressività dei bambini, ma anche di “tamponare” gli effetti della violenza virtuale.

 

L’aggressività dei personaggi televisivi

In un recente studio sul gioco simbolico e l’aggressività nei bambini lo psicologo dell’età evolutiva Serge Tisseron (Tisseron, S., Prevenir la violence e le harcèlement scolaire, Journal des psychologues, 299, 28-32, 2012) sottolinea come le immagini televisive, e in particolare le scene di violenza, siano in grado di “catturare” con estrema forza e immediatezza l’attenzione emotiva e cognitiva del bambino proponendo personaggi unidimensionali che agiscono con un’aggressività spesso vincente e esente da sanzioni o conseguenze “realistiche”. Così facendo la televisione propone modelli stereotipati e accattivanti che si prestano ad essere imitati dai bambini senza il filtro della finzione.

 

La dimensione “come se” del gioco simbolico

Tisseron sottolinea come l’utilizzo del gioco simbolico possa rappresentare un fattore protettivo che media l’esposizione di violenza televisiva e lo sviluppo di aggressività nei bambini. Far finta di aggredire un proprio coetaneo consente al bambino di imparare a esplorare e gestire l’aggressività in una dimensione “come se” dove può sperimentare e manipolare nella fantasia e con l’immaginazione i propri impulsi senza che questi vengano agiti distruttivamente nella realtà. Inoltre, potendosi calare nei panni di diversi personaggi, il bambino può sperimentarsi, col gioco simbolico, non solo nel ruolo dell’aggressore, ma anche in quello della vittima o del salvatore ampliando i modelli intorno ai quali poter costruire la propria identità e gestire l’aggressività.

 

LEGGI ANCHE L'IMPORTANZA DEL GIOCO TRA PARI

 

Lo spazio transizionale del gioco per gestire l’aggressività

Come diceva Donald Winnicott la dimensione del gioco rappresenta uno “spazio transizionale” quale dimensione psicologica intermedia fra mondo interno e mondo esterno, un’area potenziale dove poter esprimere e ristrutturare le esperienze e le emozioni ad esse correlate accedendo alle proprie risorse di creatività e immaginazione. In tal senso la televisione da sola difficilmente può rappresentare un giocattolo “sufficientemente buono” perché sequestra le risorse emotive e cognitive del bambino inaridendo la sua creatività. Le scene di violenza in tv non sono un gioco, perché lo diventino è necessario che l’aggressività venga inscenata e traslata nella dimensione del simbolico e dell’immaginario dove il bambino può essere libero di esplorarla in tutta sicurezza.

 

Immagine | Nemo