Convivenza o matrimonio? Questo è il dilemma

Negli anni ’70 la convivenza in alternativa al matrimonio era simbolo di un’ideologia culturale e sociale che voleva essere controcorrente e in alternativa rispetto al conformismo dominante. Oggi la situazione potrebbe essersi ribaltata: è il matrimonio la scelta in “controtendenza”?

Convivenza o matrimonio? Questo è il dilemma

Erano gli anni della contestazione giovanile, dello storico movimento del ‘68 quando si rivendicava il diritto alla libera espressione dell’amore e della sessualità senza vincoli conformisti o discriminazioni.

Non sposarsi era, all’epoca, una vera e propria scelta “ideologica” che sottendeva tutto un universo di valori sociali e culturali sostenuti anche da movimenti politici, sociologici e filosofici.

Una scelta, quella della convivenza in alternativa al matrimonio (specie se cattolico), tutta figlia ed espressione di un’epoca. E oggi? Che significato assume la convivenza rispetto al matrimonio?

 

La convivenza sta surclassando il matrimonio?

Oggi sempre meno coppie scelgono il matrimonio ed è talmente diffusa la scelta della convivenza da non fa certo scalpore, anzi. Sembra che, dopotutto, la convivenza sia diventata una scelta “normale” che si dà quasi per scontata, che non desta clamore e non rappresenta più un comportamento alternativo o in controtendenza.

In controtendenza sembra piuttosto essere il matrimonio, sempre più in crisi, almeno stando ai dati riportati dall’Istat.

E, mentre la convivenza assume un paradossale sapore “conformista”, imperversano rivendicazioni di diritti giuridici e sociali delle così dette “coppie di fatto” per etero e omosessuali. Cosa sta succedendo?

 

Convivenza e amore liquido

Uno dei più grandi sociologi dei nostri tempi, Zygmunt Bauman, parla in un suo celebre libro di Amore liquido alludendo a quelle forme di rapporto di coppia figlie del post-modernismo fatte non più di promesse, di impegno o di progetti, quanto piuttosto di modalità di comunicazione sempre più “virtuali”, elastiche e disimpegnate.

Rapporti che sono mantenuti finché esiste una qualche forma di convenienza o di accordo tra le parti, che implicano un investimento e un coinvolgimento limitato in modo da poter essere facilmente sciolti e riconvertiti in altro quando “cambia il vento”.

In tal senso, afferma Bauman, la convivenza nella nostra attuale società (diversamente dalle valenze che assumeva nel ’68) riesce ad assumere maggior attrattiva, rispetto al matrimonio, perché non implica giuramenti o dichiarazioni, ma consente, al contrario, di lasciarsi un po’ “tutte le porte aperte”.

In una società dove tutto cambia in fretta, anche i legami quindi sembrano assumere una forma “liquida” tale per cui possano farsi e disfarsi con estrema velocità.

 

Le false separazioni: la spending review del matrimonio

 

La società post moderna e i legami di coppia

In una cultura come quella attuale che predilige soluzioni “usa e getta”, risultati e gratificazione immediati del tipo, dice Bauman, “soddisfatti o rimborsati”, non sembra esserci posto per l’impegno, la progettualità, la fatica emotiva dell’investimento a lungo termine.

Gli amori “liquidi”, che secondo Bauman esitano in convivenze piuttosto che nel matrimoni, sembrano essere il corrispettivo di una società e di un’umanità che, di fronte alla mancanza di garanzie contro l’incertezza e l’ignoto, rinuncia a costruire, a investire: in altre parole rinuncia a sognare.

Tutto, anche i legami di coppia, dev’essere fluido, facile da creare e da distruggere, l’importante è non sentirsi soli ma nemmeno troppo legati, sia mai convenisse dirigersi poi da un’altra parte.

 

Matrimonio: rinunciare alla libertà o accettare l’incertezza?

Riflettendo sulle tesi di Bauman, sembra di avere a che fare con un’umanità che manca di coraggio. La convivenza sarebbe libertà mentre il matrimonio una costrizione senza garanzia di successo?

Dipende che significato si vuol dare anche a questo secondo termine. Se fino a 30 o 40 anni fa il matrimonio poteva rappresentare il baluardo di una società conformista, cattolica e patriarcale, può oggi rappresentare anche altro?

Il matrimonio in fondo è un’istituzione che fonda antropologicamente tutte le società umane, di ogni tempo e parte del globo, sembra parziale ridurlo agli stereotipi banalizzanti di un’epoca limitata della storia dell’occidente.

Il “finché morte non ci separi” sarebbe solo un’ipocrisia rispetto ad un futuro incerto? Sposarsi non significa necessariamente illudersi che tutto rimarrà uguale o conforme alle proprie aspettative.

Il matrimonio potrebbe anche significare assumersi proprio il rischio e l’incertezza che qualunque vita insieme comporta. Scrive Bauman “in ogni amore, ci sono due esseri, ciascuno dei quali è la grande incognita nelle equazioni dell’altro. È questo che fa percepire l’amore come un capriccio del destino: quello strano e misterioso futuro, impossibile da predire, prevenire o evitare, accelerare o arrestare. Amare significa offrirsi a quel destino, alla più sublime di tutte le condizioni umane, una condizione in cui paura e gioia si fondono in una miscela che non permette più ai suoi ingrediente di scindersi” (Bauman, Z., Amore liquido, Laterza, Bari, 2003, p. 11).

 

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