Nella sua giornata, riflettiamo sulla libertà di stampa

I fatti tragici che hanno colpito la Francia e la redazione di un giornale satirico sono stati per molti un momento di riflessione sulla libertà di parola. Approfittiamo della Giornata per la libertà di stampa per riflettere sul significato e sulla portata di tale libertà. Esiste un limite?

Nella sua giornata, riflettiamo sulla libertà di stampa

La libertà di stampa è una grande ed importante conquista che ha faticato ad affermarsi nella mentalità comune e trovo che sia giusto festeggiarla.

Il 3 Maggio è la Giornata per la libertà di stampa e quest'anno siamo al XX anniversario. Una puntualizzazione importante viene dal segretario della Nazioni Unite che sottolinea (come per molte altre conquiste) che non dobbiamo dimenticarci di dare per scontata questa libertà e che i diritti non sono il frutto di un processo automatico, ma necessitano di un ambiente libero in grado di accoglierli.

 

La Giornata Mondiale

I Mass media oggi ci permettono di partecipare attivamente alla discussione globale sui fatti che accadono nel mondo. Questo ci sembra banale, ma l'informazione storicamente è stata un'arma di potere in grado di poter condizionare coloro che non avevano un accesso diretto alle informazioni.

Anche in un mondo libero ci sono dei problemi e i giornalisti odierni si trovano a concorrere con una cattiva informazione fomentata dai canali digitali, ma anche dalle conseguenze di essere liberi di diffondere notizie scomode.

L'Unesco ha scelto come tema per la Giornata Mondiale della libertà di stampa del 2015 "Parlare senza timore: assicurare la libertà d’espressione in tutti i mezzi d’informazione ". La libertà non dovrebbe, ma purtroppo può, essere accompagnata al timore di parlare.

Più di 600 giornalisti sono morti negli ultimi 10 anni e solo in un caso su 10 si è trovato il colpevole. La società e il modo in cui accetta e gestisce la libertà sono il substrato necessario affinché tale libertà sia reale e portata avanti.

 

Come difendersi dai mass media e dalle false notizie?

 

Il caso Hebdo

Quest'anno l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo ha portato la questione della libertà di stampa e della satira alla ribalta. Non so se abbiate avuto la mia stessa percezione, ma le reazioni delle persone comuni (diciamo il vero substrato societario della libertà di stampa) si avvicinavano a uno di questi due estremi:

  • non dovevano essere uccisi anche se la loro satira era stata giudicata offensiva dal gruppo colpito perché ognuno può dire ciò che vuole;
  • non dovevano continuare a pubblicare quei contenuti se non volevano essere uccisi perché erano stati avvisati, dunque non c'è da essere sorpresi.

Proviamo a prendere queste due opinioni estreme per riflettere più in profondità su cosa implica questa libertà di stampa.

 

Lettori, interlocutori o co-autori

Dire ciò che si vuole in un mondo come il nostro dove i canali comunicativi ormai sono molto diffusi e a due vie porta alla ribalta il ruolo del destinatario di tali contenuti in termini di numerosità (oggi si attinge direttamente alla notizia) e alla sua partecipazione (non esiste più il lettore, chi vuole interagisce e contribuisce allo sviluppo della notizia).

La satira per sua natura è pungente, come può esserlo la libertà, ma sono davvero entrambe senza limiti? Martin Luther King sosteneva: “La mia libertà finisce dove comincia la vostra.”, ciò implica una visione basata sul rispetto reciproco di chi vuole parlare, ma anche di chi ne è oggetto.

Chi subisce la satira oggi è esposto a un grande pubblico e ha tutta la facoltà di replicare; il non farlo è una scelta comunicativa che ha un suo significato ed è supportata dallo stesso diritto di dire ciò che si pensa.

In una logica aperta la libertà della satira potrebbe risiedere nella possibilità di creare le basi per una conversazione in cui anche la "vittima" è coinvolta.

Anche Voltaire si è espresso sul tema affermando “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo".

Sembra una triste premonizione della scelta della redazione francese: esercitare il diritto di non smorzare i toni, di non assecondare la sensibilità (eccessiva o no, a voi la scelta) del proprio bersaglio e di credere nella libertà di stampa in modo totale e assoluto al di fuori dell'ambiente in cui diventa una pedina tra gruppi reali di persone.

 

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