Le neuroscienze e il processo psicoanalitico relazionale

Studi neuroscientifici dimostrano come la relazione autentica terapeutica tipico della psicoanalitica relazionale permette di stimolare alcune aree del cervello destro deputato all'elaborazione e al riconoscimento degli stati di consapevolezza e a richiamare contenuti inconsci presenti nel nostro sè storico e di ri-organizzarli in nuovi modi di regolazione interattiva tra sè e il terapeutra.

neuroscienze-psicoanalisi

Credit foto
©Dmitrii Shironosov / 123rf.com

Riflettendo su cos’è la psicoanalisi

Quando si pensa alla psicoanalisi, dalle riviste popolari viene presentata l’immagine del paziente sdraiato sul lettino e l’analista dietro di esso in cui non c’è alcuno scambio visivo e nessuna interazione tra i “non verbali” delle due persone presenti nel setting, tanto meno un confronto di reciproco scambio: il paziente parla quasi a senso unidirezionale e l’analista è visto come uno schermo con cui non si ha interazione reale e prevale un’emozione tendenzialmente di frustrazione da parte di cerca di contattare il personale profondo.

Oggi con la psicoanalisi relazionale e intersoggettiva, contemporanea, il setting è molto cambiato. L’intreccio interdisciplinare tra studi empirici di osservazione, di riflessioni filosofiche, neuroscienza e clinica ha permesso di validare e definire in maniera più chiara la teoria e la pratica psicoanalitica in termini di mutua interazione umana e regolazione reciproca tra il richiedente e il terapeuta.

 

La psicoanalisi contemporanea e l’interazione terapeutica

La psicoanalisi è attenta e soprattutto immersa nello scambio interattivo che avviene sia a livello verbale sia a livello non verbale nella relazione tra chi richiede terapia e chi la offre in un continuo “confronto tra due soggettività differentemente organizzate ma in continua interazione e crescita”.

Allan N. Shore, è uno dei più rilevanti neuroscienziati americani e si occupa di come gli effetti della pratica psicoanalitica contemporanea influenzano toccando, direi oltre l’anima, anche i circuiti cerebrali del nostro sistema neurale dell’emisfero destro sotteso a diverse funzioni.

Le esperienze significative tra chi si prende cura di noi nel periodo infantile “organizza modelli di crescita” che influenzano “l’organizzazione mentale in interazione con le altre menti, impariamo a regolarci affettivamente e ad organizzarci poiché c’è un intreccio sul nostro sviluppo su più dimensioni, le emozioni, gli affetti, le cognizioni si strutturano, ma non solo, anche i cambiamenti cerebrali caratterizzano i meccanismi più profondi della nostra organizzazione adulta e della nostra condizione umana”.

 

Tra psiche e biologico: I processi inconsci e l’emisfero destro

In particolare Shore è interessato al modo di come i “processi inconsci” di cui la psicoanalisi si è sempre occupata, oltre al un profondo processo di elaborazione che avviene, dà importanza sempre di più “all’interazione reale e autentica della coppia analitica”. Questa esperienza poiché significativa e profonda, è vissuta in termini di una nuova esperienza relazionale e di sviluppo.

Ciò è possibile se il terapeuta è un professionista capace di sintonizzarsi con gli stati del paziente e non espone il paziente a ri-traumatizzazioni di esperienze non rispondenti, e ciò influenza anche la trasformazione dei sistemi neurali del nostro cervello.

Infatti l’emisfero destro è deputato all’analisi delle informazioni che l’individuo riceve direttamente dai segnali non verbali corporei e dalle emozioni più in generale. Il linguaggio è acquisito successivamente durante il nostro sviluppo umano, se pur integrato con l’aspetto non verbale le nostre prime interazioni non verbali sono conservate nell’emisfero destro, considerato anche per questo motivo il “substrato biologico dell’inconscio umano”.

L’emisfero destro più del sinistro è interconnesso con le regioni limbiche deputate alla regolazione emotiva, permette di costruire un’immagine di sé corporea del Sé e di distinguersi con la relazione con l’ambiente “il Sé, dal non Sé” e richiama alla mente le informazioni autobiografiche, permette di elaborare le informazioni che provengono dal contatto visivo, dalle espressioni facciali, mantiene un senso di sé coerente e continuativo poiché è deputato per produrre la consapevolezza e il riconoscimento soggettivo e intento all’elaborazione di tutto il materiale relazionale. In particolare la corteccia orbito frontale dell’emisfero destro è il livello più sofisticato del cervello destro poiché vengono elaborate le informazioni affettive e le informazioni pre-verbali e non verbali che maturano appunto molto presto.

 

La psicoterapia psicoanalitica come ripristino di processi autoregolatori bloccati

Oggi c’è uno spostamento sostanziale del campo di attenzione in cui il paziente non dipende dalle interpretazioni dell’analista ma il lavoro terapeutico mira a sviluppare capacità di auto osservazione di ciò che avviene nel proprio interno sconosciuto in interazione con l’altro (tranfert e controtrasfert). Le aspettative traumatiche in questa particolare relazione terapeutica di sicurezza vengono disconfermate e anche cerebralmente oltre che umanamente si ha l’opportunità di fare una diversa esperienza.

Inoltre l’esperienza clinica ha messo in evidenza come la capacità empatica e immersivamente comprensiva del terapeuta provoca cambiamenti sulla psicobiologia del paziente poiché quest’ultimo sperimenta esperienze di sintonizzazione ai suoi stati emotivi ed è in grado con l’aiuto del terapeuta di pensare ai suoi processi inconsci. In tutto questo, un attento terapeuta partecipa e sostiene i processi in atto in base ai ritmi del paziente.

Il sistema nervoso autonomo e quindi i circuiti del sistema simpatico a dispersione energetica e parasimpatico deputato alla conservazione di energia, quindi, funzionano in maniera adattiva ed equilibrata quando l’ambiente è “vissuto sicuro” attraverso una regolazione psicobiologica dell’organismo in relazione con l’altro. Quando abbiamo avuto l’opportunità di acquisire buone capacità regolatorie, il funzionamento dell’emisfero destro è capace di correggersi spontaneamente poiché è capace di utilizzare le sue funzioni autoriflessive anziché adattarsi con rigide difese apparentemente incomprensibili.

Infatti, in quest’ultimo caso la condizione interna è sregolata quando questa funzione regolativa non è stata modulata dalle persone significative e tendenzialmente ciò che percepiscono riguardano imminenti pericoli, rischi di ricadere nel dolore, paura di rivivere situazioni poco strutturanti e viene messa a rischio la continuità e l’integrità del proprio senso del Sé  anche a livello cerebrale ne siamo stressati.

Dissociazioni, iperattivazioni (stati ansia fino all’attacco di panico) disturbi del sé (disturbi di personalità) sono la conseguenza di percezioni della propria soggettività e di digregolazioni percettive tra il Sé e l’altro deragliate nel suo naturale sviluppo.

La psicoterapia psicoanalitica in questo prospettiva è intenta a recuperare la relazione emotiva che a lungo andare permette di acquisire modalità regolative per il Sé in relazione con l’altro permettendo un nuovo modo di organizzarsi mantenendo il senso autentico della relazione e implementando capacità introspettive ed empatiche che migliorano il modo di percepirsi e di comprendere empaticamente l’altro. La psicoterapia stimola un’area cerebrale che in qualche modo si è strutturata in maniera di-sorganizzata e che invece serve alla deputazione dell’organizzazione percettiva del Sé e alla modulazione dei propri stati emotivi che in qualche modo vengono recuperati attivando e ripristinando in modo più flessibile processi evolutivi interrotti.

 

Autore | Marialba Albisinni