Cos’è il setting in psicoterapia e in psicologia clinica

Il termine setting deriva dal verbo inglese “to set” che significa delimitare, racchiudere, ma costituisce anche un sostantivo di per sé col significato essenzialmente di “cornice”. In riferimento al colloquio psicologico-clinico, sia esso di consulenza psicologica o in psicoterapia, il setting è un parametro che indica tutto quell’insieme di principi materiali e mentali che costituiscono le “regole del gioco” del rapporto fra psicologo e cliente e consentono il suo svolgimento

Cos’è il setting in psicoterapia e in psicologia clinica

Rispetto al colloquio di consulenza che qualunque altro professionista intrattiene col suo cliente, quello psicologico ha in sé alcune peculiarità che lo contraddistinguono, prima fra tutte, il fatto che è la relazione stessa che egli intrattiene col suo cliente/paziente ad essere oggetto di intervento. Questo rende ragione di alcune peculiarità delle caratteristiche organizzative che sostanziano l’incontro clinico: ecco cos’è il setting, caratteristiche che andremo brevemente a illustrare facendo riferimento alle moderne teorie costruttiviste e psicodinamiche in psicologia clinica.

 

Cos’è il setting: spazio esterno e spazio interno

Il setting fa riferimento sia alla cornice fattuale e spazio-temporale che organizza il rapporto professionale fra psicologo e paziente (luogo, tempi, privacy e onorario per esempio), sia al particolare tipo di assetto che può assumere il colloquio psicologico-clinico: individuale, di coppia, familiare o di gruppo. Ad un livello psicologico, questi dati di realtà, che costituiscono gli invarianti che scandiscono e regolano il rapporto fra psicologo e cliente, vanno a delimitare quello spazio “mentale” che psicologo e cliente – forti delle garanzie del setting appunto – possono negoziare e co-costruire.

 

Cos’è il setting: le rotture e le ricomposizioni

Molti avranno visto almeno qualche puntata del serial tv ormai celebre In Treatment dove Gabriel Byrne interpreta Paul Weston, psicoterapeuta americano che deve barcamenarsi fra i problemi professionali coi suoi pazienti e i problemi familiari che, suo malgrado, fanno incursione dall’appartamento adiacente nello studio in cui lavora: un oggetto dimenticato fuori posto, una macchia sul divano, le sue preoccupazioni personali che interferiscono con la sua capacità di ascolto, la giovane paziente che arriva alla seduta con un cartone della pizza… Sono tutte possibili “rotture” del setting, che a volte inducono il processo terapeutico ad adattarvisi, altre no.

 

Ciò che rende In Treatment unico nel suo genere è in ogni caso proprio questa continua oscillazione che il protagonista compie dentro e fuori dal setting dei suoi pazienti, dentro e fuori le loro vite e le sue personali vicende. La cornice del setting quindi, se da un lato è funzionale ad adattarsi agli specifici contesti psicoterapeutici, dall’altro evita la messa in atto dal paziente delle sue abituali modalità relazionali per poterle pensare e coglierne la valenza affettiva.

 

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Fonte immagine: willmunny