Erich Fromm: biofilia e necrofilia oggi… chi avrà la meglio sul desiderio?

Biofilia e necrofilia vi dicono nulla? Secondo Erich Fromm sono gli elementi caratterizzanti dell'animo umano. Ma dove tende l'uomo? Verso il bene o verso il male? E qual è il ruolo della società in tutto questo? Erich Fromm è nato nel '900: possiamo considerare la biofilia e la necrofilia ancora temi di grande attualità? E che c'entra il desiderio? Scopriamolo.

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©Müller-May / Rainer Funk

Erich Fromm nasce nel 1900: sociologo, psicologo, docente di filosofia, scandagliò l'uomo e la società nei suoi vari aspetti, dimostrando quanto l'ambiente sociale fosse in grado di influenzare i processi psichici dell'essere umano. Erich Fromm lo conosciamo più che altro per i suoi libri che parlano d'amore, ma non dobbiamo dimenticare il contributo importantissimo che ha dato nel trattare una delle tematiche più controverse della psicoanalisi e non solo: la pulsione di vita e la pulsione di morte, che Fromm tradusse in biofilia e necrofilia. Secondo Erich Fromm non è l'uomo a doversi adattare alla società ma è la società a doversi adattare ai bisogni dell'uomo, promuovendo la salute, il benessere, l'amore per gli altri e la creatività. Ma che significa biofilia e necrofilia e come possiamo renderle attuali alla luce dell'ambiente sociale in cui siamo inglobati?

 

Erich Fromm: biofilia e necrofilia

Il dualismo bene - male esiste da sempre in tutte le culture e anche la psicologia non si esime dall'analizzarlo: Freud parla di pulsione di vita e pulsione di morte, Jung affronta il tema degli archetipi e del doppio, Fromm parla di biofilia e necrofilia. Se l'uomo che sceglie la strada della biofilia è chi decide di esprimere la tendenza a vivere pienamente la vita in modo positivo abbracciando l'etica del bene, d'altro canto l'uomo che porta avanti la tendenza alla necrofilia è colui che sceglie la morte, portando avanti l'etica del male che ostacola lo sviluppo della biofilia. Ma l'uomo non è scisso: in sé contiene l'una e l'altra, è contemporaneamente espressione di biofilia e necrofilia, che nel corso della vita di ognuno di noi diventano alternativamente manifestazione di un modo di vivere la vita positivo e negativo. L'immagine rimanda molto alla lotta perenne tra Es e Io che Freud tanto a sviluppato nei suoi scritti.

 

Erich Fromm: biofilia e necrofilia nella nostra società

Anche se la biofilia, per Fromm, è la tendenza biologica dell'essere umano perché assicura la sopravvivenza della specie, la società in cui l'uomo è inserito, piuttosto che spingerlo e favorirlo nel mettere in atto processi biofili, lo incastra sempre di più in un modus vivendi dove la necrofilia regna quasi sovrana. Pensiamo alla nostra vita: sveglia, caffè, lavoro, lavoro, caffè, chat, lavoro, pranzo, lavoro, caffè, chat, caffè, lavoro, piscina, tv, cena e chat. Questa è la giornata tipo che appartiene a molti di noi. Tempi alterati, relazioni falsate, dove il furto della vita da parte di una società che ci chiede sempre di più e che noi coattamente cerchiamo inutilmente di soddisfare per sentirci integrati, ci consuma così silenziosamente che quando ce ne accorgiamo siamo troppo stanche per pensare a qualcosa di bello per venirne fuori.

 

Erich Fromm: biofilia, desiderio e autenticità

Beh, forse ho accentuato un po' troppo negativamente l'immagine, ma tendenzialmente la società, che noi dovremmo costruire affinché ci faciliti la vita, in realtà è molto più specchio di necrofilia che di biofilia: la creatività individuale ha sempre meno tempo e spazio per emergere, a favore di una omologazione  di cibi, mode, pensieri, letture, nevrosi. Semplice effetto della globalizzazione? Non credo. Forse, piuttosto, una rassegnazione di fondo, un pessimismo, che stanno falciando la vitalità di noi esseri umani, la nostra capacità di essere propositivi, di fare progetti e realizzarli. Io penso che la maggior parte di noi si renda conto della necrofilia che ci circonda, ma forse a bloccarci verso la vita piena e vera, verso la biofilia, è la paura e l'incapacità di ascoltare i nostri desideri o meglio, il nostro desiderio: essere autentici, per seguire con forza e determinazione quel percorso che ci conduce allo star bene e che solo noi conosciamo, dove la coercizione subdola non ha spazio per esistere e lascia il posto alla libera espressione della nostra vita.

Utopia? Io credo di no: la società è fatta di tanti noi e forse col tempo riusciremo a modellarla secondo i nostri tempi e i nostri desideri, liberandoci di quella che Wilhelm Reich chiamava corazza caratteriale.
Vi ricordate di quelle candeline che avete spento e di quel desiderio espresso con tutto il cuore? Io si. Crediamoci e proviamoci a realizzarlo!



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