Analisi transazionale: è possibile cambiare il proprio copione?

Il popolare modello dell’Analisi Transazionale propone un metodo di indagine e comprensione della struttura di personalità e delle dinamiche relazionali attraverso la definizione di particolari “copioni” o “giochi” che ognuno di noi riprodurrebbe stabilmente e automaticamente nei rapporti con gli altri. Cambiare il proprio copione è possibile attraverso una presa di consapevolezza ed un miglior livello di spontaneità e intimità nei rapporti umani.

Analisi transazionale: è possibile cambiare il proprio copione?

Ognuno di noi fin dall’infanzia ha interiorizzato le caratteristiche e gli stili interpersonali dei propri genitori e di altre figure di riferimento: questi modelli – appresi nel contesto di esperienze ripetute e affettivamente significative per la definizione della nostra identità - influiscono sull’idea che abbiamo di noi stessi e del mondo e sulle aspettative che portiamo nelle relazioni. Per questo tendiamo, anche senza esserne consapevoli, a metterci in rapporto con gli altri attenendoci a determinati pattern relazionali che confermano i ruoli che siamo abituati ad impersonare. L’Analisi Transazionale li definisce “giochi” o “copioni”, ma è possibile cambiare il proprio copione?

 

Identità e copioni relazionali

Un approccio popolare e utilmente divulgativo alla comprensione delle dinamiche relazionali che caratterizzano la personalità degli individui è quello dell’Analisi Transazionale di Eric Berne diffusasi su ampia scala a partire dagli anni ’70. Tale modello parte dal presupposto che gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone possano funzionare in corrispondenza di tre diversi aspetti della personalità: Genitore, Bambino e Adulto. Questi tre diversi stati dell’Io ci consentono di rapportarci alle situazioni impersonando in qualche modo: “il genitore che abbiamo dentro” (esercitando un effettivo ruolo genitoriale su qualcuno o comportandoci secondo standard e norme di comportamento attesi), il nostro bambino arcaico (riattivando reazioni più immediate e connesse a dimensioni di creatività e gioco) o la nostra parte adulta che media fra le precedenti per affrontare realisticamente il mondo esterno. Usiamo queste parti come ruoli che impersoniamo in giochi relazionali o copioni che danno stabilità e coerenza al nostro senso di identità e a ciò che pensiamo di poterci ragionevolmente aspettare dagli altri.

 

Copioni complementari o incrociati

Gli stati di Adulto, Genitore e Bambino sono di per sé sani e indispensabili ad un armonioso funzionamento della personalità. I copioni sani sono quelli che danno luogo a quelle transazioni dove i partecipanti giocano ruoli fra di loro complementari. La comunicazione invece si interrompe quando i copioni giocati non sono più complementari e si verifica una transazione incrociata là dove, ad esempio, ad un messaggio rivolto sul piano dell’Adulto corrisponda una risposta sul piano del Bambino sbilanciando il livello della comunicazione. E’ l’esempio di chi pensa di fare, su un piano Adulto, un’utile osservazione ad un amico che tuttavia, invece di accettarla come stimolo a migliorarsi, risponde sul piano del Bambino sentendosi ingiustamente criticato e attaccato come persona e ricavandone un abbassamento dell’autostima (quello che i cognitivisti differenziano come stile globale o specifico di attribuzione).


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Cambiare copioni disfunzionali

E’ possibile cambiare copioni disfunzionali? Questi copioni, che portano a incomprensioni, blocchi e insoddisfazioni nelle relazioni sono spesso automatici. Berne sostiene che è solo tramite un esercizio di consapevolezza che è possibile accedere al cambiamento e recuperare maggior autenticità e intimità nelle relazioni. Il suo libro A che gioco giochiamo (Bompiani, 2000) deve il suo successo per il carattere divulgativo con cui offre strumenti di riflessione e comprensione anche ad un pubblico di non addetti ai lavori.