L’intelligenza emotiva: cos’è e come svilupparla

Chi l’ha detto che essere intelligenti significa soltanto saper “far di conto”? L’intelligenza emotiva è una competenza altrettanto importante per la vita psicologica, sia in campo affettivo che in ambito sociale e lavorativo. Vediamo perché.

L’intelligenza emotiva: cos’è e come svilupparla

L’intelligenza emotiva è un aspetto dell'intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le emozioni proprie e altrui (Salovey e Mayer,1990; Goleman,1995; Sternberg,1996).

Si tratta di un’abilità essenziale non solo per la vita affettiva e l’ambito delle relazioni “private”, ma anche per le attività lavorative e sociali.

 

L’intelligenza emotiva: cosa significa essere intelligenti?

“Le persone competenti sul piano emozionale - quelle che sanno controllare i propri sentimenti, leggere quelli degli altri e trattarli efficacemente - si trovano avvantaggiate in tutti i campi della vita, sia nelle relazioni intime che nel cogliere le regole implicite che portano al successo politico”. 

Questa affermazione di Daniel Goleman illustra quanto l'intelligenza emotiva, la capacità di saper gestire la vita emozionale utilizzandola come base per la motivazione e il comportamento, rappresenti un’abilità fra le più importanti in tutti gli ambiti della vita di una persona. Quando parliamo di intelligenza emotiva facciamo sostanzialmente riferimento alla capacità di:

> tenere a freno un impulso;
> avere consapevolezza delle proprie emozioni;
> leggere gli stati d’animo altrui;
> gestire le emozioni implicate nella relazione con gli altri.

L’intelligenza emotiva riflette dunque un’altra accezione del concetto di cosa significhi “essere intelligente”, relativo alla capacità di essere in contatto con il proprio mondo interno.

 

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L’intelligenza emotiva: conoscere le proprie emozioni

Secondo Sternberg e Salovey l’intelligenza emotiva si articola in 5 abilità fondamentali:

  1. Conoscere le proprie emozioni;
  2. Monitorare le proprie emozioni;
  3. Motivare se stessi;
  4. Riconoscere le emozioni negli altri;
  5. Gestire le relazioni con gli altri.

Conoscere le proprie emozioni implica poter essere consapevoli di se stessi, sia dei propri stati d’animo, sia dei propri pensieri su di esso (Mayer).

Questa forma di consapevolezza emozionale sembrerebbe legata all’attivazione delle stesse aree cerebrali deputate al linguaggio giacché essa implica la capacità di poter dare un nome alle emozioni sperimentate.

L’autoconsapevolezza permette di sospendere gli agiti, riconoscere e riflettere sulle emozioni sperimentate ci consente infatti di evitare di agire impulsivamente “senza pensare” calibrando invece la nostra risposta comportamentale.


L’intelligenza emotiva: monitorare e motivare se stessi

La seconda abilità di base dell’intelligenza emotiva consiste nella capacità di monitorare le proprie emozioni. Nella nostra vita psicologica siamo continuamente esposti ad un flusso interno di emozioni più o meno intense e in contrasto tra loro.

Utilizzare l’intelligenza emotiva significa saper tollerare le emozioni più intense bilanciandole con le altre senza cadere preda di una tempesta emotiva travolgente.

Questo non vuol dire negare o reprimere le emozioni, ma poterle riconoscere e tollerare per ripristinare uno stato interno di benessere. La capacità adulta di confortarsi da sé passa sostanzialmente attraverso questo tipo di competenza emozionale.

Anche motivare se stessi è importante, utilizzare l’intelligenza emotiva significa infatti anche saper utilizzare le emozioni come base motivazionale per le proprie azioni. Restare in contatto con il flusso emotivo di gioia e desiderio stimolati dall’idea di raggiungere un obiettivo (non concentrarsi soltanto sulle azioni) permette di essere più produttivi ed efficienti.

 

L’intelligenza emotiva: essere empatici e gestire le relazioni

La quarta abilità fondamentale dell’intelligenza emotiva è quella relativa al saper riconoscere le emozioni degli altri. Il nostro sistema nervoso, tramite il sistema dei neuroni a specchio, è naturalmente predisposto ad entrare in risonanza emotiva con gli altri.

Saper gestire le emozioni ci consente di far tesoro di questa abilità di cui disponiamo col nostro sistema neuronale. Si tratta di esercitare una sostanziale capacità empatica che significa partecipare in qualità, ma non in quantità, dell’esperienza affettiva dell’altro, facendone un’esperienza “misurata” senza venirne a propria volta sopraffatti.

Questo ci consente di utilizzare i feedback emozionali provenienti da noi stessi e dagli altri per gestire efficacemente i conflitti, i problemi comunicativi e le relazionali con gli altri. Tutto questo è possibile se possiamo continuare ad esercitare la capacità di “pensare” anche in situazioni di turbolenza emotiva a livello interpersonale (ad esempio durante una discussione con qualcuno).

Non possiamo controllare il sorgere dell’emozione, né sapere quale ci travolgerà, ma possiamo fare qualcosa sulla sua “durata” e a volte sul conseguente comportamento.

 

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