Se l’arte disturba mente e corpo: la Sindrome di Stendhal

Per molti di noi, essere al cospetto di un’opera d’arte è sicuramente un’emozione, quasi trascendente.
Per alcuni però, in alcune circostanze, questa esperienza può sfociare addirittura in un disturbo psichiatrico transitorio: la sindrome di Stendhal

Se l’arte disturba mente e corpo: la Sindrome di Stendhal

Arte e malessere: la sindrome di Stendhal

La sindrome di Stendhal, nota anche come "Sindrome di Firenze " – dalla città che sovente è stata spettatrice di questo quadro sindromico per le sue opere d’arte – è nota per scatenarsi di fronte a opere d’arte di incommensurabile bellezza e generalmente locate in spazi ristretti, limitati.

E’ un sindrome di natura transitoria e particolarmente rara, che sembra colpire persone molto sensibili. In genere chi ne soffre sono persone di formazione di matrice classica e che vivono da soli.

 

Sindrome di Stendhal: nascita e definizione

Il primo a dare una manifestazione di questo tipo fu, nel 1817, l’autore di “La certosa di Parma”, lo scrittore francese Stendhal mentre visitava la Chiesa di Santa Croce a Firenze. Polso accelerato, difficoltà respiratoria e perdita di equilibrio furono le manifestazioni psicosomatiche. Da qui il nome della sindrome: sindrome di Stendhal.

La sindrome venne riconosciuta solo nel 1979, quando la psichiatra Graziella Magherini osservò e descrisse in un libro dal titolo “La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte”, 100 casi fra i visitatori del capoluogo toscano.

Tendenzialmente le persone che sono colpite da questa sindrome sono di matrice culturale europea e giapponese. Tra questi però, facciamo eccezione noi italiani: sembrerebbe appunto, che siamo immuni per affinità culturale, in quanto abituati ad essere circondati di bellezze artistiche.

 

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Come si manifesta la Sindrome di Stendhal?

Secondo le indagini della psichiatra Magherini, le manifestazioni della sindrome sono di tre classi, non sempre associati fra loro:

  • disturbi cognitivi: percezione alterata di suoni e colori;
  • disturbi dell’affettività: stati depressivi e ansiosi, senso di inferiorità e nullità; o di superiorità, euforia, esaltazione, senso di onnipotenza;
  • disturbo somatico: tachicardia, sudorazione, difficoltà respiratorie.

Il fruitore dell’opera d’arte sembrerebbe, quindi, di entrare in uno stato di confusione mentale (vertigini, perdita del senso di orientamento, dolore al petto e tachicardia) ammirando opere d’arte intense, sia per quantità che per qualità.

Non c’è molto dell’emozione estetica, non c’è molto spazio per l’interpretazione, per la trascendenza a partire dall’immagine e dai soggetti, c’è piuttosto un turbamento dovuto alla contemplazione della bellezza, soprattutto della pittura e scultura.

La sindrome non sembra legata ad alcuni artisti o opere in particolare, riguarda piuttosto la “grande bellezza”, in termini di maestosità e quantità.

 

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