L’ortoressia: l’ingannevole multiformità dei “nuovi” disturbi alimentari

Pare non se ne possa proprio fare a meno: ogni tanto inventare una nuova patologia fa “trendy”, soprattutto mimando le etichette diagnostiche tradizionali che pure hanno dato prova dei propri limiti. Ora è la volta del mangiar sano, un’ossessione a quanto pare degna di un apposito neologismo: l’ortoressia. Si mangia troppo, troppo poco, troppo male o troppo bene… Sembra non ci sia scampo! I disagi psicologici però nulla hanno a che fare con le mode del momento

L’ortoressia: l’ingannevole multiformità dei “nuovi” disturbi alimentari

Cos'è l'ortoressia? Pensiamo a una della più famose sante “anoressiche” che è Santa Caterina da Siena e pensiamo una teen-ager dei nostri giorni, magrissima, vestita in modo addirittura provocante che posta le sue foto sul suo blog pro-anoressia: dovremmo forse inventarci due nomi o due sottotipi diversi per diagnosticare l’anoressia nervosa (questa l’etichetta ufficiale) a seconda delle epoche e mode del momento? L’esempio spero renda l’idea di quanto è fuorviante inventare nuovi nomi di patologie, come nel caso dell’ortoressia, spacciando per nuove problematiche che hanno in realtà solo cambiato e differenziato la loro modalità di manifestarsi.

 

Ortoressia e ossessione per il cibo

L’ossessione è un insieme di pensieri ricorrenti, incontrollabili e coercitivi che, contro ogni ragionevolezza, catalizzano le risorse cognitive e emotive della persona accompagnandosi spesso ad atti compulsivi, comportamenti cioè che ci si sente parimenti costretti a mettere in atto per allontanare un’ansia e un’angoscia ingestibili e potenzialmente disorganizzanti. L’ossessione per il corpo e per il cibo è simbolicamente e irrinunciabilmente connessa a quello che è il nutrimento emotivo-affettivo e quindi al corpo psichico che ci abita connesso alle primarie e più significative esperienze relazionali e alla possibilità o meno di aver sperimentato con esse sentimenti di fiducia, appoggio, sicurezza e amore.
Il corpo troppo grasso o troppo magro, il cibo tropo o troppo poco, troppo fritto o troppo “sano”(come per l’ortoressia) sono tutti potenziali teatri e conseguenti scenari dove prendono forma problematiche e conflitti connessi a questi temi e quindi all’identità stessa della persona.

 

Ortoressia e disturbi alimentari

Questo non vuol dire che il modo in cui una problematica si manifesta non abbia la sua rilevanza come anche i fattori sociali e psicosociali che la influenzano, vedasi appunto gli standard della moda o la recente enfasi salutista proprio sui cibi sani e belli connessa all’ortoressia. Il problema però è che inscrivere queste manifestazioni, pur rispettandone la specificità – non solo sintomatologica ma individuale - , entro la più generale area a cui appartengono – quella dei disturbi afferenti all’alimentazione e all’immagine corporea, è rispettarne e preservarne la complessità che le caratterizza. Diversamente, scotomozzare le varie manifestazioni  e percorsi che, anche a seconda delle mode e delle spoche sotico-sociali, un disagio può assumere coniando per ognuna di esse nuove pseudo-etichette diagnostiche – l’ortoressia ad esempio, ma anche la drunkoressia e simili -, significa semplificarle e ridurle a mero sintomo comportamentale avallando i limiti che già possiedono gli attuali riferimenti diagnostici utilizzati nell’ambito della salute mentale.

 

Ortoressia e disagio psicologico

L’ortoressia è in altre parole l’ossessione per il mangiar sano, uno dei molti percorsi che può intraprendere l’ossessione per il cibo e il nutrimento, non necessariamente riguardante la forma fisica e non di rado associata o successiva ad altre problematiche di tipo alimentare. Il cibo “reale” rimane comunque un catalizzatore di energie che paradossalmente sottrae risorse vitali a chi lo mangia perché simbolicamente connesso a problematiche riguardo il nutrimento affettivo che spesso si ha difficoltà a dare e a ricevere. Niente a che vedere, quindi, con le mode del momento.

 

Fonte immagine: abaceriadelsur