Legami tra paranoia e complottismo

Il complottismo è ormai entrato a far parte del repertorio “diagnostico” del senso comune in quanto può assumere caratteristiche patologiche. Il complottista genera “contro-teorie” che smontano le convinzioni più accreditate trovando discreto seguito fra gli internauti. Si può parlare di personalità paranoica? Sì e no.

Legami tra paranoia e complottismo

Paranoia e complottismo, sebbene in qualche modo legati, non sono la stessa cosa.

Napalm51 è uno dei più esilaranti personaggi interpretati da Maurizio Crozza durante i suoi show televisivi. Una sorta di (in)felice incrocio tra un “odiatore seriale”, un “mammone” in perfetto nerd-style e un complottista di prima linea che vive (o meglio: non vive) protetto dall’anonimato della rete.

Napalm51 critica tutto e tutti e sospetta di qualunque informazione o teoria dominante senza implicarsi mai direttamente né a sperimentare né a verificare le vicende contro cui scaglia le sue invettive mediatiche. Potremmo definirlo un personaggio dai tratti un po’ paranoici? Apparentemente sì, ma forse gli manca qualche elemento essenziale...

 

Paranoia e complottismo: i complottisti del terzo millennio

Complottisti forse non si diventa, forse lo siamo sempre stati fin dai tempi in cui abbiamo abbandonato le caverne e i problemi più urgenti legati alla sussistenza e abbiamo iniziato a utilizzare il linguaggio per dire/nascondere/mistificare/reinventare la “verità”.

Il “telefono senza fili” del passaparola ha da sempre alimentato pettegolezzi, false credenze e superstizioni di ogni genere spacciando spesso per vere informazioni e teorie completamente false.

Basti pensare, per citare un esempio sorto in tempi mediaticamente “non sospetti”, alla falsa tradizione del kilt scozzese inventato ad uso e consumo dei tempi moderni (Hobsbawm E.J. e Ranger T., L’invenzione della tradizione, Einaudi, 2002). Quello che rende differenti le “false credenze” del terzo millennio è la diffusione istantanea, planetaria e ubiquitaria che esse possono avere grazie alla rete.

Un mezzo, quello del web, a cui si tende spesso a riconoscere un’autorità immeritata. Nell’era in cui “è vero perché l’ho trovato in rete” sembra molto più difficile districarsi in una babele di informazioni e controinformazioni.

Come difendersi dunque dalle fake news? Beh il complottismo sembra aver trovato, in tal senso, una soluzione tanto radicale quanto antiscientifica: dubitare e contestare ogni teoria/informazione veicolata dalle maggioranze (siano quelle del senso comune, dei governi, della medicina o della scienza in generale). La paranoia non rappresenta, in questo gioco una componente essenziale.

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Paranoia e complottismo: questione di egocentrismo

A proposito delle differenze fra paranoia e complottismo risulta interessante l’analisi che falo psichiatra e psicoterapeuta Giampaolo Salvatore su questo argomento. L’autore sottolinea come il punto di contatto ma anche di differenziazione fra i due fenomeni sia utilmente individuabile nel sostanziale egocentrismo che caratterizza tanto la persona complottista quanto una persona con significativi tratti paranoici di personalità.

Entrambi infatti, nel guardare con sospetto al mondo che li circonda pongono se stessi in qualche modo al centro: non c’è spazio né possibilità di provare interesse o curiosità per l’altro, non c’è possibilità di conoscere e quindi essere arricchiti dalla presenza di persone, punti di vista, informazioni differenti dai propri.

L’altro è unicamente simbolizzato come fonte di mistificazione, falsità, minaccia. Qui, finiscono però le scontate somiglianze fra paranoia e complottismo.

Eh già perché, chi adotta strategie paranoiche per sopravvivere psicologicamente, trae da questo egocentrismo un profondo sconforto, chi si sente perseguitato, minacciato, posto al centro di complotti che lo riguardano vive cercando (sebbene inutilmente) di celarsi dallo sguardo dell’altro, di nascondersi il più possibile, di decentrarsi un costante senso di minaccia che lo rende invece suo malgrado perenne protagonista/vittima di persecuzioni e raggiri da parte di altri dominanti (Salvatore, G., Dimaggio, G., Ottavi, P., Popolo, R., Terapia Metacognitiva Interpersonale della Schizofrenia, 2017, Franco Angeli).

Il paranoico soffre (e molto) della sua condizione, sebbene finisca con l’essere temuto/allontanato dagli altri e vissuto lui stesso come un persecutore controllante, egli vive dentro di sé una grande sofferenza che non gli lascia mai scampo.

 

Paranoia e complottismo: quale “verità”?

Diverso è l’egocentrismo che alimenta il complottismo, almeno quello, potremmo dire, dei complottisti “d.o.c.” come Napalm 51!

Il complottista trova sollievo, rassicurazione e gratificazione dal vedere “quello che gli altri non vedono”, dal trovare le falle e le presunte menzogne in qualunque teoria dominante e trae da questo un sottile senso di “superiorità”, di libertà e autodeterminazione che lo portano, in alcuni casi, a divenire leader di contro-teorie o movimenti di controinformazione attirando anche un vasto seguito.

Fra costoro possono esserci anche persone dai tratti paranoici probabilmente “attirati” nelle maglie del complottismo dalla cultura del sospetto di cui è pregno. Il risultato sarà però soltanto quello di alimentare spirali paranoiche di sospettosità e paura che aggraveranno, non miglioreranno di certo, la sofferenza paranoica.

In ultimo, il paranoico si adopera, con metodi a volte sfiancanti per se stesso e per gli altri, per accertare la “verità” delle cose, per ottenere riscontri oggettivi tramite l’evidenza dei sensi, non crede a ciò che non vede (sebbene poi reinterpreti alla luce del suo autoreferenziale punto di vista ciò che osserva).

Il complottista invece, come Naplam51, fugge da un confronto diretto con la realtà, si cela dietro un mondo virtuale esente da verifiche e riscontri empirici e su questo fonda i suoi convincimenti. In entrambi i casi, certo, si rischia di restare imbrigliati in una non-vita.

 

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