Amleto moderni, quando l'indecisione è patologica

Fare scelte ponderate è spesso segno di accuratezza e riflessività. A patto però che questo non si configuri come un’indecisione patologica dove attendere, temporeggiare e riflettere non sono aiuti ma ostacoli alla presa di decisioni.

Amleto moderni, quando l'indecisione è patologica

Fra indecisione patologica e ponderatezza assennata esiste un confine che a un occhio esterno può sembrare piuttosto labile: fino a dove temporeggiare, chiedere consiglio, aspettare e riconsiderare pro e contro è indice di una buona capacità di scelta? E quando invece tutto questo diventa un limite, una difficoltà psicologica che impedisce di capire cosa realmente si vuole?

 

Ponderatezza o impulsività

Partiamo da lei: la ponderatezza, quella saggia qualità della mente che aiuta a riflettere sui pro e i contro, sulle conseguenze per sé e per gli altri e sulle possibili alternative prima di fare una scelta. E, naturalmente, più questa scelta è importante e ha ripercussioni a lungo termine sulla nostra vita e più vorremmo fosse oculata e ben ponderata.

In questa facoltà sono all’opera diverse capacità della mente adulta che deve essere in grado di proiettarsi dall’immediatezza dell’oggi al futuro a medio o lungo termine, immaginare possibili ripercussioni di determinate azioni, essere in grado di posticipare eventualmente una gratificazione immediata in vista di un maggior beneficio futuro. 

Ne fu un esempio illuminante il celebre esperimento dei marshmallow su impulsività e gratificazione: la capacità di saper differire la gratificazione sarebbe fin da bambini un predittore abbastanza affidabile della ponderatezza con la quale si faranno scelte future in età adulta.

Quanto danno faccia l’impulsività ai processi decisionali lo osserviamo, nell’ambito della psicopatologia, ad esempio nelle persone con disturbi o tratti di personalità ipomaniacali o maniacali. Queste persone mascherano inconsapevolmente la depressione e il dolore psichico con vuoti stati di euforia, irritazione e iperattività che le portano a compiere scelte tutt’altro che ponderate rischiando di porre in pericolo sé stesse o gli altri.

 

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L’indecisione patologica

Non si creda, tuttavia, che aspettare a prendere una decisione sia sempre  e solo sinonimo di ponderatezza. Esistono casi in cui una persona vive una vera  e propria indecisione patologica su un particolare aspetto o su tutti gli ambiti della vita. Valuta ripetutamente le alternative, chiede consiglio, considera i pro e i contro senza mai riuscire veramente a decidere anzi, sembra che più siano gli elementi che chiama in causa e meno riesca a prendere una decisione.

Per lo più questi sono casi in cui, quando un’indecisione è realmente patologica, la mente è preda di un funzionamento ossessivo: per allontanare l’ansia dei rischi che una qualsiasi scelta inevitabilmente comporta, si rimane in un limbo perpetuo senza prendere una posizione.

Nel tentativo di controllare tutto, di prevedere le conseguenze per filo e per segno, di fare la scelta “giusta”, di non sbagliare… Si finisce col non scegliere rischiando di perdere occasioni importanti. Perfezionismo, paura del fallimento sensi di colpa inconsci possono essere i fattori sottostanti un’indecisione patologica che, se presente in modo generalizzato a tutti i livelli dell’esistenza, può richiedere un intervento psicoterapeutico.

“Quando devi decidere, la migliore scelta che puoi fare è quella giusta, la seconda migliore è quella sbagliata, la peggiore di tutte è non decidere”. (Theodore Roosevelt)

 

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