Disturbo ossessivo-compulsivo da relazione

Questa manifestazione del disturbo ossessivo-compulsivo all'interno delle relazioni affettive assume carattere di dubbi ripetitivi riguardo la qualità della relazione col partner.

Disturbo ossessivo compulsivo da relazione

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©Aleksandr Davydov / 123rf.com

Sarà la persona giusta per me?”, “Mi ama davvero?”, “Mi interessa realmente?”, “Ma è sul serio una persona affidabile come sembra?”… Sono solo alcuni esempi della forma che possono assumere i dubbi ossessivi nella mente di chi presenta un disturbo ossessivo-compulsivo da relazione, una variante del disturbo ossessivo-compulsivo, dove ossessioni e compulsioni hanno specificatamente come oggetto la relazione o il partner

 

Disturbo ossessivo-compulsivo e ansia patologica

La mente umana, per gestire l’ansia provocata da sentimenti e desideri contraddittori riguardo qualcosa o qualcuno, può dare a essa una “forma” (diversamente assumerebbe il carattere confuso e dilagante del panico) potendo così dirigere la sua preoccupazione non già verso un disorganizzante e ineffabile senso di pericolo; ma verso un qualcosa di più definito e apparentemente gestibile. 

 

Questo “qualcosa” può essere un particolare oggetto o situazione da evitare (è il caso delle fobie), una generalizzata preoccupazione per la salute propria o di altri (come nei disturbi ipocondriaci o nell’ansia generalizzata) o, ancora, un insieme di dubbi ossessivi e azioni compulsive cui  uniformare la propria condotta al fine di arginare gli imprevisti e illudersi di tenere tutto sotto controllo. In quest’ultimo caso, l’ansia assume la forma di un disturbo ossessivo-compulsivo e, nei casi in cui esso si manifesti prettamente entro le relazioni intime, assume la denominazione di disturbo ossessivo-compulsivo da relazione (Doron, Derby, & Szepsenwol, 2014). 

 

Pensiero ossessivo da relazione: “Ci amiamo davvero?”

Il disturbo ossessivo-compulsivo da relazione può manifestarsi secondo due direttrici, spesso compresenti: la relazione in sé o il partner.

 

Sul primo versante troviamo tutti quei dubbi ossessivi con cui la persona si tormenta riguardo alla bontà, solidità o ragionevolezza della propria relazione

 

Al centro del pensiero ossessivo c’è, in questi casi, proprio ciò che sfugge all’iperinvestimento della mente razionale: la “reale” portata dei sentimenti, sia i propri verso il partner, che quelli del partner verso di sé.

 

Nel tentativo di dirimere questi dubbi, la persona soggiace a tutta una serie di comportamenti compulsivi (che percepisce cioè “obbligati” al di là della loro ragionevolezza) di monitoraggio e controllo dei propri pensieri e dell’andamento della relazione. 

 

Esempi di questo possono essere: controllare ripetutamente con quanta frequenza ci si sente al telefono, quanta parte del tempo trascorso insieme è occupata dal conversare su certi argomenti piuttosto che da attività di svago o, ancora, le caratteristiche degli scambi sessuali… 

 

Tutto può soggiacere alla necessità di monitorare il “corretto” andamento della relazione, sulla base di parametri di “perfezione” spesso pretestuosi e piuttosto arbitrari che non fanno altro che diminuire la spontaneità del rapporto. 
 

Pensiero ossessivo da relazione: “Sarà la persona giusta?”

Il secondo versante su cui si manifesta il disturbo ossessivo-compulsivo da relazione è quello che riguarda il partner.   

 

La persona in questo caso è prigioniera di una serie irrisolvibile di dubbi riguardo le caratteristiche dell’altro: dalla socievolezza, alla gradevolezza fisica, all’intelligenza. Questo porterà la persona, spesso suo malgrado, a operare continui confronti fra il partner e gli altri (i propri ex, i compagni di amici e conoscenti eccetera) alimentando confusione e ulteriori incertezze.

 

Tutto può diventare oggetto di dubbio giacché nessun essere umano sarà esente da limiti e difetti, cosa che alimenterà l’insicurezza della persona con questo disturbo allontanandola ancor di più, come nel caso precedente, dal piano del sentimento e quindi dal principale elemento che potrebbe orientarla nella scelta di un partner che sia buono per sé (non “giusto” o “perfetto” in assoluto).
 

Quando rivolgersi a uno psicologo

Il disturbo ossessivo-compulsivo da relazione porta la persona ad essere intrappola, prigioniera di una serie inesauribile di dubbi sulla correttezza, bontà, perfezione della relazione o del partner nel vano tentativo di individuare un qualche criterio “esterno” che dia la sensazione di non commettere “errori”, mantenere il controllo di ciò che accade e essere al riparo da qualsiasi imprevisto. 

 

Questo meccanismo, con cui si tenta di controllare l’incontrollabile, rivela ben presto i suoi effetti collaterali perché i pensieri ossessivi e le compulsioni messe in atto per sedarli isolano la persona nel novero delle sue preoccupazioni escludendola sempre più dalla realtà emotivo-affettiva del rapporto e, dunque, da quelle informazioni che potrebbero realmente orientarla a prendere una decisione.

 

Se questo problema impedisce di vivere una relazione di intimità e appagamento può essere utile rivolgersi ad un professionista per una consulenza psicologica.