Depersonalizzazione e derealizzazione, differenze

Sentirsi disidentificati dal proprio corpo come se lo si guardasse da fuori… Oppure avvertire un senso di estraneità e irrealtà rispetto all’ambiente circostante. Depersonalizzazione e derealizzazione sono sintomi dissociativi piuttosto comuni. Vediamo le differenze.

Derealizzazione e depersonalizzazione

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Derealizzazione e depersonalizzazione sono fenomeni dissociativi transitori, frequenti nella popolazione generale, spesso associati a forti stress, senso di smarrimento e alterazioni nella percezione della realtà. In alcuni casi possono diventare patologici configurando un disturbo a sé stante o associandosi alle manifestazioni cliniche di altri disturbi. Vediamo meglio in cosa consistono e quali sono le differenze.

 

Depersonalizzazione: sentirsi estranei a sé stessi

Coloro che vivono l’esperienza della depersonalizzazione raccontano di sentirsi distaccati da sé stessi come se fossero degli osservatori esterni del proprio corpo, dei propri comportamenti o dei propri contenuti mentali (pensieri ed emozioni).

 

La depersonalizzazione è dunque un’esperienza di improvviso estraneamento da sé, come se non ci si identificasse né ci si riconoscesse più nelle proprie caratteristiche fisiche e mentali, ma si osservasse il funzionamento del proprio corpo o della propria mente “da fuori” come se appartenessero ad un altra persona.

 

Può essere un’esperienza molto angosciante, specie per chi la sperimenta per la prima volta, sebbene di portata molto diversa da esperienze di tipo psicotico.

 

Durante episodi di depersonalizzaizone infatti, la persona mantiene intatto l’esame di realtà: la sua angoscia deriva proprio dal rendersi conto della portata di quanto sta accadendo, non si è convinti di essere “realmente” al di fuori del proprio corpo (cosa che avverrebbe nel corso di un delirio o di un allucinazione), ma ci si sente “come se” stesse accadendo questo. La persona mantiene la consapevolezza dell’irrealtà delle proprie percezioni, per quanto sgradevoli esse siano.

 

La depersonalizzazione fa parte dei sintomi dissociativi più comunemente diffusi nella popolazione generale, ma anche delle difese che la mente può mettere in atto in occasione di gravi traumi come maltrattamenti o abusi sessuali. La crisi dissociativa in questi casi ha una funzione “protettiva”: la mente si dissocia dal trauma in corso disidentificandosi dal corpo che sta subendo violenza e distaccandosi del doloro fisico e psichico che essa comporta.
 

Derealizzazione: sentirsi come in un acquario

Nei fenomeni di derealizzazione, che spesso accompagnano quelli di depersonalizzazione ma che possono verificarsi anche in maniera autonoma, la persona vive un’esperienza di irrealtà e distacco non già da sé stessa (come nella depersonalizzazione), ma dall’ambiente circostante. L’effetto è un po’ quello di vivere in un sogno o in un acquario: le dimensioni e forme degli oggetti possono apparire alterate e le persone essere percepite come “vuote”, robotiche, prive di vitalità.

 

Questo avviene perché la persona vive uno stato della mente durante il quale ha ritirato la partecipazione affettiva da ciò che la circonda, nello stato di distacco da tutto e tutti in cui si trova niente e nessuno può toccarla, né risultare vivo o presente. Si ha la sensazione di vivere in una sorta di mondo inanimato dove tutto scorre come se fosse ovattato e lontano. Anche in questo caso non si tratta di nessun episodio psicotico.

 

Il test di realtà rimane inalterato, la persona, per quanto possa trovare sconcertante quello che le sta accadendo, rimane consapevole del fatto che si tratta di una sua alterazione percettiva, non è “realmente” convinta che le altre persone siano diventate degli impostori o inanimate. Nei casi come questi si è di fronte a delle particolarissime forme di delirio, spesso di origine neurologica, denominate rispettivamente Sindrome di Capgrass e Sindorme di Cotard.

 

Depersonalizzazione e derealizzazione nella psicopatologia

Depersonalizzazione e derealizzazione, come si è detto, possono manifestarsi come esperienze benigne e transitorie piuttosto comuni nella popolazione generale. Raramente gli episodi si verificano come psicopatologia a sé stante, quando ciò accade si parla di Disturbo di derealizzazione - depersonalizzazione, il meno grave dei disturbi dissociativi riconosciuti dalla nosografia psichiatrica (APA, 2013).

 

In questo caso gli episodi a causa della loro frequenza o dell’intensa angoscia che comportano arrivano a danneggiare il funzionamento della persona e a interferire con la sua vita lavorativa, affettiva o sociale. Quando si verificano queste condizioni non siamo più di fronte ad un fenomeno transitorio benigno, ma ad un disturbo vero e proprio. Questi episodi possono essere spesso precipitati da eventi stressanti.

 

Derealizzazione e depersonalizzaizone, nell’ambito psicopatologico, sono però più spesso osservati come manifestazioni di altri disturbi, vediamo alcuni esempi:

  • li ritroviamo tra i fenomeni psicologici che possono verificarsi nel corso di un Attacco di Panico;
  • nel corredo sintomatologico dello Stress Post Traumatico (PTSD o Dsturbo da Stress Acuto) insieme ad altri sintomi dissociativi (ad esempio un’amnesia dissociativa per l’evento traumatico e conseguente senso di irrealtà e confusione);
  • nelle persone con disturbo borderline di personalità quando sono soggette a forti stress, specie quando temono di essere abbandonate; si tratta anche in questo caso di una caduta temporanea del livello di funzionamento mentale che, esaurita la fase di stress, torna ai livelli precedenti. Queste persone tuttavia devono spesso mettere in atto condotte disadattive e dolorose per fronteggiare tali episodi come tagliarsi e adottare altre condotte auto-aggressive che tramite l’esperienza del dolore auto inflitto le riportino ad un senso di realtà.

 

Questi e altri sintomi dissociativi patologici si manifestano spesso in conseguenza di un trauma o di un forte stress, la persona può provare vergogna o imbarazzo ed essere reticente a parlare di quanto le sta accadendo. È importante invece non sottovalutarli e chiedere aiuto ad un professionista.

 

Bibliografia:
American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Arlington, VA, American Psychiatric Association.