Anoressia e moda: le campagne anti-anoressia sono “trendy”?

L’ennesima campagna anti-anoressia è quella lanciata da Plus Model Magazine, una rivista di moda interamente dedicata alle over-taglia 44 che vede protagonista una formosa e sensuale Katya Zharkova. Il tema anoressia e moda non è certo una novità, ma mettere in prima pagina le “eccezionali” curve delle taglie morbide è di dubbia efficacia sia per ribaltare gli stereotipi di bellezza femminile, sia per combattere l’anoressia. Di certo però è di sicuro effetto pubblicitario

Anoressia e moda: le campagne anti-anoressia sono “trendy”?

Dalla campagna shock del 2007 firmata per Nolita da Oliviero Toscani, al recente manifesto di Plus Model Magazine che immortala una morbida e sensuale Katya Zharkova abbracciare le scheletriche forme di un’altra modella. Dalle ossa alle curve il tema anoressia e moda diviene da tempo oggetto di frequenti campagne promosse spesso dalla stesse case di moda che dichiarano di voler combattere lo stereotipo di magrezza che sembra però invariabilmente riconfermarsi nella maggior parte delle passerelle di tutto il mondo occidentale.

 

Anoressia e moda: pubblicità e responsabilità

Se le campagne anti-anoressia, dissacranti, shoccanti o rotonde che siano, vanno di sicuro “di moda” riconfermandosi puntualmente un ottimo spunto pubblicitario per i marchi e le testate che le promuovono, una problematica come quella legata alle condotte alimentari e all’immagine corporea non è certo questione di “mode del momento”. Sfilate e passerelle hanno però, indiscutibilmente, una loro responsabilità nel promuovere troppo spesso stereotipi di bellezza tutt’altro che “femminili” e sani da imitare per le adolescenti in una fase dello sviluppo che per natura attraversa criticità e cambiamenti legati all’immagine corporea.

 

Anoressia e moda: l’impatto sulle adolescenti

Modelle formose e abbondanti come Katya Zharkova o quelle del gruppo Curvy Can devono la loro fama proprio grazie allo stereotipo taglia-38 che continua ad imperare sulle passerelle a cui fanno provocatoriamente da contraltare rimanendo, però, casi isolati, eccezionali. Il nodo anoressia e moda tuttavia difficilmente può sciogliersi grazie a queste campagne “estreme”; se quella di Toscani che mostrava impudentemente l’emaciazione di Isabelle Caro era fallimentare perché tutt’altro che shoccante per ragazze che condividevano quella problematica e quel modello fisico, quelle di Plus Model o Curvy esaltano un modello che, di nuovo, fa “presa” solo su coloro che già lo condividono risultando tutt’altro che desiderabile per le idolatrici della thinspiration o che vivono un rapporto comunque problematico col proprio corpo.

 

Anoressia e moda: dalle passerelle agli affetti

Problematiche come quelle dell’anoressia e dei disturbi alimentari si appoggiano agli stereotipi patinati del mondo della moda che a sua volta sembra spesso sfruttare questo potenziale, tuttavia non è questo il cuore del problema. Vissuti corporei e comportamenti alimentari disfunzionali esprimono più propriamente delle difficoltà psicologiche relative al nutrimento affettivo, ai confini non solo corporei ma identitari e al vissuto soggettivo di sé stesse come donne, figlie e madri. La moda, internet o le serate alcoliche, sono temi e contesti di indiscussa responsabilità etica e sociale, non perché “cause” del problema, ma perché rappresentano alcune delle possibili forme in cui la manifestazione di un tale disagio può rendersi visibile e, fare, purtroppo, “moda” o “notizia”.

 

Fonte immagine: vikk007