Anoressia e bulimia in aumento nei bambini: esordi già a 8-10 anni

Anoressia e bulimia sono in costante aumento anche nei bambini. L’esordio di questi disturbi si manifesta sempre più spesso in fasce d’età prepuberali. È fondamentale riconoscere e intervenire precocemente fin dai primi segnali del disagio. Quali le cause del fenomeno?

Anoressia e bulimia in aumento nei bambini: esordi già a 8-10 anni

Anoressia e bulimia sarebbero in considerevole aumento specie nei bambini.

L’allarme è stato lanciato nel corso del 71°  Congresso della Società Italiana di Pediatria che ha dedicato un’apposita sezione a questo argomento. Si assiste a esordi sempre più precoci di queste patologie, in fasce d’età prepuberi e non più solo nel genere femminile.

Intervenire precocemente, prima che il disagio si manifesti, è fondamentale per prevenirne la cronicizzazione.

Perché questi disturbi sono in aumento? Quale ruolo giocano i mutamenti sociali del nostro tempo?

 

Anoressia e bulimia nei bambini: voler dimagrire a 9 anni

L’esordio sempre più precoce dei disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, è confermato anche da una Ricerca promossa del Ministero della Salute che ne rileva l’insorgenza già in bambini di 8 o 10 anni.

Si riscontrano, già in queste fasce d’età, non solo i comportamenti sintomatici tipici di questi disturbi (rifiuto del cibo/episodi di abbuffate incontrollate seguiti da condotte di eliminazione), ma anche le preoccupazioni e le ossessioni che caratterizzano tali fenomeni in età adolescenziali.

Parliamo di bambine con scarsa autostima, insoddisfatte del proprio corpo, desiderose di dimagrire e non di rado isolate socialmente. Importante riscontrare precocemente i segnali del disagio ai fini di interventi precoci che impediscano la cronicizzazione del problema e evitino pesanti ripercussioni sulla crescita e lo sviluppo.

Ma perché anoressia e bulimia sono in crescente aumento tanto da arrivare a manifestarsi anche in età apparentemente “insospettabili”? 

 

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Anoressia e bulimia nei bambini: ruoli sociali e genitoriali

Secondo Mara Selvini Palazzoli (Anoressia-bulimia: un’epidemia sociale. Lo schiacciante numero dei ruoli della donna contemporanea. In M. Andolfi (Ed.), Le parole dei maestri, Milano FrancoAngeli, 2013: pp. 227-236), il fatto che questi disturbi dagli anni ’60 ad oggi non siano affatto diminuiti, impone la necessità di fare una riflessione sul ruolo giocato dalle trasformazioni subite dalla società, dai mutamenti avvenuti negli assetti familiari e nei ruoli genitoriali e di genere.

Essere madri ed essere famiglie è profondamente diverso rispetto a 50 o 60 anni fa. Da un certo punto di vista la parità di genere e il massiccio ingresso delle donne nel mondo del lavoro ha portato a un cambiamento epocale irrinunciabile e indiscutibilmente positivo. Da un altro ha creato profondi mutamenti sociali e interpersonali dagli esisti non scontati.

Da un lato, essere madri implica oggi essere madri lavoratrici costringendo spesso le donne in una quotidiana corsa contro il tempo, che le porta ad meno presenti, soprattutto su un piano emotivo ed empatico.

Anche il rimaneggiamento dei ruoli di genere ha creato dei mutamenti dagli esisti ancora da comprendere. La partecipazione più egualitaria degli uomini alla vita familiare ha reso quasi intercambiabile il ruolo materno fra i due membri della coppia genitoriale rendendo però più sfumato e incerto il ruolo paterno e le funzioni psicologiche ad esso associate.

 

Anoressia e bulimia nei bambini: la cultura del narcisismo

Un secondo aspetto interconnesso col primo, secondo la Selvini Palazzoli, è quello più ampiamente sociale. Viviamo in quella che Christopher Lasch ha efficacemente definito La cultura del narcisismo (Bompiani, 1990), incentrata sull’individualismo e le infinite opportunità di autorealizzazione personale che rischia sempre di più di far perdere di vista i valori della collettività e il senso di appartenenza (e responsabilità) verso le generazioni passate e future.

Se mancano questi elementi, la famiglia e la genitorialità rischiano di imperniarsi più sulla realizzazione immediata dei bisogni individuali che sulla costruzione/trasmissione di un senso di reale appartenenza lasciando, alle nuove generazioni, un vuoto identitario che renderebbe ragione delle caratterizzazioni di stampo narcisistico che, sempre più spesso, assumono anoressia e bulimia nella nostra epoca (Andolfi, 2013).

 

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