Abuso di farmaci antidepressivi nella terza età

Uno studio ha recentemente diffuso i dati relativi all’uso, o piuttosto all’abuso, di farmaci antidepressivi negli Stati Uniti con rischi ed effetti collaterali non trascurabili specie in età avanzata. Un problema sanitario o piuttosto culturale?

Abuso di farmaci antidepressivi nella terza età

Sulla rivista scientifica Jama Psychiatry è stato recentemente pubblicato il report di uno studio sull’abuso di farmaci antidepressivi negli Stati Uniti: sembra che le prescrizioni di benzodiazepine siano l’intervento d’elezione per la depressione dell’anziano nonostante gli effetti collaterali che comportano.

L’abuso di farmaci antidepressivi non è comunque un problema solo made in Usa; la situazione in Italia non sembra molto diversa: quello farmacologico sembra essere l’intervento privilegiato e troppo spesso esclusivo per gli over 65, mentre l’anziano si ritrova marginalizzato e isolato in una società che insegue l’efficienza produttiva e la giovinezza ad ogni costo.

 

I farmaci antidepressivi non sono una panacea

I farmaci antidepressivi, come molte altre categorie di psicofarmaci inventati dalla medicina moderna, hanno senza dubbio il merito aver cambiato in meglio la vita di molte persone consentendo loro di accedere ad altre opportunità di cura e di vita sociale che erano prima loro precluse.

Detto questo, i farmaci antidepressivi non sono una panacea, come non lo è nessun rimedio di cura o di intervento che la scienza moderna abbia inventato per la salute mentale delle persone. Prescrivere indiscriminatamente antidepressivi per alleviare qualunque segno di disagio dia il paziente – a sé stesso o ai medici che non riescono a curarlo  - può rivelarsi dannoso sia per la salute del paziente stesso che per la spesa sanitaria là dove si corre il rischio di creare più problemi collaterali di quelli che si cerca di risolvere.

L’abuso di antidepressivi rappresenta un problema soprattutto per gli anziani, tanto negli Usa quanto nel nostro paese dove troppo spesso, stando ad alcune indagini, quello farmacologico è l’unico intervento attuato rischiando si produrre effetti-paradosso sulla salute fisica dei pazienti anziani e aumentando il livello di marginalizzazione e isolamento sociale di cui già soffrono.

 

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L’abuso di farmaci antidepressivi negli Stati Uniti

Alcuni ricercatori statunitensi hanno analizzato i dati relativi alle prescrizioni di farmaci antidepressivi negli Stati Uniti a partire dal 2008 studiandone il consumo per fasce di sesso e di età. I risultati dell’indagine evidenzierebbero un abuso di antidepressivi nella popolazione anziana, soprattutto nelle donne.

Benché gli antidepressivi siano psicofarmaci la cui assunzione va valutata attentamente anche per gli effetti collaterali che possono comportare, sembrerebbe che negli Usa vengano prescritti troppo alla leggera e spesso da parte di medici non psichiatri.

Questo abuso di farmaci antidepressivi risulterebbe spesso l’unico intervento per la depressione in età avanzata, nonostante gli effetti collaterali potenzialmente più gravi in questa fascia d’età.

Nel mirino sono più di tutto le benzodiazepine, una particolare categoria di antidepressivi in grado di provocare dipendenza, sintomi di astinenza e di interferire con le abilità cognitive e attentive del paziente.

 

L’abuso di farmaci antidepressivi in Italia

Un'altra indagine condotta in Italia mette in guardia anche il nostro paese dall’abuso di antidepressivi negli over 65. I dati sono quelli raccolti dall’Istituto Mario Negri e del Politecnico di Milano relativamente alle prescrizioni di farmaci antidepressivi a pazienti over 65 nelle Asl della Regione Lombardia dal 2000 al 2007.

In questo periodo la prescrizione di antidepressivi risulta essere raddoppiata entro un abuso generalizzato di farmaci che rischierebbe di creare negli anziani danni maggiori rispetto a quelli che si pretende di curare con un inutile aumento della spesa sanitaria.

 

L’anziano e il contesto psicosociale attuale

Oggi le persone che vivono la terza età e la vecchiaia si trovano ad attraversare una fase lunga della propria esistenza dove per lo più non sviluppano patologie acute che li mettano a rischio di vita, ma malattie croniche con cui devono imparare a convivere a lungo termine; si pensi a patologie come il diabete o le malattie cardio-vascolari.

Tutto questo significa modificare e di molto il proprio stile di vita e spesso ritrovarsi in un isolamento sociale che rappresenta uno dei fattori di rischio maggiori per la depressione nell’anziano là dove oggi i legami familiari e comunitari sono molto più lassi e discontinui di un tempo.

La depressione nell’anziano e la mancata compliance alle cure mediche possono rappresentare dunque due facce della stessa medaglia anziché due problemi distinti da risolvere con la pillola del momento. Nel contesto psicosociale attuale, infatti, l’anziano fatica a collocarsi, una volta uscito dal ciclo produttivo e lavorativo, rischiando di venire pericolosamente marginalizzato tanto dentro quanto fuori dagli ospedali.

 

I farmaci antidepressivi quando sono utili?

Gli antidepressivi sono allora inutili? Assolutamente no, ma la loro utilità a lungo termine per la salute mentale del paziente, specie se anziano, dipende dall’obiettivo con cui vengono impiegati.

Un antidepressivo opportunamente prescritto è quello che rende il paziente, magari in sinergia con altri tipi di interventi e progetti psicologici e riabilitativi, in grado di accedere a nuove opportunità di socializzazione intra ed extrafamilairi per riconnetterlo ad un tessuto sociale in cui trovi collocazione e un nuovo significato la sua esistenza profondamente mutata rispetto ad un tempo.

Se tutta questa parte del problema viene ignorata e si mette a tacere il disagio psicologico con un farmaco gli effetti possono paradossalmente peggiorare il problema.

Non sono pochi i pazienti anziani che provano vergogna a dover assumere antidepressivi, che non ne informano i familiari o, peggio, gli altri medici da cui sono seguiti per altre patologie mettendo a rischio la propria salute e operando una scissione psicologica fra i farmaci per la salute fisica e quelli per la salute mentale senza poter dare un senso a questi contesti di cura.

In una società che invecchia progressivamente sempre di più ma dove culturalmente imperano stereotipi di eterna giovinezza c’è bisogno invece di far posto agli anziani e di riconoscere loro il valore e il rispetto che merita la loro esperienza di vita.

 

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