La resilienza nel coaching: mi piego ma non mi spezzo

Nel coaching se ne parla già da molto tempo: si chiama resilienza ed è la capacità di far fronte ad eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita. Una virtù preziosa, che dipende sia dalle caratteristiche dell’individuo sia dal contesto sociale

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La resilienza nel coaching è un costrutto di indubbia rilevanza poiché racchiude comportamenti, pensieri, emozioni, valutazioni, atteggiamenti che possono essere appresi e sviluppati da ciascuno. In ingegneria si utilizza questo termine per indicare materiali che si piegano, si deformano, ma non si spezzano. Anche l’essere umano, quando è sottoposto ad uno stress eccessivo o ad un trauma, può spezzarsi, emotivamente e psicologicamente, ma non sempre accade. C’è chi resiste, si adatta e poi riprende a vivere. Per resilienza nel coaching si indica un processo dinamico di adattamento e di consapevolezza degli eventi negativi della vita. Rappresenta uno strumento di potenziamento individuale e di recupero sociale, perché sostiene che nulla, nel comportamento umano, è strettamente predeterminato, e che è possibile, in qualsiasi momento, fare leva sulla parte più sana di un individuo. In sostanza, sono la flessibilità e la capacità di adattarsi agli imprevisti che costituiscono la riserva a cui attingere in situazioni di stress.

 

George Bonanno, professore di psicologia alla Columbia University di New York, ha studiato il destino di familiari di vittime e sopravvissuti all’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 al World Trade Center per analizzare i meccanismi di lutto. Ha scoperto così che sono veramente pochi coloro che soffrono di vera e propria sindrome da stress post-traumatico, e che, in generale, le persone si adattano bene e spontaneamente anche alle perdite più gravi. Vi sono tre tipi di resilienza nel coaching: c’è quella congiunturale, vale a dire indotta da una crisi improvvisa e momentanea, come il lutto o una guerra; una che è sia congiunturale che strutturale, ossia compare all’improvviso ma poi persiste, come nel caso di chi resta paralizzato in seguito ad un incidente; infine vi è una forma di resilienza nel coaching solamente strutturale, legata a fattori congeniti (nascere con un handicap, per esempio) o a stress cronici (come un prolungato maltrattamento). Sviluppare la propria resilienza nel coaching non vuol dire diventare invincibili, vuol dire adattarsi al proprio lato oscuro e trasformarlo in una fonte di positività.

 

La resilienza nel coaching: il decalogo della flessibilità

La resilienza nel coaching può essere costruita e potenziata attraverso i dieci passi indicati dall’American Psychological Association:
1. Creare connessioni, ovvero legami con familiari ed amici: chi ha una rete sociale e affettiva di supporto, reagisce meglio alle avversità;
2. Evitare di guardare alle crisi come a problemi insormontabili: non si può impedire agli eventi stressanti di accadere, ma si può avere una visione diversa, ottimistica e più funzionale su di essi;
3. Accettare il cambiamento come parte dell’esistenza umana: alcuni obiettivi possono diventare irraggiungibili per le mutate condizioni ambientali, è dunque importante sapersi ridefinire di fronte al cambiamento inevitabile;
4. Andare avanti con i propri obiettivi, imparando a renderli realistici: fare ogni giorno la più piccola cosa che si è in grado di fare per avvicinarsi alla propria meta;
5. Prendere decisioni ed agire: sviluppare capacità di problem solving per affrontare lo stress, piuttosto che voltargli le spalle sperando che i guai scompaiano da soli;
6. Cercare opportunità di crescita: aiutarsi nelle avversità promuovendo la propria crescita personale anche nei momenti peggiori;
7. Nutrire l’autostima, in modo da fornire l’energia per andare avanti;
8. Mantenere gli eventi nella loro giusta prospettiva, in modo da ipotizzarne anche un’evoluzione sul lungo termine;
9. Avere uno sguardo speranzoso sul mondo, in modo da visualizzare l’esito felice della crisi invece della catastrofe.
10. Prendersi cura di se stessi; dedicare tempo a cose che si amano contribuisce a centrare gli obiettivi su di sé.


Fonte immagine: la_sonix