Ansia e insonnia: come sono collegate?

L’ansia è una delle cause più probabili dell’insonnia primaria e, insieme alla depressione, è una delle patologie più frequentemente associate ai disturbi del sonno. Molte scuole di pensiero psicologico hanno cercato di trovare una spiegazione e una terapia per migliorare il sonno, non ultima la scuola emotocognitiva

Ansia e insonnia: come sono collegate?

Ansia e insonnia sono due disturbi spesso compresenti: più precisamente un sonno disturbato può essere un sintomo di un disturbo d’ansia.

L’insonnia causa un ritardo nell’addormentamento o una serie di risvegli precoci; la forma più evidente di questa relazione si ha nell’ansia parafisiologica: non si prende sonno per la paura di non riuscire ad addormentarsi.

 

Ansia e insonnia: la radice comune

Ansia e insonnia compaiono insieme quando c’è alla base un comune problema psicologico. In questo caso la ruminazione mentale che è fomentata dall’ansia, impedisce di prendere sonno e il nervosismo mette in circolo altri pensieri negativi innescando una reazione a catena.

L’ansia amplifica la vigilanza determinando non solo un ritardo, ma anche un risposo notturno inadeguato e l’incapacità di compensare con dei sonnellini pomeridiani con ovvie conseguenze sul generale stato di salute psicofisico. I farmaci in questi casi, sono sconsigliati a causa dell’incapacità di trattare il problema alla radice creando dipendenza.

 

Ansia e insonnia: le cause possibili

Esistono vari tipi di insonnia, a seconda di come viene disturbato il meccanismo del sonno, in tutti i casi si può trattare di episodi sporadici o di una stato cronico.

Per quanto riguarda le cause, si distingue l’insonnia primaria da quella secondaria. L’insonnia primaria fa riferimento a un disturbo dalle cause sconosciute o poco chiare, e quindi difficilmente curabile. Molte teorie psicologiche si sono interessate a questo disturbo cercando di interpretarlo:

  • secondo la scuola comportamentista alla base dell’insonnia ci sarebbero stati d’ansia e depressione (che interferisce con il livello di profondità del sonno) che impediscono di abbandonarsi ad un rilassamento totale;
  • per la psicanalisi pensieri ed emozioni inconsce cercano di emergere durante il sonno e l’incapacità di addormentarsi sarebbe una forma di difesa verso questi contenuti;
  • la scuola psicosomatica si focalizza sul concetto di dipendenza e passività. L’insonne è una persona che vuole controllare tutto ed è incapace di momenti di abbandono.

L’insonnia secondaria è invece legata a una causa fisica che impedisce il riposo, come l’angina pectoris, lo scompenso cardiovascolare o l’apnea notturna.

 

La cura dell’insonnia primaria con la psicologia emotocognitiva

Un’altra scuola di pensiero che ha cercato di trovare una soluzione al problema dell’insonnia primaria, è la psicologia emotocognitiva, spesso usata per le fobie.

L’assunto di base è che il sonno è un’attività involontaria e il tentativo (disperato) di addormentarsi crea uno stato ulteriore di tensione dell’organismo che allontana dal fine sperato.

Esistono pensieri e comportamenti che possono aggravare il problema: lo psicologo emotocognitivo cerca di intervenire sul loop disfunzionale inibendo l’antagonismo tra sistema volontario e involontario.

 

Non una ma diversi tipi di insonnia: ecco le caratteristiche

 

 

Immagine | andrewrennie